sono mancato per tre giorni ma questa
casa è un mondo a se. Nulla è cambiato, tutto fila regolare. Sono
quasi convinto che se non mi avessere visto uscire di casa con una
valigia... no dai, non possono essere così stupidi.
La bisestilità del mese rende nervosi,
evidentemente Francesca lo è ancor di più. È incazzata come un
ufara pronta a staccare la testa a morsi a galline e pipistrelli
innocenti. Non che me la sia trovata davanti ma a sentirla urlare nel
telefono credo che sia meglio non incrociarla in giro.
In compenso si sono consumeti uan serie
di siparietti comici con il nostro siculo intermittente, di nuovo
apparso dopo una breve assenza. Ci siamo incontrati tre volte in
cucina e per tre volte mi ha chiesto informazioni su dove era riposta
la roba. A me! A quelloc he svuota i mobili in cerca di una padella.
La cosa più divertente è che le trovavo pure.
Francesca continua ad urlare nel
telefono. Da quel poco che ho capito domani se ne torna a Napoli per
restarci. Le hanno cambiato il lavoro, la pagano solo ottocento euro,
non vale più la pena. Dall'altro capo del telefono percepisco più
che sentire il povero Marco, credo il fidanzato, avvitarsi per
cercare di non rispondere alla perentoria domanda: “allora stiamo
insieme anche se io sto a Napoli?!”.
Noi uomini abbiamo uno strano, e spesso
antipatico, senso di solidarietà. Nel torto o nella ragione un
poveretto che subisce quel tono inquisitorio ci fa pena. Deve essere
un retaggio darwiniano, la paura di finire al posto dela vittima del
momento.
Pigiama è uscita fuori, inizia il
balletto di pentole e tegami come nella casa i Mago Merlino.
Francesca va avanti e indietro tra cucina e camera sua alternando
telefonate a riepiloghi della situazione a chiunque sia in cucina.
Che siano interessati o no. E siamo tutti abbastanza saggi da
interessarci.
Pigiama continua la sua guerra con i
fornelli. Tutti e quattro occupati, sembra il laboratorio di un
alchimista. Ogni tanto annuisce vigorosamente quando Francesca da
enfasi ad una parola. Mani esperte svuotano padella in contenitori di
plastica che successivamente finiscono nel frigo. È un ciclo
perfetto è come vedere la crescita di un albero accellerata.
Vorrei dire che è lì che ho capito ma
mentirei. Già tempo fa ho chiesto il perchè di tutto quel cucinare.
A pensarci adesso è così semplice: ogni giorno si anticipa i pasti
per il giorno dopo così che deve solo scaldarli nel micronde in
seguito.
Ed io che sto ancora alle frittatine e
al petto di pollo arrostito
dalla parete della mia stanza arrivano
toni concilianti. Il poveraccio deve essere riuscito a trovare il
testo giusto. Forse si dorme anche stanotte.
Epilogo
03:41 la vescica mi sveglia con fare
prepotente. Apro la porta mentre bestemmio nella lingua degli
assonnati. La luce della cucina mi trafigge gli occhi abituati alle
tenebre. Solo in un secondo momento mi accorgo della figura seduta
vicino al tavolo: Pigiama.
È curva su una ciotola di latte e
cereali introno a lei la tavola è imbandita con una piccola
tovaglia. Un piattino con 2 fette biscottate con la marmellata, due
cucchiaini e una tazzina di caffè. Si gira e mi saluta sbrodolando
qualche goccia di latte. Borbotto qualcosa, spero sia un saluto.
Mille domande mi saltano in testa.
La vescica mi strattone per un braccio
urlando: “guarda che qui o in bagno per me è uguale!”
davanti a certi ultimatum l'uomo saggio
sa cosa fare: segui il tuo cuore, o qualunque altro pezzo si senta di
dire la sua
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