venerdì 29 marzo 2013

San Patrick day (Budapest 4)


Le sirene d'emergenza latrano in tutto l'aereo. Un hostess è aggrappata ad una poltroncina mentre cerca di tenere chiuso il portello d'uscita a metà corridoio, somiglia ad Aurora. L'aereo traballa, se uno avesse il coraggio di guardar fuori sui finestrini incrinati vedrebbe le ali che si flettono sotto la potenza del vento.
Alessandro afferra i braccioli con forza tale da sbiancarsi le dita. Fissa un punto imprecisato davanti a sé e finge di non sentire le grida di terrore tutte intorno a lui.
Un altro scossone. Una placca di metallo schizza via dal soffitto quasi decapitando il passeggero alle sue spalle. Dall'altoparlante escono suoni: qualcuno che da istruzioni con una voce ai limiti del panico.
-BIP!- -BIP!- le luci di emergenza si accendono e si spengono dagli appositi scompartimenti cadono le mascherine dell'ossigeno. Ale ci mette un po' a decidersi poi afferra con una mano l'arnese che gli penzola davanti. Il motore dell'aereo romba con un suono lancinante più simile ad una bestia moribonda che ad una macchina”ipersicura”.
L'aereo si inclina, i passeggeri possono percepire la velocità della discesa. Troppa. Un hostess viene sbalzata verso la coda dell'aereo. Grida ma Alessandro non sente nulla se non il basso rombo del motore.
BRRRROOOOUUUMMM!!!!!!
Alessandro scatta a sedere sudato fradicio sul letto nella penombra della sera. Un sogno, era solo un sogno.
-Scusate.-
-Ma li mortacci tua e del culo tuo!-
-Deve essere la zuppa d'aglio.- imbarazzo. Alessandro si alza e va a fare il caffè borbottando qualcosa.
Sono le 8 di sera. Fuori già si sentono i primi latrati degli inglesi ubriachi. Ci siamo.
Aurora si sta preparando.
Sara dorme.
Io ed Alessandro guardiamo Men in black in ungherese fingendo di capire le battute.
Verso le nove decidiamo di scendere. Dieci minuti prima chiamiamo Sara punzecchiandola con una lancia, lei scatta in piedi e butta giù il caffè e dice “sono pronta!”
O finge benissimo o è un alieno.
Secondo noi finge.

Usciamo un rapido giro del palazzo e ci ritroviamo in una strada che straborda di locali: pub, ristoranti, altri pub, birrerie e posti dove si balla ma che non sono discoteche. Puntiamo diritti verso il Menza indicatoci di Isabell (al secolo Noemi). Pare che sia un ottimo ristorante dove si mangia bene e si spende poco ma quando arriviamo lì non siamo preparati a quello che ci troviamo davanti: il ristorante del primo appuntamento. Tutto è molto moderno, molto cool molto yeah. La gente è vestita bene, ci sono coppie qua e là intente nell'antico duello del “dammela/non l'avrai” e via discorrendo. Noi nello specifico sembriamo due oranghi portati a spasso da gente civilizzata: Aurora è completamente preparata, Sara anche se la gioca bene se non fosse per le vecchie scarpe a da ginnastica. Io ed Alessandro, invece, sembriamo quello che siamo: due tizi con la barba sfatta ed i felponi.
La cena procede in fretta: vino, birra, carne e varie ordinazioni più o meno a casaccio per cercare di beccare dei piatti tipici ma grosso modo commestibili. Isabell (anagraficamente conosciuta come Noemi) aveva ragione, si mangia bene e si spende poco. Usciamo ci incamminiamo veso il pub dove si è deciso di festeggiare. Facciamo due false partenze passeggiando in strade a caso per digerire poi, finalmente, siamo sulla strada giusta.

Mi aspetto di girare l'angolo e trovarmi faccia a faccia con Han Solo catturato da Jabba.
Queste statue inquietanti sono un po' ovunque.

Stiamo passeggiando, da pochi passi abbiamo superato a via principale e stiamo tornando verso la strada dei locali all'improvviso risate, urla, parole in inglese. Un tizio vestito da marinaretto sbuca dal nulla correndo, si butta a terra e attacca a fare flessioni

si sul marciapiede a -5

Aurora e Sara approfittano per una foto. Lui è grosso modo ubriaco ma coglie le sfumature della cosa. Dice qualcosa per fare il brillante ma non si capisce, sonda il terreno poi arrivano gli amici. Tutti travestiti a tema aereonautica inglese. Una tipa passa davanti a noi guarda Alessandro, sorride si solleva la gonna e fa delle movenze abbastanza eloquenti.
Lui non si accorge di nulla finché Aurora non glielo fa notare. Un po' guaisce.
Gli inglesi spariscono in lontananza noi ci dirigiamo all'Istant, un pub in rovina ovvero un edificio fatiscente ricostruito e ammodernato con elementi apparentemente a caso dove si beve, si balla e si fanno cosa da centro sociale.
A me sembra di essere finito in una scena dell'Esercito delle 12 scimmie. Giriamo e facciamo più foto che al museo scopriamo che ci sono tre piani di questo posto ognuno con una sala da ballo, un bancone e una sala da chiacchiere.

Fratelli di barba.
Un inglese scopre che la sua anima gemella è immortalata su un mura


Di solito Alessandro non beve ma questa volta i conosci volanti sono reali non solo nella sua testa


Beviamo un po', giochiamo a biliardino perculiamo e ci facciamo perculare da vari inglesi poi scendiamo nella sala sotterranea a ballare (si, ballare) ognuno di noi si esibisce nel suo stile di danza preferito (nel mio caso l'Epilettic dance) il DJ è uno forte con almeno venti minuti di esperienza nel campo della musica. Ad ogni cambio di canzone ci sono 30 secondi di silenzio dove gli occupanti della sala continuano a ballare seguendo le tipiche oscillazioni degli ubriachi che ballano.

Stacco.
Sono faccia in giù nel letto steso a quattro di bastoni. Aurora e Alessandro chiacchierano nell'altra stanza. Sara è stesa nel letto nella posa di chi sta cercando di tersi il cervello dentro la testa. Ogni tanto Aurora ed Ale ci chiedono qualcosa a turno uno di noi produce un verso che può significare “dormire! No rompere cazzo!”
Inutilmente.
In poco più di un ora è black out.
Mi sveglio per pochi minuti nel cuore della notte: la casa scricchiola la stufa ruggisce facendo dei rumori poco rassicuranti. Magari sta per saltare in aria. Altri scricchiolii, non lo voglio sapere e non mi interessa, tiro su le coperte, accumulo calore e torno nel buio.

Nessun commento:

Posta un commento