sabato 3 marzo 2012

Relativamente Reattivo


E' la vita che aiuta a sognare o sono i sogni che aiutano a vivere? Chiederebbe qualcuno pagato molto al di sopra della sua intelligenza. Io resterei impantanato dal fascino della domanda priva di ogni senso. Resterei lì immobile nella bonaccia delle infinite possibilità di risposta.

I sogni aiutano a vivere? Si, credo di si a meno che non lo fai ad occhi aperti mentre sei sulle strisce. In quel caso tendono a dare dell complicazioni. A volte la gente insegue un sogno ma, stranamente, più ci corre dietro più ingrassa. Mi viene in mente il parco di fronte casa su cui si sovrappone lo schermo del mio portatile.

C'è un fascino tutto speciele: il mondo fuori e tu perso nel tentativo di dar forma ai mondi nel tuo cervello. Ma la realtà a volte li batte sempre. Certe volte, nell'irrequietezza del sonno, quasi ci precipiti dentro mentre il tuo subconscio cerca di risolvere i dilemmi che non hai sbrigliato da sveglio: come pensano? Come parlano? Cosa fanno?

Quando l'ennesimo sonno delirante inizia sei come Alice nella tana del bianconiglio. Ma tu, persona pratica e disillusa, rimpiangi l'assenza di un M16. Hai sempre avuto paura del tuo subconscio e quando il teatrino notturno ricomincia rimpiangi di non aver continuato a fissare qualla riga del libro dove il tuo sguardo assonnato si incastra ogni volta.

Sogni demoni intenti in un rave party in casa tua, hai paura, sei schifato. Non perchè sono tra le mura della tua casa ancestrale intenti a bere, vomitare e sparare oscenità. Hai paura perchè nessuno di loro ti ha avvertito della festa.


Ti svegli sudato. Sono le due e mezza di notte. Scuoti un po' la testa come rappresaglia ll'inconscio e torni a dormire.


Questa volta stai picchiando a mani nude un orda di ninja in perizoma con le facce uguali a quelle del teatro giapponese. Il sangue schizza da tutte le parti, a litri, a fiumi. Scie di sangue lunghe come la Salerno-Reggio Calabria. Gli avversari non finiscono mai. Ne afferri uno per le caviglie ed inizi ad usarlo come un bastone per sfracellare crani e ossa.



Sei un altra volta sveglio. In una posizione che sfida la gravità a tirarti per terra. In quei primi secondi di totale rincoglionimento quasi ti senti in colpa. Ti giri e ti rigiri come la punta di un trapano mentre il tuo subconscio si accende come una radio su una playlist di vecchie canzoni. Sarebbe anche piacevole se non si bloccasse ogni tanto per chiederti come continua la canzone. Sono le quattro e pochi minuti. Pochi come il resto della spesa che hai fatto.

Quasi bestemmi ad alta voce. Domani devi svegliarti presto, è una mattinanata importante.

Queste cose non succedono mai quando puoi dormire fino alle sette di sera. Un angelo grato per non avergli fatto esplodere le orecchie ti suggerisce la posizione giusta. Funziona, senti la coscienza che lentamente cola via come nebbia umida. Umide gocce di rugiada iniziano a condensarsi sul tuo cervello. Lentamente cadono tra i neuroni come sudore dalla fronte di uno sportivo. In pochi attimi è pioggia e tu sai che devi alzarti a far pipì.

Sono le cinque e un quarto, la sveglia è alle otto. Hai quasi tre ore davanti. Forse ce la fai.

Per la terza volta precipiti ma stavolta non hai davvero idea di cosa succede immaggini sparse, non sempre piacevoli, che si accalcano sicure di essere dimenticate al risveglio.

Quando suona la sveglia capisci cosa provò Lazzaro quando Gesù decise di usarlo come testimonial del regno dei cieli. La tua ansia e il tuo senso della puntualità armati di manganelli si adoperano per scacciare strati e strati di paranoia lasciati dal sonno. Non capisci niente per dieci minuti buoni mentre valuti se sia il caso di rimettersi a dormire e chi se è visto se è visto.

L'intestino ti viene in soccorso pretendendo attenzioni e risoluzioni riguardo al sovraffollamento.


Scatti in piedi, barcolli, ma a costo di addormentarsi in metropolitana andrai dove devi andare. Anche se poi non capirai nulla per tutta la mattina, anche le cose che suonano positive.

No, questi sogni non aiutano a vivere.

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