dura da troppi giorni, settimane, quasi
un mese. Un mese intero. Le mie scorte di calzini i miei panni e
tutto il resto sono erano assolutamente preparati a quello che stava
per succedere e che, inevitabilmente, è successo.
Non è che non so fare gli antichi
mestieri di casa. Si magari non conosco tutte le tecniche segrete
della Via delle Sette Arti della Massaia di Hokuto ma in teoria so
cucinarmi un pasto, so lavarmi una maglia e agitare la scopa in modo
tale che la polvere si sposti fuori vista. Si può obiettare che tali
competenze non rientrano nemmeno nell'apprendistato delle Arti
Segrete ma sono più che convinto che permettano di sopravvivere
agilmente alla solitaria vita del fuorisede.
Almeno se non sei pigro come un
laureando ma stiamo chiaramente divagando, o centrando troppo il
punto. Fatto sta che erano giorni che avevo realizzato la tremenda
penuria di panni puliti nei miei miseri cassetti. Col trascorrerei
dei giorni e la maturazione della consapevolezza che non si sarebbero
lavati da soli è arrivata un altra novità.
L'affitto. Quello spilungone odioso è
venuto a reclamare quanto gli “spetta” mandando in crisi ancora
maggiore il mio sistema economico. In realtà però le poche
chiacchiere con il nobile padrone di casa mi hanno rivelato
abbastanza informazioni quasi da valere i trecento e rotti euri di
fitto.
Di questi tempi mi aggiravo per casa
senza sentire un fiato. Pigiama è sparita da due giorni, il Killer è
in missione e la Francese esce tutte le sere ritirandosi mezza brilla
a ore improbabili. Delle altre mistero. Ma è proprio l'infame
padrone di casa a svelarmi l'arcano: a fine giugno sia Pigiama che
Killer e consorte pare levino le tende. Le altre due genie pare siano
in cerca di un altra stanza e Claudia è già andata via da un po'
lasciandoci in eredità un balcone libero e la pace nel cuore.
Prevedo tempi tristi per i racconti della casa degli spettri.
L'infido padrone si congeda con frasi
sibilline del tipo: “poi vediamo...” vediamo che? Ma non è
importante adesso, i calzini sono finiti, le maglie pure recitando il
mantra segreto della Lavandaia di Nanto carico la lavatrice, metto il
detersivo, chiudo il tutto e mormoro una preghiera ad supremo dio
Weerpool per avere un bucato pulito e profumato.
Premo START. Niente. La spina c'è, il
tubo pure, il contatore mi fa sapere che per lui è tutto ok. Intanto
dal cassettino il dixan cola sui panni convinto che vada tutto bene.
Il dio Weerpool non ha evidentemente
apprezzato le mie invocazioni. Ma soprattutto è il caso di tornare
in patria per un ripasso delle Sette Arti.
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