Sotto sotto l'ho sempre saputo. Non
credo fosse per caso che da piccolo proprio a me toccasse inventare
tutta la mitologia dietro ai nostri giochi di guerra con mazze e
sassi (quando ancora le femmine erano dei bambini con un pezzo
mancante). Un altra piccola conferma arrivava con i giochi di ruolo e
col fatto che non solo mi toccasse ma mi piacesse pure imbastire le
storie e metter su i casini.
In seguito scoprii i libri fantasy e la
fu amore. Il primo e vero, mi dispiace Carmen, ma da lì credo che
sotto sotto il cervello avesse esultato: “ecco bravo questa roba
devi fa!” ovviamente non colsi il suggerimento. Mi sono fatto
abilmente ingannare dal cugino grande. Quello che faceva il chimico e
che, nella mia mente, mischiava liquidi brillanti per produrre chi sa
quali meraviglie con spettacolari esplosioni di contorno.
Ovviamente quando mi iscrissi a chimica
alle superiori quest'immagine mitica svanì in fumo ma rimasi
speranzoso che prima o poi i liquidi brillanti e le esplosioni
sarebbero arrivate. Magari al quinto anno. Non arrivarono mai (tranne
per quella volta che prese fuoco il laboratorio). Ma all'epoca la
scuola e tutte quelle complicate cose da imparare mi interessavano
poco e niente. Era molto ma molto più interessante fare il
rivoluzionario e per questo ho perso tre anni ad appiccicarmi con
l'intero corpo docenti.
I miei voti sono sempre stati una
schedina. Al punto che alla mia seconda maturità esordì dicendo:
“promuovetemi e vi giuro che non farò mai nessun lavoro che abbia
a che fare con la chimica”. Forse ci hanno creduto e mi hanno
finalmente lasciato passare con dei voti tremendi in tutte le
materie. Ma non italiano e storia. Non che abbia mai aperto un libro
in tutto l'arco delle superiori ma in quelle due materie avevo sempre
voti assurdi. In storia ho collezionato almeno due o tre 10 pieni. La
inventavo di sana pianta cercando di seguire il filo logico e i
naturali sviluppi del momento partendo da quello che sentivo in
classe mentre scrivevo le avventure di D&d sotto al banco. Non so
ancora come ma ci prendevo sempre.
Dopo questo cupo periodo decisi che
magari potevo fare qualcosa che aveva a che fare con le parole. Il
giornalista dissi. Ovviamente mi mancava ogni tipo di preparazione
per il mondo universitario e alcuni esami davvero ridicoli che
sostenni mi dimostrarono come il metodo di studio “a fantasia”
non fosse assolutamente funzionale.
In quel periodo specifico (la bonanima
di otto anni fa) ero convinto che qualunque mestiere basato sulle
parole si raggiungesse solo per scienza infusa e visto e considerato
che nessuno era venuto a bussare alla mia porta per trascinarmi nel
popolo eletto io non dovevo esserne in possesso. Ma i racconti
piacevano a chi li leggeva. La gente mi andava trovando piccole
storielle e anche i precedenti tentativi di blog funzionavano
abbastanza bene. Non che nessuno mi pagasse anzi ero troppo fesso per
poter anche solo pensare di spedire qualcosa da qualche parte.
Dopo due anni di salumeria, dopo un
anno ad abbattere alberi a Ferrara, dopo insistenti consigli di
amici e zie benevole che si ostinavano a battere la testa su sto
coccio insicuro che è il mio cervello ed ecco che arriva il corso.
E almeno qualcosa lo sto capendo.
Mi stavo fomentando troppo: “ecco il
maestro indiscusso della saggezza e della scrittura cosmica” ed
altre fesserie così. Per fortuna la sveglia è arrivata prima che
questi pensieri uscissero perfettamente formati dalla testa. “S'adda
strurjà per fa bene e' fatiche importanti” diceva il nonno. Mo,
grazie alla gentile collaborazione di nuove illustri menti ( e di un
notevole colpo di culo) per la prima volta aprirò davvero dei libri
per capire come si fa quello che voglio fa.
E se magari, nel frattempo, qualcuno mi
paga pure per la roba uscita fin ora io di sicuro non mi lamento
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