giovedì 1 marzo 2012

Un colpo al cerchio ed uno in fronte


sono mancato per tre giorni ma questa casa è un mondo a se. Nulla è cambiato, tutto fila regolare. Sono quasi convinto che se non mi avessere visto uscire di casa con una valigia... no dai, non possono essere così stupidi.



La bisestilità del mese rende nervosi, evidentemente Francesca lo è ancor di più. È incazzata come un ufara pronta a staccare la testa a morsi a galline e pipistrelli innocenti. Non che me la sia trovata davanti ma a sentirla urlare nel telefono credo che sia meglio non incrociarla in giro.



In compenso si sono consumeti uan serie di siparietti comici con il nostro siculo intermittente, di nuovo apparso dopo una breve assenza. Ci siamo incontrati tre volte in cucina e per tre volte mi ha chiesto informazioni su dove era riposta la roba. A me! A quelloc he svuota i mobili in cerca di una padella. La cosa più divertente è che le trovavo pure.



Francesca continua ad urlare nel telefono. Da quel poco che ho capito domani se ne torna a Napoli per restarci. Le hanno cambiato il lavoro, la pagano solo ottocento euro, non vale più la pena. Dall'altro capo del telefono percepisco più che sentire il povero Marco, credo il fidanzato, avvitarsi per cercare di non rispondere alla perentoria domanda: “allora stiamo insieme anche se io sto a Napoli?!”.



Noi uomini abbiamo uno strano, e spesso antipatico, senso di solidarietà. Nel torto o nella ragione un poveretto che subisce quel tono inquisitorio ci fa pena. Deve essere un retaggio darwiniano, la paura di finire al posto dela vittima del momento.



Pigiama è uscita fuori, inizia il balletto di pentole e tegami come nella casa i Mago Merlino. Francesca va avanti e indietro tra cucina e camera sua alternando telefonate a riepiloghi della situazione a chiunque sia in cucina. Che siano interessati o no. E siamo tutti abbastanza saggi da interessarci.



Pigiama continua la sua guerra con i fornelli. Tutti e quattro occupati, sembra il laboratorio di un alchimista. Ogni tanto annuisce vigorosamente quando Francesca da enfasi ad una parola. Mani esperte svuotano padella in contenitori di plastica che successivamente finiscono nel frigo. È un ciclo perfetto è come vedere la crescita di un albero accellerata.

Vorrei dire che è lì che ho capito ma mentirei. Già tempo fa ho chiesto il perchè di tutto quel cucinare. A pensarci adesso è così semplice: ogni giorno si anticipa i pasti per il giorno dopo così che deve solo scaldarli nel micronde in seguito.



Ed io che sto ancora alle frittatine e al petto di pollo arrostito



dalla parete della mia stanza arrivano toni concilianti. Il poveraccio deve essere riuscito a trovare il testo giusto. Forse si dorme anche stanotte.



Epilogo



03:41 la vescica mi sveglia con fare prepotente. Apro la porta mentre bestemmio nella lingua degli assonnati. La luce della cucina mi trafigge gli occhi abituati alle tenebre. Solo in un secondo momento mi accorgo della figura seduta vicino al tavolo: Pigiama.

È curva su una ciotola di latte e cereali introno a lei la tavola è imbandita con una piccola tovaglia. Un piattino con 2 fette biscottate con la marmellata, due cucchiaini e una tazzina di caffè. Si gira e mi saluta sbrodolando qualche goccia di latte. Borbotto qualcosa, spero sia un saluto.

Mille domande mi saltano in testa.

La vescica mi strattone per un braccio urlando: “guarda che qui o in bagno per me è uguale!”



davanti a certi ultimatum l'uomo saggio sa cosa fare: segui il tuo cuore, o qualunque altro pezzo si senta di dire la sua

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