sabato 30 giugno 2012

Traditi e in fuga

Schiva i proiettili imprecando. La paratia di ferro lo mette al riparo mentre ricarica l'automatica. Quei bastardi sapevano che stava arrivando. Qualcuno all'agenzia non ha fatto il suo dovere. Oppure hanno deciso di farlo fuori.

Preme sull'auricolare in cerca di una frequenza libera ma riceva solo rumore statico. Se sono arrivati fino al centro comando è finita. Ora è solo. Si sporge dall'angolo sparando all'impazzata abbattendo almeno due agenti con colpi precisi in mezzo agli occhi.



Altrove quattro agenti si guardano con aria tesa mentre la Francese li fissa con aria di sfida e le mani alzate. Nella stanza sono sparsi scatoloni e valige piene di vestiti e strani aggeggi. È la prova che stava preparandosi a tagliare la corda. Lei li guarda beffarda sa che si aspettavano di sorprendere anche Lui ma non si fatto trovare. La partita con Lui si è spostata per le strade da pianificazione a pura improvvisazione e lui è un maestro ad improvvisare. Lei deve solo fare quello che le è stato detto: nella sua borsa due biglietti per Parigi volo delle 20:40 da prendere o da sola o in due. Le scatole le apparecchiature sono solo un diversivo. Lui ha con se le cose importanti. Lui sa già tutto.



Sta andando tutto a rotoli: il bersaglio è troppo coperto, il palazzo è pieno di pistole e di uomini che le sanno usare e lui è solo e con un volo da prendere. In questi casi c'è solo una cosa da fare: piano B e 'fanculo alla discrezione. È stato pagato per un lavoro e per dio lo porterà a termine. Spara un altro paio di colpi giusto per guadagnare tempo mentre tirava fuori la trasmittente. Si lanciò per le scale dell'edificio fino alla porta di sicurezza che da sul terrazzo di un palazzo vicino. Nello stesso istante in cui supera la porta preme il bottone.



-BIP-

-BOOOM-



la Francese continua a tenere le mani alzate ma gli agenti sanno che sta solo aspettando il momento propizio. E questo non tarda ad arrivare: una forte esplosione in lontananza. Un istante e la ragazza è su di loro: si sono fatti ingannare dal suo abbigliamento apparentemente scomodo e inadatto ma quando lei inizia a tirare calci è troppo tardi. Da chi sa dove estrae un coltello e lo lancia eliminando l'ultimo agente cosciente. Qualcuno ha cantato. La rete si sta stringendo in queste ore. Deve fare in fretta: prende la valigetta e il portatile si cambia rapidamente e scende di casa diretta all'aereoporto.



Giuseppe continua a correre senza badare al quinti piano del palazzo che si accartoccia tra le fiamme e senza minimamente badare a grida e feriti. Corre, deve fare in fretta, prima che mettano le mani sulla sua macchina. Se prendono i dati è finita.

Ma non li prendono. Gli agenti, per quanto bene addestrati devono badare prima alle vittime civili, lui no. Lui può salire in macchina e partire. Mentre guida controlla i documenti c'è tutto. Prende il telefono



riiing riiiing
-si?
-qualcuno ci ha venduto.
-si lo so. Hanno provato a fare irruzione anche qui
-dove sei adesso?
-sono su un taxi, resta tutto come programmato?
-è la cosa più sicura da fare, nessuno sa del viaggio
-perfetto, ci vediamo lì
clik!



Esco dalla mia stanza dopo 4 ore di musica e youtube coronate da ben quattro tavole sceneggiate. La casa è deserta e silenziosa. Giulia è andata dalla famiglia le casertane sono anche loro via. La stanza di Giuseppe e Stefanie è aperta. Tutto è vuoto, sul letto non ci sono lenzuola, non ci sono vestiti le cose dei due sono sparite dalla cucina.

Sono andati via.



Epilogo

sul volo dell'Easy Jet per Parigi il Killer e la Francese brindano con acqua minerale alla fuga riuscita. Lui però ha un espressione strana, è arrabbiato: qualcuno ha provato a fregarlo e non è una bella cosa. Qualcuno dovrà pagare.



Prossimamente:



The Siculo's Supremacy


venerdì 29 giugno 2012

non se ne può più



non è che vi ho abbandonato miei fedeli quattro lettori. Potrei inventarmi cose fantasmagoriche per giustificare la mia assenza. Potrei dire che sono impegnato in un progetto supersegreto con la Specrtra per la conquista di questo mondo e quell'altro o che finalmente è stata riconosciuta la mia immensa bravura e mi hanno preso come direttore della Marvel. Ma temo che non sarei credibile nemmeno se usassi scuse più qualunquiste e populiste del tipo:



ho travato un lavoro che mi faccio un mazzo così dall'alba al tramonto e mi danno due lire ma che magari quando le stesse si allinieranno nel modo giusto sincronizzandosi col ciclo della moglie del capo e l'andropausa dei miei superiori potrei avere l'onore di una promozione da scaricatore di scatoloni semplice a scaricatore esperto con un aumento in busta pari a due caffè netti al mese. Va che fortuna che tengo.



Oppure



ho trovato l'amore della mia vita! È bella alta, con la quarta di seno e il fisico da pin up intelligente, premurosa e fedele e non fa altro che ripetermi che fortuna che ho che lei ha visto del potenziale proprio in me e di quanto dovrei esserle grato che nell'arco di quarantottore ha già: devastato il mio guardaroba, disprezzato almeno tre volte ogni mio amico, fatto litigare con ogni mia amica senza speranza di recupero, presentato i suoi amici (compreso quello carissimo che ci prova), me li ha fatti stare simpatici e ha avuto mal di testa proprio all'inizio del più bello già tre volte.

Vorrei tanto scrivere ma l'amore puccipuccipù della mia vita mi ha fatto capire come sia tutta fuffa fine a se stessa e che mo ci pensa lei. Inoltre non avrei tempo per farlo perchè dobbiamo andare in quel locale così carino cariccio con tutti i suoi amici.



Oppure



è morta quella zia in America che non conosceva nessuno. Anche se non ne ho mai sentito parlare in vita mia ha avuto tutte le miei foto e mi ha seguito nella vita. Si era affezionata a tal punto a me da lasciarmi tutto in eredità sputando in faccia ai figli e i nipoti. Sono stato così occupato a gestire l'immenso patrimonio che non ho potuto più scrivere nulla occupato com'ero a nuotare nella mia piscina di cocaina circondato da fotomodelle e servito e riverito da un battaglione di cameriere che manco Arcore. Ho uno stereo con qualità della musica talmente alta che dentro c'è un rapper.



Oppure



no no, basta scuse! La verità è che fa troppo caldo. Sbrodolo dalle ascelle anche solo a muovere le dita sulla tastiera mentre cerco telefilm su google immaginate cosa è successo a scrivere queste quattro righe.

Fa caldo. Fa troppo caldo, non ce la faccio più. Fa talmente caldo che credo si stai surriscaldando il ventilatore.

E dicono che aumenterà! Come può aumentare ancora un caldo del genere? Si ok si er parlato di fine del mondo ma mi aspettavo una cosa più rapida ed indonolore.

giovedì 21 giugno 2012

Sipario e applausi


È ufficialmente finita. Credo sia la prima volta il 28 anni di vita che mi dispiaccio della fine di un qualcosa che ti fa studiare. Non ditelo a nessuno ma quasi quasi mi vien da piangere, se avessi i condotti lacrimali.

Sei mesi di corso a rincorrere una cosa che risultava chiaramente una puttanata che si chiudono. Il bilancio della bilancia psicosomatica e intellettuale pesa tutta dalla parte giusta e forse è per questo che riesco ad essere sentimentale anche senza bere. È una cosa risaputa: le mie capacità di oratore sono inversamente proporzionali a quelle di “scrittore”. Per cui il silenzio e le chiacchiere vuote di ieri si possono riempire solo con tante piccole lettere su un foglio bianco. In ordine sparso perchè non so ragionare per tappe fisse.



È iniziato tutto con un colpo di testa, di quelli che ti fanno pentire la mattina dopo, licenziarsi e tentare. “dove sta scritto che non posso fare una cosa che mi piace “ era il motto del periodo. Sono passati poi alcuni mesi in cui è venuta meno la convinzione. Si è rifatta viva la vecchia amica Ansia. Un alluvione a Roma alla vigilia della partenza, tre mesi da pendolare e poi il trasloco.



Mi aspettavo di tutto da questo corso tranne quello che ho visto: mi aspettavo un gruppo di nerd brufolosi, mi aspettavo ogni genere di pacco, un professore che si metteva lì a parlare per ore, mi aspettavo di non capirci un cazzo.

Non è andata assolutamente così. I nerd brufolosi sono stati sostituiti da sette persone preziose ognuna per le proprie personalissime paranoie e i propri personalissimi pregi. Persino fissare negli occhi l'abisso è risultato istruttivo. Il professore non credo sia definibile, mai visto nulla del genere. Pareva sempre che si cianciasse d'aria fritta e a volte che non c'era poi tutta sto genio di fare qualcosa. Però alla fine ogni “chiacchiera inutile” aveva un suo senso ed un suo perchè.



Non sono mai stato una persona espansiva, anzi timido fino all'inverosimile chiuso in me stesso indifferente al tutto e a tutti. Il semplice fatto che molta gente potrebbe rispondere a quest'affermazione con un “cazzo stai a dì” è al prova che qualcosa è cambiato e che tutto questo è servito a qualcosa di più.



30 e lode. Ed io non ci credo. Non per finta modestia o cagate simili. Proprio non è ancora arriva la notizia al cervello. Non significa nulla. Domani mattina Bonelli, Marvel e DC non faranno a gara a chi mi prende prima a lavorare. I soldi sul conto sono comunque finiti, il lavoro continua a non esserci e delle donne manco a parlarne.

Ma in fondo chi se ne frega. Comincia adesso. Ma comincia bene.



RINGRAZIAMENTI

non è la notte degli oscar ma sono convinto che questi mesi mi hanno cambiato la vita per molti aspetti e se una cosa merita di essere festeggiata con una birra meritano anche di essere ringraziate le persone che l'anno resa possibile.



ad Aurora: tu sai com'è, tu sai perchè, tu sai dove.

a Emanuele per aver aperto la strada senza saperlo

a Luca mai visto uno che ci ha creduto tanto

al resto degli scoppiati: tutte quelle canne e quelle cazzate sono servite a qualcosa.

A mamma e papà per averci un po' creduto un po' no ma senza darlo a vedere.

A Michele e al resto della truppa che mi hanno aiutato a fare il salto

a Zia Lucia perchè non ti arrendi tu non ho nessun diritto di farlo io

Nikitas: uno dei pochi che mi stava a sentire quando deliravo di fumetti

al resto della classe che non solo mi ha sopportato ma mi ha anche fatto vedere come sia facile essere una persona normale.

Al Lurido per avermi fatto vedere come anche i più insulsi ce la fanno.

Ai Faq tales per la fiducia (ovviamente mal riposta)

a Greta che ci ha sempre fatto vedere come funziona la testa di un genio vero

a Lorenzo no perchè è un professore

a tutti gli altri che mo non mi vengono in mente ma che se lo meritano.



Ma soprattutto grazie a voi che non ci avete creduto nemmeno per un attimo e che vi siete preoccupati di dirmelo in faccia. Grazie a tutti quelli che soffocavano una risatella o mi guardavano straniti. Grazie anche a Carmen ed al suo Conad di merda che mi ha dato i soldi della liquidazione guardandomi come un pazzo quando sono andato via.

Per certi versi doveva andare bene solo per togliermi lo sfizio di contraddirvi.

sabato 16 giugno 2012

l'ultimo

Cenere tossica. Le bombe sono cadute, lo spostamento d'aria ha spazzato via muri e calcinacci. Persone sono diventate vapore case rovine. Il grigiore è tutto quello che è rimasto. Il grigiore ed io.

Siamo rimasti sono noi ad un passo dalla fine. La guerra ha spazzato via ogni cosa. Da qualche parte oltre le nubi di cenere dovrebbe esserci ciò che resta del castello. La strada si confonde in lontananza.



Eravamo tanti, eravamo pronti a tutto. Sapevamo quello che stava arrivando. Eravamo convinti di cambiare il mondo di tenerlo per il bavero urlandogli in faccia i suoi errori. Sapevamo cosa sarebbe successo ma non siamo stati la causa più di quanto una farfalla non sia causa di un uragano. La nostra unica colpa è stata pensare di poter resistere a quello che stava arrivando.



Eravamo tanti ognuno con i suoi pregi e i suoi difetti. Le loro qualità incredibili e i loro caratteri impossibili. C'era chi conosceva a menadito la tattica chi era esperto di armi e chi di comunicazioni. C'erano le brave spie e i fortunati bastardi. Gli eroi e i pavidi. C'era chi aveva buttato via tutto e chi non aveva nulla da perdere.



Per me erano tutti preziosi, tutti nobili ed irraggiungibili rispetto alla mia andatura insicura alle mie paure, le mie ansie. Voi avete esplorato ogni angolo del mondo. Avete visto e avete imparato mentre io restavo qui ad aspettare solo per sentire le vostre gesta.



Abbiamo sfidato il mondo e abbiamo perso. Tutti hanno perso: noi loro e chiunque era nel mezzo mentre le bombe si aprivano la strada tra amori e ideali fino ad appiattire ogni cosa in questo sconfinato grigio popolato da gatti neri e topi bicefali. Non avete esitato un istante. Vi sieste lanciati all'assalto come l'ultimo centometrista all'imbocco della curva decisiva. Non vi è importato nulla di cosa c'era dall'altra parte. Era giusto correre e avete corso.



Io ho esitato, non sono un eroe, non sono un santo. Le folle non mi hanno mai acclamato. Ho sempre vissuto nella vostra ombra. Dietro le vostre gesta. Il mio ricordo più chiaro sono le vostre spalle. Ora non ci siete più: vincitori e vinti tutti spazzati via. Forse da qualche parte qualcuno sta cercando di rimettere insieme i pezzi del mondo. Nuovi eroi e nuovi malvagi si alzeranno in piedi al momento giusto.



Sono sempre stato un inetto. Sono l'uomo del quasi: quasi amato, quasi eroe, quasi santo e quasi fiero. Al confronto con voi ero solo uno dei tanti che ascoltava a bocca aperta le vostre gesta. Ora quelle storie sono l'ultima cosa rimasta di voi. Mi dispiace non lo meritate ma non c'è nessun altro che possa raccontare.



Il codardo, il vigliacco, lo smidollato. L'ultimo rimasto in piedi racconterà la storia. E farà di voi i vincitori.

mercoledì 13 giugno 2012

le Sette Arti Segrete


dura da troppi giorni, settimane, quasi un mese. Un mese intero. Le mie scorte di calzini i miei panni e tutto il resto sono erano assolutamente preparati a quello che stava per succedere e che, inevitabilmente, è successo.

Non è che non so fare gli antichi mestieri di casa. Si magari non conosco tutte le tecniche segrete della Via delle Sette Arti della Massaia di Hokuto ma in teoria so cucinarmi un pasto, so lavarmi una maglia e agitare la scopa in modo tale che la polvere si sposti fuori vista. Si può obiettare che tali competenze non rientrano nemmeno nell'apprendistato delle Arti Segrete ma sono più che convinto che permettano di sopravvivere agilmente alla solitaria vita del fuorisede.



Almeno se non sei pigro come un laureando ma stiamo chiaramente divagando, o centrando troppo il punto. Fatto sta che erano giorni che avevo realizzato la tremenda penuria di panni puliti nei miei miseri cassetti. Col trascorrerei dei giorni e la maturazione della consapevolezza che non si sarebbero lavati da soli è arrivata un altra novità.



L'affitto. Quello spilungone odioso è venuto a reclamare quanto gli “spetta” mandando in crisi ancora maggiore il mio sistema economico. In realtà però le poche chiacchiere con il nobile padrone di casa mi hanno rivelato abbastanza informazioni quasi da valere i trecento e rotti euri di fitto.



Di questi tempi mi aggiravo per casa senza sentire un fiato. Pigiama è sparita da due giorni, il Killer è in missione e la Francese esce tutte le sere ritirandosi mezza brilla a ore improbabili. Delle altre mistero. Ma è proprio l'infame padrone di casa a svelarmi l'arcano: a fine giugno sia Pigiama che Killer e consorte pare levino le tende. Le altre due genie pare siano in cerca di un altra stanza e Claudia è già andata via da un po' lasciandoci in eredità un balcone libero e la pace nel cuore. Prevedo tempi tristi per i racconti della casa degli spettri.



L'infido padrone si congeda con frasi sibilline del tipo: “poi vediamo...” vediamo che? Ma non è importante adesso, i calzini sono finiti, le maglie pure recitando il mantra segreto della Lavandaia di Nanto carico la lavatrice, metto il detersivo, chiudo il tutto e mormoro una preghiera ad supremo dio Weerpool per avere un bucato pulito e profumato.



Premo START. Niente. La spina c'è, il tubo pure, il contatore mi fa sapere che per lui è tutto ok. Intanto dal cassettino il dixan cola sui panni convinto che vada tutto bene.



Il dio Weerpool non ha evidentemente apprezzato le mie invocazioni. Ma soprattutto è il caso di tornare in patria per un ripasso delle Sette Arti.

martedì 12 giugno 2012

Un Libro Molto Bello


non entrerò nei dettagli di come il Libro Molto Bello è finito nelle mie mani. Basti dire che mi è stato prestato dalla stessa persona che lo ha scritto. Non vi dirò di chi si tratta, anche qui dovrete accontentarvi di sapere che per il lavoro che fa ci sarebbe da aspettarsi che sia abile a mettere in fila parole in modo da formare cose piacevoli e stimolanti per la fantasia.



Il Libro Molto Bello ha un centinaio di pagine. Vorrebbe essere comico ma non fa ridere. La storia si dipana dalle stesse labbra della protagonista, che vorresti strozzare dopo pagina due, che ci racconta della sua vita amorosa e delle sue bislacche situazioni sentimentali come se fosse una dodicenne scema. Forse la cosa mirava a far simpatia in nome della comicità ma come ho già detto non fa ridere.



Nel Libro Molto Bello ogni personaggio ha una sua funzione, la sua bidimensionalità che ti conferma la falsità di ogni loro atteggiamento: la protagonista è una demente isterica i suoi amici delle macchiette bidimensionali, il resto dei comprimari spalle per i dialoghi della nostra eroina senza un briciolo di originalità. Per darvi un idea: c'è un personaggio che è un ragazzino ultracomunista che dice solo frasi ad effetto (praticamente la versione di sinistra e che non fa ridere di Vicki di Casapound della Guzzanti). Non consideriamo l'interessantissimo background del personaggio: di buona famiglia, padre fascio, madre bezzoca, lui comunistissimo.



Le trovate narrative del Libro Molto Bello sono talmente ben nascoste da risultare invisibili, probabilmente perchè le cose succedo perchè devono succedere. Non c'è logica, credibilità o anche semplice flusso temporale che tenga. Al posto di inseguire la moda dell innovazione e della fantasia il Libro Molto Bello batte percorsi già consolidati e ripetuti mille e mille volte in modo tale da non infastidire il lettore con quelle fastidiose sorprese.



Nel Libro Molto Bello si parla di omosessualità. L'odiosa eroina ci affligge per un intero capitolo sul perchè sia lesbica. E in seguito ci informa che ha deciso di diventare etero dopo una delusione d'amore. Non ho intenzione di entrare nel merito della faccenda ma per come è raccontata la cosa i gusti sessuali si scelgono come si sceglie di essere punkabbestia o fighetti. Con la protagonista che racconta la sua storia si sarebbero potute mettere in ballo discorsi più interessanti (e divertenti). Ad esempio invece di far spiegare alla protagonista il perchè della sua omosessualità farle dire un sano “ma che cazzo ne so” seguito magari da un “ma perchè a voi etero nessuno chiede mai perchè vi piace il sesso opposto?” e sviluppare quel discorso. Ma tant'è.



Ho il Libro Molto Bello da quasi una settimana e sono arrivato a pagina quarantuno. Chi mi conosce sa che nello stesso tempo di solito leggo almeno una trilogia di Pratchett. Ora i dubbi mi assalgono: non ho capito un cazzo di come si scrive? Magari tutta sta merda nasconde un colpaccio di stile finale che fa quadrare tutto? In fondo l'hanno reputato degno di essere pubblicato. Magari sono io che non capisco.



Ma soprattutto con che faccia lo restituirò al legittimo proprietario. E come risponderò alla fatidica domanda: “ti è piaciuto?”



credo che scapperò via urlando.


lunedì 11 giugno 2012

L'arte della Guerra

Uno tra i miei primi ricordi mi vede seduto davanti allo stereo di famiglia a fissare ammirato il nastro della cassetta di Bennato che girava. Quelle storie di pirati furono il primo Lego di un qualcosa che all'epoca credevo sarebbe andato avanti per sempre.

Eravamo dei piccoli monsoni. Le nostre mamme ci trattenevano a stento fino alle quattro di pomeriggio prima di capitolare per lasciarci scendere giù al parco.

Era una guerra, una guerra feroce tra le due fazioni primigenie dell'umanità: maschi e femmine. Quando ancora quelle parole significavano solo una diversificazione più che sufficente per giustificare la guerra. Bennato ci aveva reso involontariamente pirati, Ken shiro ci mostrò il valore della lotta e, successivamente, lo Hobbit ci insegnò l'epica.

La guerra si combatteva con bastoni di legno agirtati a mo di spade. In seguito una delle ragazze, Stefania, inventò l'artiglieria: lanciando grossi cocci di cermaica e sassi a chiunque si avvicinasse alla sua aiuola. Amico o nemico. Onestamente mi chiedo come abbiamo fatto a non morire nei modi più atroci e stupidi in quegli anni. Quando il caldo si faceva insopportabile la guerra si fermava in attesa di tempi migliori e per tenerci occupati allestivamo le nostre personalissime olimpiadi.

Quando iniziavano i giochi il raschiare delle ginocchia sbucciate diventava la colonna sonora del parco. Chi fa prima tre giri del parco di corsa. Dopo il primo giro io e Manuele, parecchio rotondetti, ci appostavamo per aggredire gli altri corridori. Ancora oggi Aurora e Luca litigano su chi arrivasse primo. Ci credevamo invulnerabili o qualcosa del genere. E forse lo eravamo. Francesco tentò una sua personalissima versione del giro della morte in bici rimediando un cocente fallimento e 24 punti dietro la testa. Io mi spezzai due denti in uno degli esperimenti di fisica elementare che eravamo soliti fare. In uno stesso esperimento Roberto guidò la sua bici diritta come un missile in una ringhiera sono per dimostrare che se leghi due bici con uno spago se la prima gira l'altra curva a sua volta.
Da guerrieri passammo a scenziati ci si chiedeva se una tal cosa era possibile e dopo pochi minuti di discussione la si metteva in pratica. Ancora oggi non posso guardare il muro che da sul vallone, trenta metri più giù senza pensare ad Aurora che quasi vola di sotto dopo un “incidente di percorso”. La stessa ringhiera che sfracellò la faccia di Roberto bloccò le sue caviglie un attimo prima del volo.
Quando ci facemmo più grandi scoprimmo cose strane. Le femmine non facevano più così schifo come prima ed anzi, eravamo gelosi delle nostre nemiche. Quando il giovane Cristiano ed i suoi capelli biondi alla Nino d'Angelo fece strage di cuori durante la via crucis io e Manuele procedemmo al una rappresaglia a base di big babool. Quando le nostre madri ci permisero di nuovo di uscire la sua testa rasata di disse che ne era valsa la pena.

Da qualche parte ho ancora le cinquemila lire che Francesco ci pagò per il possesso dell'aiuola più grande solo per vedersela poi conquistata il mattino seguente.
Eravamo stupidi ma all'epoca il mondo non ci toccava minimamente. I fatti di Chernobyl per noi erano solo una scusa delle nostre madri per tenerci in casa. Ma tutto finisce.
Forse finì quel pomeriggio in cui io e Manuele armati di bomber nero lucido e di centomilalire trovate per terra venimmo rapinati nelle viscere di Vico Paradiso dopo una serie di giocate totalmente prive di furbizia.
Ma forse finì poco prima. Quando, come veterani del vietnam, ci rendemmo conto che il nemico in fondo in fondo ci piaceva. Forse finì col fidanzamento più breve della storia nato dalla dichiarazione più semplice, e parecchio ridicola, mai proferita.
O forse finì molti anni dopo quando quasi maggiorenni giocavamo ancora a pallone vicino al cancello prima di uscire il sabato sera. Aurora con tacchi e gonna che non si tirava indietro da un tiro a porta e Luca abile come al solito a crossare i palloni giù nel vallone. Ce ne accorgemmo solo dopo che qualcosa di alieno era subentrato. La malattia, la morte, un monito di qualcuno a ricordarci che le cose belle finiscono.
Noi non potevamo farci nulla, se non godercele

lunedì 4 giugno 2012

parole a caso di gente che beve troppo


Sotto sotto l'ho sempre saputo. Non credo fosse per caso che da piccolo proprio a me toccasse inventare tutta la mitologia dietro ai nostri giochi di guerra con mazze e sassi (quando ancora le femmine erano dei bambini con un pezzo mancante). Un altra piccola conferma arrivava con i giochi di ruolo e col fatto che non solo mi toccasse ma mi piacesse pure imbastire le storie e metter su i casini.



In seguito scoprii i libri fantasy e la fu amore. Il primo e vero, mi dispiace Carmen, ma da lì credo che sotto sotto il cervello avesse esultato: “ecco bravo questa roba devi fa!” ovviamente non colsi il suggerimento. Mi sono fatto abilmente ingannare dal cugino grande. Quello che faceva il chimico e che, nella mia mente, mischiava liquidi brillanti per produrre chi sa quali meraviglie con spettacolari esplosioni di contorno.



Ovviamente quando mi iscrissi a chimica alle superiori quest'immagine mitica svanì in fumo ma rimasi speranzoso che prima o poi i liquidi brillanti e le esplosioni sarebbero arrivate. Magari al quinto anno. Non arrivarono mai (tranne per quella volta che prese fuoco il laboratorio). Ma all'epoca la scuola e tutte quelle complicate cose da imparare mi interessavano poco e niente. Era molto ma molto più interessante fare il rivoluzionario e per questo ho perso tre anni ad appiccicarmi con l'intero corpo docenti.



I miei voti sono sempre stati una schedina. Al punto che alla mia seconda maturità esordì dicendo: “promuovetemi e vi giuro che non farò mai nessun lavoro che abbia a che fare con la chimica”. Forse ci hanno creduto e mi hanno finalmente lasciato passare con dei voti tremendi in tutte le materie. Ma non italiano e storia. Non che abbia mai aperto un libro in tutto l'arco delle superiori ma in quelle due materie avevo sempre voti assurdi. In storia ho collezionato almeno due o tre 10 pieni. La inventavo di sana pianta cercando di seguire il filo logico e i naturali sviluppi del momento partendo da quello che sentivo in classe mentre scrivevo le avventure di D&d sotto al banco. Non so ancora come ma ci prendevo sempre.



Dopo questo cupo periodo decisi che magari potevo fare qualcosa che aveva a che fare con le parole. Il giornalista dissi. Ovviamente mi mancava ogni tipo di preparazione per il mondo universitario e alcuni esami davvero ridicoli che sostenni mi dimostrarono come il metodo di studio “a fantasia” non fosse assolutamente funzionale.



In quel periodo specifico (la bonanima di otto anni fa) ero convinto che qualunque mestiere basato sulle parole si raggiungesse solo per scienza infusa e visto e considerato che nessuno era venuto a bussare alla mia porta per trascinarmi nel popolo eletto io non dovevo esserne in possesso. Ma i racconti piacevano a chi li leggeva. La gente mi andava trovando piccole storielle e anche i precedenti tentativi di blog funzionavano abbastanza bene. Non che nessuno mi pagasse anzi ero troppo fesso per poter anche solo pensare di spedire qualcosa da qualche parte.



Dopo due anni di salumeria, dopo un anno ad abbattere alberi a Ferrara, dopo insistenti consigli di amici e zie benevole che si ostinavano a battere la testa su sto coccio insicuro che è il mio cervello ed ecco che arriva il corso. E almeno qualcosa lo sto capendo.



Mi stavo fomentando troppo: “ecco il maestro indiscusso della saggezza e della scrittura cosmica” ed altre fesserie così. Per fortuna la sveglia è arrivata prima che questi pensieri uscissero perfettamente formati dalla testa. “S'adda strurjà per fa bene e' fatiche importanti” diceva il nonno. Mo, grazie alla gentile collaborazione di nuove illustri menti ( e di un notevole colpo di culo) per la prima volta aprirò davvero dei libri per capire come si fa quello che voglio fa.



E se magari, nel frattempo, qualcuno mi paga pure per la roba uscita fin ora io di sicuro non mi lamento

domenica 3 giugno 2012

Sfattanza


sono due notti che non dormo. Altrettante mattina che mi “sveglio presto” e mi ammazzo di fatica. Quella fisica che col caldo e col sole, entrambe cose presenti costantemente negli ultimi giorni, ti fanno sperare di cadere a terra morto e smettere di soffrire.



Capisco che un blog dove leggi le disgrazie dell'autore non è poi così interessante ma devo dire che la mancanza di sonno e la stanchezza cronica hanno anche un loro fascino clinico che meriterebbe un approfondimento scientifico (che credo anche ci sia).



Vivi in un mondo a parte, i suoi sono attutiti i ragionamenti lenti e ogni volta che chiudi gli occhi senti un sollievo inenarrabile che si diffonde nel corpo. I processi mentali rallentano, neurono sbattono contro altri neuroni dimenticandosi i messaggi che trasmettevano. Ogni tanto hai un paio di minuti di black out in cui non capisci veramente cosa avviene intorno a te.


Una situazione che ti lascia con sole due scelte: soccombere o gridare “questa è spartaaaa!” e continuare ad agire fingendo che va tutto bene, con gli ovvi rischi che ciò comporta. Puoi dire ad alta voce cose che sei convinto di stare solo pensando. Creando poi notevoli incidenti internazionali. Puoi pensare cose che volevi dire ma che poi ti passano di mente, cose fondamentali come il senso della vita o chi ti deve dare ancora i soldi che hai anticipato.



Sarebbe facile dare la colpa ad uno stile di vita sregolato ed allo stress crescente che si accompagna alla fine del corso. Come se andare a dormire tutte le sere alle 2 con l'ansia per i soldi che stanno finendo potesse togliermi il sonno. No, la colpa vera è della stramaledetta zanzara che si è infiltrata nella stanza mimetizzandosi con le macchie scure sul muro per non farsi uccidere.



È il rambo delle zanzare, attacca e poi sparisce nella giungla di ombre delle pareti per poi ricolpire nuovamente. Schiva ciabatte e magliette arrotolate con al stessa rapidità solo per poi scomparire e tornare a colpire finchè non sei troppo esausto per darle retta. Ma improvvisamente ti passa il sonno. Inizia a far male l'ancor più stramaledetto dente del giudizio. Hai caldo, poi hai freddo ti scopri e ti riscopri, ti giri e ti rigiri. Poi pensi. E pensare è la peggio cosa.



Guardi l'orologio. Le cinque e mezza e ricordi delle promesse fatte e degli impegni presi la mattina dopo. La mattina dopo presto, praticamente tra un paio d'ore. E allora ti alzi consapevole che tanto è uno sforzo inutile quello di restare a letto con gli occhi chiusi ma perfettamente sveglio.



E poi tutto mi chiedono come mai arrivo sempre in anticipo ultimamente.

Di questo passo arriverò in anticipo anche nella tomba.