lunedì 24 giugno 2013

Quasi



Piazza San Giovanni. Venedo da via Appia Nuova. La mia bici fila sfruttando la rincorsa dell'impercettibile pendenza a favore dell'Appia. Davanti a me il semaforo verde. Inizio a pedalare in piedi sui pedali per prendere quel tanto di rincorsa sufficiente ad affrontare la salita oltre gli archi di Porta San Giovanni. Nell'istante in cui sto per attraversare l'incrocio il semaforo si fa giallo. Non freno, convinto di poter passare prima che succeda il peggio.
Il mio primo errore.
I miei polmoni da fumatore sbuffano mentre spingo i pedali e mi sposto sulla sinistra per imboccare l'arco gusto. A quel punto da una viuzza laterale di cui mi dimentico sempre una fila di tre auto parte attraversando a piazza in una larga curva.
Il mio cervello, occupato a non farsi venire un infarto, registra solo all'ultimo momento la presenza delle auto. Ruoto la testa.
Dal retro della fila di auto si stacca una Smart bianca. I miei pregiudizi sui guidatori di Smart sono molteplici e variopinti. Per semplicità mi limiterò a dire che, a mio avviso, i concessionari accettano di venderne solo a persone con il QI non superiore a quello di uno struzzo. Questo tizio non fa eccezione.
La Smart scarta e fa zig zag tra le auto mettendosi in testa alla coda ordinata. Lo strombazzare degli altri automobilisti attira la mia attenzione. Ho un primo piano del paraurti della Smart a circa mezzo metro da me che continua a correre come fossimo ad Indianapolis.
Nella plancia di comando il mio Io Cosciente fa dei rapidi calcoli balistici. In base a velocità e traiettorie l'impatto è imminente. Il fianco destro si irrigidisce preparandosi alla botta (e probabilmente al volo).
Ecco lo sapevo! Sbraita il mio Io Cosciente. Ero sicuro che non ce l'avemmo fatta a vedere le gioie della vita! Tutta colpa di questo cazzone che si crede un ragazzino e ancora gira su 'sta fottuta bici. Dio santo l'avevo detto io che venire a Roma era una pessima idea! Inseguire le proprie aspirazioni un cazzo! Ecco, bietolone di merda! Vai a spiegare le tue aspirazioni sul paraurti di sto burin
SBAM!
L'Io Cosciente cade a terra svenuto per la forza del cazzotto dell'Istinto. Quest'ultimo afferra i comandi digrigna i denti e inizia a sbraitare ordini.
La mano sinistra tira il freno posteriore, il corpo si inclina di lato mentre sterzo di botto tentando una curva stretta verso la salvezza. Nello stesso istante lo stronzo di merda nella Smart scarta convinto di potermi superare sul davanti rendendo la mia manovra inutile.
Quello che però nessuno aveva considerato è il gradino alto del marciapiede.
Curvando bruscamente la ruota anteriore ci sbatte contro. La velocità della bici non è eccessiva ma tanto basta a sbalzarmi dal sellino. Due o tre Leggi del Moto mi strattonano come bulletti pretendendo la precedenza. Dopo un rapido meeting concordano nel buttarmi contro le transenne che delimitano i lavori della Metro C. la bici mi segue per inerzia sbattendomi addosso.
Intanto la Smart passa sfrecciando come se non fosse successo niente su punto esatto dove pochi istanti fa c'ero io.

Nella sala comando il mio Io Cosciente riprende i sensi constatando che siamo ancora tutti vivi. Fissa per un attimo l'Istinto che sorride e si fa da parte cedendo i comandi


Io Cosciente rivolto all'Istinto

Mi rialzo lentamente. La botta a fatto abbastanza rumore ma nessun danno. Un terzetto di giapponesi abbassa la cartina che stava studiando e mi fissa con aria preoccupata e incuriosita. Io resto lì immobile mentre faccio il check up completo dei miei pezzi completamente dimentico della prima regola dal codice della strada Romano: bestemmiare, forte e a pieni polmoni.
Ma il mio antagonista a quest'ora sarà già a Termini per quel che ne so. Probabilmente è andato ad accompagnare la puttana della mamma al lavoro.
I giapponesi mi guardano sorridere, poi ridere e perdono interesse.
C'è mancato così poco per scoprire se c'è davvero il tunnel, la luce e tutto il resto. Questa considerazione metafisica mi fa morire in gola un bestemmione liberatorio.
-Grazie.- dico a chi di dovere.

Poi inforco la bici e ricomincio a pedalare verso il Colosseo.

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