lunedì 4 giugno 2012

parole a caso di gente che beve troppo


Sotto sotto l'ho sempre saputo. Non credo fosse per caso che da piccolo proprio a me toccasse inventare tutta la mitologia dietro ai nostri giochi di guerra con mazze e sassi (quando ancora le femmine erano dei bambini con un pezzo mancante). Un altra piccola conferma arrivava con i giochi di ruolo e col fatto che non solo mi toccasse ma mi piacesse pure imbastire le storie e metter su i casini.



In seguito scoprii i libri fantasy e la fu amore. Il primo e vero, mi dispiace Carmen, ma da lì credo che sotto sotto il cervello avesse esultato: “ecco bravo questa roba devi fa!” ovviamente non colsi il suggerimento. Mi sono fatto abilmente ingannare dal cugino grande. Quello che faceva il chimico e che, nella mia mente, mischiava liquidi brillanti per produrre chi sa quali meraviglie con spettacolari esplosioni di contorno.



Ovviamente quando mi iscrissi a chimica alle superiori quest'immagine mitica svanì in fumo ma rimasi speranzoso che prima o poi i liquidi brillanti e le esplosioni sarebbero arrivate. Magari al quinto anno. Non arrivarono mai (tranne per quella volta che prese fuoco il laboratorio). Ma all'epoca la scuola e tutte quelle complicate cose da imparare mi interessavano poco e niente. Era molto ma molto più interessante fare il rivoluzionario e per questo ho perso tre anni ad appiccicarmi con l'intero corpo docenti.



I miei voti sono sempre stati una schedina. Al punto che alla mia seconda maturità esordì dicendo: “promuovetemi e vi giuro che non farò mai nessun lavoro che abbia a che fare con la chimica”. Forse ci hanno creduto e mi hanno finalmente lasciato passare con dei voti tremendi in tutte le materie. Ma non italiano e storia. Non che abbia mai aperto un libro in tutto l'arco delle superiori ma in quelle due materie avevo sempre voti assurdi. In storia ho collezionato almeno due o tre 10 pieni. La inventavo di sana pianta cercando di seguire il filo logico e i naturali sviluppi del momento partendo da quello che sentivo in classe mentre scrivevo le avventure di D&d sotto al banco. Non so ancora come ma ci prendevo sempre.



Dopo questo cupo periodo decisi che magari potevo fare qualcosa che aveva a che fare con le parole. Il giornalista dissi. Ovviamente mi mancava ogni tipo di preparazione per il mondo universitario e alcuni esami davvero ridicoli che sostenni mi dimostrarono come il metodo di studio “a fantasia” non fosse assolutamente funzionale.



In quel periodo specifico (la bonanima di otto anni fa) ero convinto che qualunque mestiere basato sulle parole si raggiungesse solo per scienza infusa e visto e considerato che nessuno era venuto a bussare alla mia porta per trascinarmi nel popolo eletto io non dovevo esserne in possesso. Ma i racconti piacevano a chi li leggeva. La gente mi andava trovando piccole storielle e anche i precedenti tentativi di blog funzionavano abbastanza bene. Non che nessuno mi pagasse anzi ero troppo fesso per poter anche solo pensare di spedire qualcosa da qualche parte.



Dopo due anni di salumeria, dopo un anno ad abbattere alberi a Ferrara, dopo insistenti consigli di amici e zie benevole che si ostinavano a battere la testa su sto coccio insicuro che è il mio cervello ed ecco che arriva il corso. E almeno qualcosa lo sto capendo.



Mi stavo fomentando troppo: “ecco il maestro indiscusso della saggezza e della scrittura cosmica” ed altre fesserie così. Per fortuna la sveglia è arrivata prima che questi pensieri uscissero perfettamente formati dalla testa. “S'adda strurjà per fa bene e' fatiche importanti” diceva il nonno. Mo, grazie alla gentile collaborazione di nuove illustri menti ( e di un notevole colpo di culo) per la prima volta aprirò davvero dei libri per capire come si fa quello che voglio fa.



E se magari, nel frattempo, qualcuno mi paga pure per la roba uscita fin ora io di sicuro non mi lamento

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