sabato 9 marzo 2013

racconto in progress


questo è un raccontino che devo proporre per accedere ad un concorso letterario. mi serve un parere, non badate ad eventuali vongole l'ho scritto stanotte preda dell'insonnia ed è da rivedere.
per la cronaca: le prime due righe le hanno decise loro il resto è il mio delirio personale

Il corpo era squassato da una risata isterica e inarrestabile. Non riusciva a smettere guardando la scena che si presentava ai suoi occhi. Non c’era proprio niente da ridere.
-Vendete cara la pelle!- Matt immaginava fosse questo quello che il capitano Millis avrebbe detto come apertura di un discorso incredibilmente motivante che li avrebbe spinti in una selvaggia carica verso il nemico. Invece Millis era riuscito a pronunciare semplicemente un “Ven” smorzato prima di essere vaporizzato in una nuvola di sangue, pezzetti d'osso e machismo.
Il resto del plotone sarebbe rimasto impietrito sul posto se non fosse per il basilare istinto biologico alla sopravvivenza che li aveva spinti tutti al riparo dalla pioggia di proiettili prima di concedergli la possibilità di rimanere shockati.
Era invece evidente di come la natura non si fosse premurata di fornire gli stessi istinti anche a Matt visto e considerato che era l'unico rimasto allo scoperto con l'aggravante d'esser occupato a cercare di calmare le risate. Alcuni uomini avrebbero potuto trovare comica l'immagine del loro comandante disintegrato all'inizio di una grande battaglia ma Matt non rientrava in questa esclusiva cerchia psichiatrica. Nei manuali militari esistono interi capitoli dedicati alle “psicosi da combattimento” ma anche questo non era il caso. Matt era alla un veterano, questo genere di cose non lo toccavano più. L'origine del suo riso isterico è da ricercare in un intervallo temporale precedente, esattamente quando il Comando aveva informato le truppe che il “fronte dei combattimenti” si trovava a molte miglia da lì per cui non c'era nulla da temere. Se non ci credete chiedete al Capitano Millis, o a quel che ne resta.
Un boom sonico lo strappò sia dal terreno che dalle sue fantasticherie. Una parte del suo cervello decise di ignorare l'ironia di un bombardamento che ti slava la vita sbalzandoti al coperto. In fondo era un soldato scelto delle truppe terresti, doveva portare morte e distruzione tra i nemici dell'umanità non perdersi in inutili ragionamenti. Solo che al momento non aveva dei bersagli validi restando così a fare scena tra le macerie del centro comando dove fino a due secondi fa era schierato il plotone.
-Situazione!- gracchiò la radio. Era il sergente, almeno lui non era stato vaporizzato.
-8 perdite nella squadra. Dodici operativi ed in copertura.- rispose.
-formazione aperta. Ripieghiamo verso le navette.-
-Signore, non ho ricevuto nessun ordine di ritirata dal Comando...- disse una terza voce sul canale.
-Non esiste più il Comando. Qualcuno dei capoccia ha fatto un grosso casino!-
Si radunarono in fretta e furia ed iniziarono a ripiegare attraverso le rovine fumanti della base. Lo spettacolo era desolante ma nessuno degli uomini, tanto meno Matt era intenzionato a rallentare per osservare il disastro. Sopra di loro le navette degli Xian iniziavano le manovra d'atterraggio. Il nemico si preparava a schierare le truppe di terra e spazzarli via dal pianeta. Dopotutto era casa loro, gli umani avevano solo percorso centinaia di anni luce per conquistarlo.
La zona d'atterraggio era un disastro ancora peggiore. Gli strateghi Xian si rivelarono molto più arguti della loro controparte umana: i loro guerrieri erano già sbarcati frapponendosi tra le navette e i soldati in ritirata. Lo scontro andava avanti già da un po': fucili laser contro artiglieria aliena ben schierata. Il sergente li fece disporre al riparo Matt si avvicinò.
-Perché non fanno semplicemente saltare ne navi? Non ha senso.- disse.
-Se le facessero saltare i sopravvissuti si disperderebbero. Non ci vogliono sul loro pianeta.- rispose il sergente -Preferiscono averci tutti bene in vista dove possono colpirci.-
-Quindi che si fa? Non possiamo tornare sulla flotta sbattendo le braccia.-
il sergente lo fissò per un lungo istante, probabilmente valutando un'esecuzione sommaria, il suo piccolo cervello lottò contro anni di addestramento per formulare un pensiero indipendente dagli ordini. Ci volle un po' ma lo sguardo risoluto e la mascella contratta segnalarono il suo personale trionfo della ragione.
-Vendete cara la pelle.- poi guidò la squadra all'assalto.
Matt corse insieme agli altri sparando all'impazzata verso il nemico. Rideva come un pazzo, non poteva farne a meno.
In fondo stava per morire.

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