mercoledì 13 giugno 2012

le Sette Arti Segrete


dura da troppi giorni, settimane, quasi un mese. Un mese intero. Le mie scorte di calzini i miei panni e tutto il resto sono erano assolutamente preparati a quello che stava per succedere e che, inevitabilmente, è successo.

Non è che non so fare gli antichi mestieri di casa. Si magari non conosco tutte le tecniche segrete della Via delle Sette Arti della Massaia di Hokuto ma in teoria so cucinarmi un pasto, so lavarmi una maglia e agitare la scopa in modo tale che la polvere si sposti fuori vista. Si può obiettare che tali competenze non rientrano nemmeno nell'apprendistato delle Arti Segrete ma sono più che convinto che permettano di sopravvivere agilmente alla solitaria vita del fuorisede.



Almeno se non sei pigro come un laureando ma stiamo chiaramente divagando, o centrando troppo il punto. Fatto sta che erano giorni che avevo realizzato la tremenda penuria di panni puliti nei miei miseri cassetti. Col trascorrerei dei giorni e la maturazione della consapevolezza che non si sarebbero lavati da soli è arrivata un altra novità.



L'affitto. Quello spilungone odioso è venuto a reclamare quanto gli “spetta” mandando in crisi ancora maggiore il mio sistema economico. In realtà però le poche chiacchiere con il nobile padrone di casa mi hanno rivelato abbastanza informazioni quasi da valere i trecento e rotti euri di fitto.



Di questi tempi mi aggiravo per casa senza sentire un fiato. Pigiama è sparita da due giorni, il Killer è in missione e la Francese esce tutte le sere ritirandosi mezza brilla a ore improbabili. Delle altre mistero. Ma è proprio l'infame padrone di casa a svelarmi l'arcano: a fine giugno sia Pigiama che Killer e consorte pare levino le tende. Le altre due genie pare siano in cerca di un altra stanza e Claudia è già andata via da un po' lasciandoci in eredità un balcone libero e la pace nel cuore. Prevedo tempi tristi per i racconti della casa degli spettri.



L'infido padrone si congeda con frasi sibilline del tipo: “poi vediamo...” vediamo che? Ma non è importante adesso, i calzini sono finiti, le maglie pure recitando il mantra segreto della Lavandaia di Nanto carico la lavatrice, metto il detersivo, chiudo il tutto e mormoro una preghiera ad supremo dio Weerpool per avere un bucato pulito e profumato.



Premo START. Niente. La spina c'è, il tubo pure, il contatore mi fa sapere che per lui è tutto ok. Intanto dal cassettino il dixan cola sui panni convinto che vada tutto bene.



Il dio Weerpool non ha evidentemente apprezzato le mie invocazioni. Ma soprattutto è il caso di tornare in patria per un ripasso delle Sette Arti.

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