
Forse perché è così bravo a creare
aspettative ed ansia che poi quando la vicenda va a risolversi ti
lascia un po' perplesso.
Forse è perché anche lui ama la
storia che sta raccontando e inconsciamente non vuole chiuderla.
Onestamente che ne so io. Sono solo un
lettore. Quello che so è che basta vedere un qualsiasi libro di King
e dedurre dallo spessore che aveva assai cose da dire.
Prendiamo qualche esempio per capirsi:
in L'ombra dello Scorpione
un'epidemia di influenza stermina la popolazione mondiale e da lì
un gruppo di sopravvissuti si ritroverà coinvolto in quella che
sembra essere una versione riveduta e corretta della guerra biblica.
Ottimo,
figo, i personaggi ti sembra di conoscerli dal vivo, le scene durante
l'epidemia fanno accapponare la pelle. Tutta la seconda parte (la
guerra biblica) si muove su dei binari che...
Vabbuò
andatevelo a comprare che vi fate solo un favore.
Il
punto è che King si sente in dovere di raccontarci tutto
quello che accade ai personaggi, all'epidemia ecc ecc. si parte dal
primo infetto fino alla catastrofe passando per una decina di punti
di vista.
È
un bene perché, tu lettore, ti ritrovi calato nell'atmosfera.
Oppure
in Cose Preziose
dove un commerciante molto imparentato con il diavolo inizia a
vendere cose a gente di una tranquilla cittadina del Maine (e visto
che tutte le storie di King bazzicano nel Maine vien da chiedersi se
da quelle parti non viva anche la signora in giallo). Comunque questo
tizio vende queste cose in cambio di innocenti favori
o
scherzi
fatti a altri cittadini. Lo scopo del tutto è quello di mettere
tutta la città l'una contro l'altra.
Anche
qui il buon Stephen parte da Adamo ed Eva. Ci presenta i personaggi,
ci fa vedere il prima il durante il dopo e il molto dopo passando per
una marea di personaggi assicurandosi che, tu lettore, abbia un
vivido quadro dell'escalation.
Bene,
ora prendiamo in mano questo The
Cell.
La storia è semplice: ad un certo punto tutti quelli che usano il
cellulare impazziscono e diventano dei maniaci omicidi assetati di
sangue e totalmente dementi.
Perché?
E
beh... perché BZZZTLACKTUTUTUTURRRRR-zione. (tanto per citare
Ortolani).
Non
c'è un perché e c'è da dire che ci interessa relativamente.
Vediamo lo sviluppo. Questa volta King abbandona il suo stile
bibblico partendo subito col botto intorno a pagina 10 abbiamo già
visto:
-Centinaia
di persone impazzite.
-Boston
distrutta da incendi ed esplosioni.
-Il
protagonista che capisce che è colpa dei cellulari.
-Il
protagonista che si fa un amico.
-Il
protagonista che si accorge che ha moglie e figlio a km di distanza e
decide di raggiungerli.
Il
libro procede, succedono fatti, cose splatter, si scoprono cose e i
pazzi furiosi che prima uccidevano tutti iniziano ad avere un piano e
dei superpoteri. Ma di tutto questo a noi lettori non ce ne fotte
perché stiamo seguendo la storia del nostro padre di famiglia in
cerca del figlio
.
sperando che prima o poi arrivi qualche spiegazione.
Si
arrivano. Per bocca di un ragazzetto di sedici anni smanettone di
computer.
Ti
aspetti squartamenti, senso di smarrimento orrore e un qualcosa di
più di una vicenda che inizia a “si risolve” in 16 giorni circa.
Io
mi sono fatto un'idea poco lusinghiera del processo di creazione di
questo libro: King ha preso le parti scartate de L'Ombra
dello Scorpione
ha aggiunto qui e lì e cambiato il resto. Ha messo i pazzi maniaci
nelle scene della rivolta per l'epidemia, ha aggiunto delle robe al
finale e poi ha ricontrollato tutto dandoci un senso.
Non
che il libro sia brutto ma suona come un deja-vu. Uno di quelli che
dura trecento pagine e tu aspetti con ansia che arrivi una qualche
spiegazione. Non lo spiegone ma almeno degli accenni non “Mah,
saranno i terroristi.”
e
il finale?
Marò,
il finale.
Brrr.
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