lunedì 22 ottobre 2012

Correre


Bisogna correre. Con agilità e scioltezza di gambe. Come se la panza gonfia di birra non fosse un impedimento ma un vantaggio.

Bisogna essere veloci, anche se il casco in testa limita la visuale e impaccia i movimenti. Attraversare la notte col passo svelto di una verginella nel Bronx alle tre di notte. Sei un tipo speciale di maratoneta: per te il bang dello starter segna quasi sempre la fine della corsa.

Bisogna correre perchè se no non si mangia. Non ci si può fermare anche se si dice che a fermarsi c'è un pasto caldo ed una stanza asciutta.

Bisogna correre veloce. Più in fretta di chi insegue con comode scarpe di pelle e molto più di chi scappa con scomodi tacchi a spillo. Bisogna correre in fretta perchè la notte e oscura e si riempirà di terrori all'apparire di un lampeggiante azzurro. Sempre tesi, pronti a scattare come un gatto attaccato alla due e venti. Le gambe doloranti e i polmoni intasati di fumo sono l'unica cosa che separa da manganelli e bracciali di ferro dalla dubbia estetica. Non ci si può guardare indietro, non si può perdere di vista quel vicolo buio dove la salvezza aspetta su due ruote cromate.

Cacciatori e prede, guardie e ladri, fessi e furbi tutti sulla stessa pista a due a due in una staffetta infinita che non mostra mai il vincitore se non con un fotofinish di piombo.

Saresti più leggero se non avessi le tasche appesantite da panetti di fumo o le braccia impegnate a stringere una borsa che promette tesori urbani.

Corri veloce senza badare a quello che arriva dagli angoli della strada perché alle tue spalle c'è la brace e qualunque padella arrivi è buona per la fare la frittata. Ma per certe prelibatezze culinarie del popolo è necessario qualche uovo rotto, come le ossa che tra poco non reggeranno all'impatto dell'utilitaria che ti sta venendo addosso.

Il suono della frenata è così alieno. Un botto come un milione di persone che fanno il gesto dell'ombrello ad una vita grama. Un piccolo volo sulla strada, come a continuar la fuga. Poi lo stop.



Bisogna correre per restare vivi. Ignorando i lampi azzurri che affogano l'ambiente in un mare che non bagna. Ignorando il lamento degli angeli che latra sopra le teste. Ignorando il dolore e le curve troppo strette. Perchè se non si corre domani non si mangia e non si mangerà mai più. Perché se non si corre adesso domani non sarà più importante l'acido lattico accumulato nelle gambe. Bisogna correre anche se i legacci bloccano gambe e braccia e qualcuno altro sta cercando di distanziare il più antico degli inseguitori. Quello che alla lunga non perde mai.



Bisogna correre perché la notte è fredda e piena di terrori. Perché il buio è molto peggio del lampeggiare di qualsiasi sirena. Perché il palo è lontano e se non fai in fretta si prenderà tutto lui. Bisogna correre perché prima o poi, forse, sorgerà l'alba.

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