venerdì 29 novembre 2013

Fumetti a caso: Saga (vol 1)




 Di Brian K. Vaughan e Fiona Staples

Pubblicato dalla Image e tradotto per noi dalla Bao

Volume da 100 e rotte pagine

Costo: 14 euro










Andiamo con ordine che questa è una faccenda complicata. Per dirla bene già dalle prime pagine non è ben chiaro se Saga sia definibile fantascienza o fantasy: c'è una guerra tra due razze nello spazio, ci sono le astronavi, c'è la magia, ci sono i robot e molti alieni assomigliano a razze tipiche del fantasy.

Insomma è un miscuglio. Uno di quelli strani ma molto ben riuscito.

La storia messa su da Brian K. Vaughan  (Quello di Ex Machina e Y, l'ultimo uomo   poi ne riparliamo per bene) è un po' un classico: due tizi di fazioni opposte da secoli si innamorano e figliano. Ovviamente tutto l'universo gli da la caccia. Ma il diavolo sta nei dettagli e quello che rende speciale questo fumetto sono i dettagli.

Ad esempio la voce narrante della storia è la neonata dei due protagonisti. Come anche il fatto che la nostra coppia di innamorati sia composta da: lui ingenuo idealista e un po' fesso, lei immane tamarra colma di senso pratico.
E loro sono solo i protagonisti.

Tra le altre trovate interessanti possiamo annoverare:
-il fantasma alieno/babysitter
-I Segugi (leggetevi il fumetto e non fate domande)
-La donna ragno
-i Sangue Blu: dei robot con uno schermo al posto della testa la cui espressività è affidata alle immagini che appaiono sui loro schermi.

Come primo volume fa il suo lavoro: i personaggi sono presentati bene e da subito ti sembrano persone e non machiette. E per alcuni era difficile. Ad esempio Il Volere, un cacciatore di taglie, viene presentato come il classico stereotipo per poi svelare una personalità più complessa.
Allo stesso modo alcuni personaggi vengono tirati dentro alla vicenda in modo tutt'altro che prevedibile, spesso con cose fintamente telefonate. Quel tipo di cose che ti fanno pensare “Ora sicuro succede questo”.
E invece no, e se succede lo fa in maniera totalmente diversa da come ci si aspettava.

Il comparto grafico merita tutto un discorso a parte. Fiona Staples riesce a metter su una grafica fiabesca accentuando ancora di più la sensazione di leggere un fantasy nello spazio. Ogni cosa è ricca di dettagli ma solo di quelli che servono. Il character design è un enorme guazzabuglio coerente di stili: ci sono armature medioevaleggianti, vestiti da pirata, corazze fantatecnologiche e strane creature uscite dall'incubo di un biologo.
A questo proposito si dovrebbe fare tutto un discorso specifico su Il Segugio. Solo un genio può far apparire sexy una creatura come quella.

Come quella cosa?

Io non vi dico niente: andatelo a comprare che merita. Son solo 14 euro.


Adesso scusate ma devo andare a prendere in numero 2.

giovedì 28 novembre 2013

Reazioni a caldo



Ore 20:08 redazione del Fatto Quotidiano. È il caos, gente che corre urlando, stagisti raggomitolati in posizione fetale accanto alle proprie postazioni, grida riecheggiano nei corridoi. In questa tempesta di panico crescente solo le persone nella sala riunioni sembrano ancora mantenere un minimo di sanità mentale.
Antonio Padellaro si guarda intorno dalla sua poltrona a capotavola. I redattori, i giornalisti e gli assistenti pendono dalle sue labbra.
-Quindi è successo. È confermato?- chiede Padellaro.
-Si signore. Interdizione, cacciata ecc ecc. Praticamente è Nat...-
-Dov'è Marco?-
Silenzio.
-Ehm, signore... pare sia chiuso in bagno da un bel po'... ansima e urla “SIII! OHHH SIII!” e cose del genere.-
-il dossier su Ruby è ancora qui vero?- Antonio si copre il viso con una mano.
-Cosa? Quello? Non lo ha degnato di uno sguardo.-
-Vabbé meglio così che quando girava per i corridoi urlando “Io l'avevo detto!”.-
-Signore...- dice un redattore che impugna una bottiglia di spumante -Visto che ci siamo non sarebbe il caso di festeggiare?- altri sorridono e annuiscono.
-”festeggiare” cosa, di grazia?- il tono di Padellaro potrebbe risolvere il riscaldamento globale.
-Ehm, l'interdizione, la caduta di B... insomma abbiamo vinto no?-
-Abbiamo vinto un cazzo!- tuona Padellaro.
-non capisco signore.-
-”O muori da eroe o vivi abbastanza a lungo da diventare il cattivo”- la voce querula di Travaglio fa girare tutti verso l'ingresso.
-In altre parole: a che serve un giornale come il Fatto ora che B non c'è più?- sorride, saccente.
-Abbiamo creato questo giornale nel picco del berlusconismo.- continua padellaro -Abbiamo SEMPRE parlato di lui e dei cazzi suoi. Dio santo, pure quando c'è stata la tragedia nelle filippine la prima pagina nostra era su B e le sue troiette.-
Nella sala riunioni cade il silenzio.
-Non è che è la fine della politica corrotta potremmo...- dice un redattore.
-Potremmo 'sta michia! Vi rendete conto che ora che lui è decaduto non abbiamo più il nostro antagonista?-
-Marco, te che ti diverti così tanto a citare Batman mi dici come sarebbe stato il film se a metà arrestavano il Joker, lo sparavano in testa e buonanotte?-
-Beh...- per la prima volta nella vita Travaglio non sa che dire.
-Te lo dico io come sarebbe stato: una merda! Proprio come questo giornale tra qualche giorno! Il tempo che uno degli altri processi arriva a destinazione e a B lo sbattono dentro! E noi? Noi di cosa cazzo parliamo?-
-MI pare di capire che il problema è semplice: ci serve un cattivo.- dice calmo un redattore.
-Alfano?- gli altri lo guardano come se avesse proposto di darsi fuoco.
-Non ha un briciolo di carisma, non è credibile come cattivo.-
-Renzi?- abbozza una giornalista.
-E' ancora alle prime armi, dobbiamo dargli tempo. Non si diventa loschi tutto d'un colpo.-
-Grillo?-
Travaglio fissa il redattore con espressione truce.
-No. Grillo è IMMACOLATO...- dice.
-Scusate, scusate. Era solo un'idea.-
-Me è proprio indispensabile? Insomma non potremmo continuare a fare buona informazione senza puntare il dito su uno?-
-Tu te lo subiresti un pippone da Travaglio se non sapesi che c'è qualcuno peggiore di lui?-
-in effetti...-
-Di questo passo non ne usciamo più. Marco sai come si sta organizzando Michele?-

Redazione di Servizio Pubblico notte fonda.
-Io te l'avevo detto che non bisognava attaccarsi sempre a lui ogni volta!- dice Sandro Ruotolo.
-Mica ogni volta Sandro! Gli italiani hanno il diritto di sapere.- Santoro è stizzito.
-Sapere che? Guarda mancava solo la puntata sulle mutande di Ruby e poi avevamo fatto.- Ruotolo si aggira per la stanza agitando le mani -Cosa ti avevo detto? “facciamola qualche puntata che parli di qualcosa che non sia lui, magari ne parliamo una volta al mese” ma tu “no! Gli italiani devono sapere!”-
-Ok Sandro, si è capito il tuo punto ma ora nella puntata che ci mettiamo?-
-Beh, oggi vai liscio con la decadenza. Dalla settimana prossima chi lo sa. Prega che qualche grillino faccia una stronzata.-

Altrove. Una stanza o almeno quella che queste persone chiamano stanza. Per un comune mortale la definizione corretta è un campo da calcio trasformato in sala riunioni. Dalle vetrate a specchio filtra la luce della luna. Una decina di uomini sono riuniti intorno ad un tavolo d'ebano.
-Quindi è decaduto?-
-Si, al momento ci è inutile.-
-Non credo, potrà ancora agitare le acque per qualche mese.-
-Si, ma ora non ha più senso la sua funzione. Era il baluardo degli impuniti, ora che è stato condannato la gente si aspetta che anche altre cose possano essere risolte secondo la legge.- l'ultima parola è quasi sputata.
-Me ne rendo conto, occorre un nuovo capro espiatorio. È bene rassicurare la gente.-
-Non sia mai inizino a credere che i loro problemi non arrivano tutti da un vecchio satiro miliardario.-
-Sarebbe un disastro. Inizierebbero a cercare di capire il Sistema.-
-Questo non è possibile, per ora atteniamoci ai fatti: occorre un nuovo capro espiatorio.-
-Ho un'idea.-
-Di che si tratta?-

-Vedrete.-

giovedì 21 novembre 2013

La dura legge del Blood Bowl



Grunt si guardò intorno con preoccupazione. I suoi compagni erano a terra. Non una bella cosa, ci arrivava anche il suo cervello da orco. Di solito erano loro a spezzare le gambe agli avversari. Questa volta però quei dannatissimi nani li stavano riempiendo di botte. La conoscenza delle regole di Grunt era un po' carente ma la sua mente semplice era convinta che non fosse legale portare un maledetto rullo compressore in campo!
Anche l'arbitro ne era convinto.
Peccato fosse morto quando aveva provato ad espellerlo.
Il resto delle Zanne di Grox giaceva a terra in varie posizioni innaturali, qualcuno svenuto, altri messi peggio. Il pubblico sugli spalti acclamava in estasi per la mattanza. Da anni non si vedeva una finale dei play-off simile. A 4 minuti dalla fine, sul 2 a 2 con soli 4 orchi ancora in piedi. Quattro orchi e una palla.
Grunt prese una decisione.
Avrebbero fatto come facevano gli elfi.
Possano i verdi dei orcheschi perdonarli tutti.
Krug si smarcò caracollando in avanti. Non cadde solo per la paura di quello che Grunt gli avrebbe fatto. Uno degli attaccanti ancora coscienti si lanciò con tutto il suo peso contro il nano che stava caricando Grunt a testa bassa. Il KRAAK del collo del nano rimbombò per tutto lo stadio. In un'occasione simile Grunt avrebbe esultato ma era troppo occupato in una pratica a lui quasi del tutto ignota: l'arte del passaggio.
Tirò indietro il braccio chiuse un occhio tenendo la lingua di fuori nell'espressione comune a tutti quelli che stanno facendo una difficile operazione di precisione al di là delle loro possibilità.
Prese fiato e lanciò.
Poi ci fu solo il boato della folla.

Immaginate con me siore e sinori! Pensate al football americano, quello più brutale che vi possa mai venire in mente. Fatto? Bene, ora sostituite le squadre di rissosi tossici violenti con razze prese dall'immaginario fantasy (orchi, nani, elfi, vampiri, zombie, hobbit, goblin ecc ecc). Infine sostituite le regole rigorose ed il rispetto per la vita altrui con una violenza becera e grottesca.

Ecco, quello che avete immaginato è il Blood Bowl! Nato dalla mente malata di Jervis Jonson, sviluppatore della Games Workshop (Quelli di Warhammer per capirsi). In principio Blood Bowl è un gioco da tavolo per due persone. Che simula una partita. Non ci volle molto prima che la gente organizzasse interi campionati in giro per il mondo.
Come al solito ogni razza ha delle particolarità: gli elfi sono agili e fanno gioco di passaggi, i nani sono duri, gli orchi menano come bestie, i goblin barano (a livelli che usano una motosega!) e via così.

Non è uno dei giochi più famosi ma lo è stato abbastanza da meritarsi un videogioco. Non è nulla di che in realtà: una semplice trasposizione su pc del gioco da tavolo.
Ma con la NOTEVOLISIMA aggiunta di una piattaforma per giocare on line.
E l'immenso pregio di costare si e no 10 euro.

Io mi ci sto chiudendo sopra come un tassico di Candy Crush.




Se avete 10 euro che vi prudono in tasca ecco un ottimo modo per smettere di essere produttivi e tornare ad azzeccarsi vicino al pc. Forza gente che i miei goblin hanno bisogno di avversari!


martedì 12 novembre 2013

Gli Improbabili (1): Basket no Ken



Nella vita di ognuno di noi capita di sentire storie di molto oltre il limite del probabile vendute come verità ed esperienze di vita intorno ad un tavolo del bar. Per qualche misterioso motivo molti di questi strani personaggi hanno orbitato a portata delle mie orecchie per anni. All'inizio stavo accarezzando l'idea di farci un fumetto ma non è cosa fattibile per milleuno motivi per cui inauguriamo questa nuova piccola rubrica.

NOTA IMPORTANTE: per ovvi motivi di privacy i nomi di persone e luoghi sono cambiati. Per quanto gli eventi narrati siano effettivamente accaduti i successivi dialoghi sono una mia ricostruzione.

Lorenzo è un giocatore di ruolo, uno di quelli nudi e crudi. È uno della nostra tribù: un nerd quando ancora era sinonimo di “sfigato”. Tra le molteplici passioni di Lorenzo ci sono le arti marziali: karate, judo e via così. Fin ora nessuno ha ancora avuto il cure di dirgli che non esiste un'arte marziale che ti faccia fare le stesse cose che fanno nei manga. Lui ha qualche labile sospetto ma per ora preferisce esplorare il variegato mondo delle arti marziali in cerca della sua via del guerriero.

-Domani vado a fare una prova in una palestra di Aikido.- dice Lorenzo tutto contento al bar
-E cos'è?- ribatte Gennaro, con un mezzo sorriso.
-Come “cos'è?” è un'arte marziale fighissima! Tutta prese, spezzamenti di ossa! Una roba spettacolare! C'hanno pure le spade di legno!-
-seee vabbé, uno che fa basket ti pesta uguale.-
-Gennà quelli fanno salti di un metro e ti spaccano la spada di legno sul cocco.-
-Ma non è nulla a confronto col basket.-

piccola digressione. Come ognuno di noi anche Gennaro ha una sua personalissima classifica di potenza riguardante i vari stili di combattimento. Nella sua personale visione delle cose Gennaro riconosce la seguente scala della viulenza:
sul fondo ogni tipo di arte marziale e/o picchiatori da bar
un gradino più su chiunque abbia praticato del ragby. Ciò in base alla convinzione che chi fa ragby ha un alta resistenza al dolore e una spiccata abilità nel somministrarla.
Ancora più in alto c'è il basket. Secondo i saggi il motivo principale è perché lui stesso lo pratica. Interpellato sull'argomento Gennaro ha sempre fornito la seguente risposta: “è perché ti insegna a cadere senza farti male (quindi ti immunizza a tutte le mosse che ti sbattono a terra) inoltre ti rende più agile.
Al secondo posto troviamo Mio Cuggino, praticante di non ricordo quale scuola segreta del Kung Fu. Stando ai racconti il cugino di Gennaro non è Batman solo perché entrambi i genitori sono ancora vivi.
Infine, alla vetta, c'è il nonno di Gennaro. Che praticamente è quello che ha insegnato al maestro dei 5 picchi.

Ora, Gennaro e Lorenzo sono amici da tempo. Entrambi hanno imparato a tollerare le fissazioni dell'altro. Lorenzo decide di non voler distruggere la visione del mondo di Gennaro insistendo troppo sull'abissale differenza tra l'aikido e il basket. La cosa finisce lì tutti a casa e felici.
Quella sera stessa, dopo la lezione dimostrativa, i due si sentono di nuovo. Se possibile ora Lorenzo è ancora più fomentato. Gennaro ascolta paziente fa “uh-uh” quando deve, dice “bello” quando è richiesto ma proprio non riesce a trattenersi dal sottolineare la superiorità del basket.
Lorenzo chiama in causa dei vaffanculi e la cosa sembra finire lì.

Il giorno dopo. Stiamo cazzeggiando come sempre è successo in tutti i miei anni di scuola superiore. L'attività preferita resta quella di sedersi intorno ad un tavolo e dire cazzate fino ad ora di cena ed oltre.
Ad un certo punto Gennaro arriva e si aggiunge al tavolo.
-Ragazzi, non avete idea di cosa mi è successo ieri.-
-Che è stato?-
-Dei tizzi hanno provato a rapinarmi.-
-Oddio! E dove?-
-Sulla via di casa mentre tornavo da basket.-
-Ja Genny non farti tirare le parole di bocca, racconta.-
-Erano in tre su un motorino. Io stavo tornando dall'allenamento serale, loro sono arrivati correndo minacciandomi con delle spade di legno tipo... tipo...-
-Tipo quelle da Aikido.- dice gelido Lorenzo.
-Si, esatto!-
-E tu che hai fatto?-
-Ovvio, li ho stesi tutti!-




Stacco, inizio flashback. Esterno notte.
È una fredda sera di Novembre. Gennaro sta tornando a casa con ancora addosso la canotta e i pantaloncini da basket. Nella mano destra ha un borsone da palestra, sotto l'ascella sinistra un consumato pallone da basket. Incede lento verso casa, tranquillo, serafico.
Quando all'improvviso! Dal fondo della strada deserta un Liberty bianco perla sfreccia verso di lui. Sul motorino tre tizi dall'aria poco raccomandabile gridano e berciano verso di lui. Impugnano delle katane di legno e le agitano con fare minaccioso. Uno di loro grida:
-Dacci tutto quello che hai, merda!- leccando la lama di legno come solo i cattivi di Ken il guerriero sanno fare.
Controcampo in primo piano sugli occhi di Gennaro che si riducono a due fessure per la concentrazione. Dettaglio del muscolo dell braccio che si tende.
Gennaro lancia il pallone da basket con violenza inaudita centrando in piano viso uno degli assalitori. Il tizio vola contro un muro per la potenza dell'impatto.
Il motorino fa un ampia curva per riprendere l'equilibrio. Dal sellino un secondo assalitore spicca un balzo preparandosi a menare un fendente con la sua spada di legno.
Genny schiva di lato. Flette le gambe e fa una mezza capriola rialzandosi in piedi. La gente lo deride, dicono che ha il fisico di un panzarotto, dicono che è una delle poche persone in grado di scivolare da ferma! Ignoranti! Non sanno la vera portata delle sue abilità! Egli si trattiene per non sconvolgere gli altri con la sua potenza.
Perso in queste riflessioni Genny schiva ancora una volta il suo aggressore. Con un abile gioco di gambe gli bassa alle spalle. Una mano afferra la testa del rapinatore e “palleggia” con tutta naturalezza tramortendolo.
-Maaaaleeedettoooo!!!- grida il tizio in motorino che ora si sta lanciando contro di lui come un kamikaze, accecato dal desiderio di vendetta per i suoi compari. Gennaro prende fiato assume La Posizione Difensiva. Il Liberty è a pochi centimetri da lui.
La scena dura pochi istanti.
Gennaro scarta di lato e allunga un braccio colpendo al collo il folle guidatore. Il motorino vola per aria fuori controllo a causa dell'immensa energia cinetica liberata. L'assalitore si blocca contro il possente braccio di Genny. La spada di legno gli scappa di mano, ruota un paio di volte nell'aria e poi si conficca nell'asfalto.
Genny lascia andare il suo assalitore, lo osserva con condiscendenza.
-Andate e non peccate più.- dice magnanimo -La prossima volta potreste incontrare qualcuno che fa basket con meno pietà di me.-

Intorno al tavolo restiamo basiti a fissare Gennaro che termina il suo racconto. Passeranno mesi, anni ma questa storia non verrà mai ritrattata. Una fredda sera di Novembre, mentre tornava da Basket, Genny è stato assalito da tre rapinatori armati di spade di legno (e implicitamente conoscitori dell'aikido). Lui, stoicamente, li ha affrontati e sconfitti.


Temete il basket.

lunedì 11 novembre 2013

Giochi a caso: Smash Up



Ci avviciniamo alla tremenda stagione delle piogge, non è più tempo di uscire e stare in mezzo alla strada aspettando gli amici per le odiose apericene. Ora è tempo di stare a casa piangendo l'estate che è finita e il lavoro che ci ruba l'anima.
In questi tempi tristi e oscuri c'è solo una cosa da fare: giocare! (almeno noi che non abbiamo dolci metà che ci trascinano al cinema a vedere film pallosi o ad "eccitantissime" cene a quattro con “l'amica mia e quel tipo con ci è fidanzata questa settimana”

insomma, diciamocelo, l'autunno è una rottura di scatole e in mancanza di meglio si devono trovare modi per far passare il tempo e questa piccola scatoletta intitolata Smash Up potrebbe essere un toccasana per le nostre piovose serate.

Ma di che stiamo parlando?
Direi che è il caso di andare a vedere.



Smash Up è un gioco di carte, non sul tipo di scala 40 ma estremamente semplice e veloce.
Il gioco è composto da 8 mazzetti di carte, uno per ogni fazione, le varie fazioni si combinano a coppie di 2 per creare il mazzo dei vari giocatori. Una volta che ogni giocatore ha il suo mazzo di carte si dispongono le “carte base” sul tavolo. Lo scopo di ogni giocatore è conquistare i punti delle basi e arrivare per primo a 15.

Questo è il gioco in breve ma andiamo a vedere i dettagli

le fazioni
Ci sono 8 fazioni che vanno combinate a coppie. Ogni fazione ha 2 tipi di carta: le azioni e i seguaci. Le azioni ti fanno fare cose (pescare, distruggere carte avversarie ecc ecc) i seguaci sono quelli che ti fanno conquistare le basi, anche loro hanno delle abilità ma niente di troppo complesso

ma facciamo una rapida carrellata così da darvi un'idea
tra le fazioni abbiamo:



Robot: si potenziano tra loro e sono abbastanza veloci
Pirati: scappano per tutto il campo pronti a piazzarsi dove dicono loro al momento giusto
Zombie: manco a dirlo si reciclano in continuazione.
Maghi: sono quelli che pescano di più facendoti avere sempre in mano nuove carte strane.
Folletti: fastidiosi fino all'eccesso, il loro scopo nella vita è infastidire il prossimo.
Ninja: fanno quello che fanno i ninja. Appaiono all'improvviso e ti rovinano i piani
Alieni: fanno sparire carte avversarie e rubano punti in giro
Dinosauri: grossi, cattivi e armati di cannoni laser!

Ora ricordiamoci che le fazioni si combinano a due a due. Quindi potreste ritrovarvi a giocare cose come: dinosauri-ninja (!!!) cosa che per me vale da sola il prezzo del gioco.



Ma come funziona il tutto?
Facile. Ognuno prende il suo bel mazzetto pesca 5 carte e poi a turno fa le sue cose. Ogni tutrno un giocatore può:
giocare un seguace su una base
giocare un'azione
pescare due carte e passare

lo scopo è conquistare le basi. Ogni seguace del tuo mazzo ha un valore di forza, la base ha un valore di resistenza. Quando la somma della forza di tutti i seguaci (di tutti i giocatori) raggiunge la resistenza della base quest'ultima esplode e da i punti a chi l'ha conquistata (di solito 1°, 2° e 3° posto).

Alla fine il gioco si riduce a questo se non fosse che tutto è progettato in modo tale da costringere i giocatori a darsi reciprocamente fastidio nel corso della partita. Quel tipo di fastidio da cui nascono poi inimicizie che durano per tutta la partita.

Il gioco dura scarsa un'ora, è abbastanza veloce (a meno che non avete nel gruppo persone che pensano troppo) e considerate le varie combinazioni delle fazioni è molto lungimirante. Ogni fazione fa una cosa diversa e le strategie variano inevitabilmente in base alla combinazione che capita per le mani.

In breve un giochino multiuso che si presta sia a partite del tipo “giochiamo a questo mentre aspettiamo a Peppe il ritardatario” che a lunghe maratone dove le faide si protraggono da partita a partita. Si può giocare da 2 a 4 giocatori (anche se a mio avviso il meglio di se lo da a 4).


Ma sto divagando, dinosauri con armi laser direi che il resto è superfluo.

martedì 5 novembre 2013

Il contrappasso dei cretini



tanto tempo fa in una casa studenti baciata dal corroborante rumore del traffico di via Appia Nuova viveva uno studente spagnolo. Il suo nome è andato perso nella notte dei tempi ma egli è da noi stato ribattezzato Sancio per astuzia e sagacia.
Sancio era un giovane erasmus giunto dalle iberiche terre per imparare l'idioma italico in quella che, in un'epoca remota. Era la capitale del mondo ed ora si riduceva a grossa metropoli trafficata piena di palazzi vecchi e scassati che ostruivano il traffico.

Sancio pagava per la sua cameretta una cifra esorbitante ma ugualmente godeva di tutti i confort che la casa potesse offrire, qualunque essi fossero. Ma in virtù della grossa spesa che Sancio doveva mensilmente affrontare egli detestava, (giustamente) l'immondo essere che condivideva con lui parte della nobile casa.

Costui era un gretto napoletano giunto dalle terre oltre la civiltà. Viveva in una stanza più simile a grotta che a camera e pagava un affitto sensibilmente più basso. Invero si trattava di una creatura dalle strane usanze: egli lavava i propri piatti come la peggior plebe, quando il cesto della spazzatura era colmo egli rimuoveva il sacchetto e misteriosamente lo faceva sparire chi sa dove. Evidentemente si trattava di strani riti della sua gente. Presto Sancio si rese conto che il turpe figuro borbottante non capisse nulla della sua lingua per quanto lui si applicasse a ripetere le parole lentamente.

Sancio tollerava la maggior parte delle eccentricità dello strano napoletano. Tutta tranne una. Il giovine aveva infatti notato come il napoletano usasse accamparsi in una delle camere sfitte in cerca di pace e refrigerio. Era una cosa che faceva spesso nel pomeriggio quando il sole batteva inclemente sulla sua grotta scaldandola. Il napoletano prendeva quindi il suo portatile e si spostava nella stanza attigua.

Tutto ciò a Sancio non andava giù. “Per qual motivo costui paga quasi la metà di quello che pago io se poi va occupando stanze che non gli spettano!” disse a se stesso. “Anche io pago! Quelle stanze sono mie quanto sue!”

Deciso a far valere le sue ragioni Sancio prese abitudine di piazzare lo stendino col bucato nella stessa stanza dove di solito andava il napoletano. Grande fu l'orrore e lo sdegno quando il giorno successivo si accorse non solo che il napoletano era sempre lì accampato ma addirittura la turpe creatura aveva osato spostare il suo stendino!

Successe poi che il napoletano partì per 4 giorni. Al suo ritorno trovò la porta della stanza vuota chiusa a chiave e semplicemente si spostò in un'altra camera per ripararsi dal sole. Al contempo Sancio fu felice: aveva chiuso a chiave la porta così da impedire l'accesso al napoletano sia alla stanza che al suo bucato.

Peccato che il napoletano sapesse una cosa che Sancio ignorava. Invero la serratura di quella porta era difettosa e infame. Secondo il mito che era stato tramandato di fuorisede in fuorisede fino al napoletano nulla sarebbe stato in grado di riaprire quella porta se qualche folle avesse pensato di chiuderla a chiave.

Nulla se non la mitologica entità nota come il Ferramenta.

E fu così che Sancio dovette pagare il conto del nobile artigiano per poter mettere le mani sulle sue mutande pulite.


La storia si presta a molteplici interpretazioni e morali ma gli storici concordano nel dire: “non so cosa significhi tutto questo ma di sicuro non bisogna rompere il cazzo ad un napoletano”

lunedì 4 novembre 2013

Hurricane



Dopo la dormita più profonda delle mia vita posso finalmente sedermi davanti alla testiera e mettere in fila due parole riguardo a questa prima esperienza dall'altro lato di uno stand. È bene che sappiate da subito che sarà una faccenda confusionaria piena di incisi e distinguo perché non mi sono ancora ripreso del tutto.

Vorrei raccontarvi un sacco di aneddoti divertenti e di cose simpatiche ma dovrei inventarmeli visto e considerato che i miei quattro giorni di fiera si concentrano intorno ad un piccolo microcosmo all'interno del padiglione Giglio. Per cui se ne sentite il bisogno aggiungete voi un sacco di risate, pacche sulle spalle e scenette simpatiche che sicuramente saranno successe a Lucca ma che io non ho vissuto in prima persona.

Con questa premessa arriviamo alla prima grossa considerazione: la vita dello standista è qualcosa di molto simile ad una prova di Mai dire Banzai con l'aggiunta di una costante tortura psicologica. Paghi tot euro per lo stand, un altro tot di albergo per il dubbio privilegio di stare in piedi una decina di ore a guardare speranzoso la gente che passa pregando ogni dio conosciuto che comprino i tuoi fumetti.
Ci tengo anche a ringraziare quella cinquantina di persone che hanno sfidato la folla e le intemperie per venirci a cercare e comprare le nostre cose.

Grazie a tutti. Sappiate che ogni volta che uno di voi si fermava e comprava la mia autostima prendeva una boccata d'aria pura in quella giungla umida al sapore di ascella che era il padiglione Giglio. Per certi versi mi avete salvato la vita.

E visto che siamo in tema di ringraziamenti: grazie anche a tutti quelli che si sono alternati allo stand per fare i disegnetti e sollazzare il pubblico (pagante e non). Anche se credo che la loro costante presenza fosse in parte legata alla possibilità di una sedia su cui sedersi e uno spazio dove riposare le membra.

Grazie ai ragazzi della Absolute Black che ci hanno permesso di imbucarci al loro stand con i quali ho condiviso parecchie risate. Scusatemi se non vi chiamo per nome a tutti ma come avete avuto modo di scoprire ho un problema a legare nomi e facce.

Un grosso grazie a tutti quelli che, con infinita pazienza, hanno tollerato il fatto che non avessi idea di chi loro fossero quando invece avrei dovuto saperlo, quelli che hanno tollerato la mia faccia da triglia lessa quando non capivo che dicevano, grazie anche a tutti quelli che ora non mi ricordo perché sto ancora cotto.

Infine un grazie per la pazienza ai professionisti che hanno fatto il grosso errore di passare nel padiglione per poi essere braccati da me con gli albi in mano. Soprattutto grazie per la gentilezza e la pazienza che avete avuto nel trattare con un wannabe rincoglionito come me.

Detto questo la domanda fondamentale è: com'è andata?
Bene e male

Male perché alla fine non abbiamo venduto tutto questo granché. Sarà stata la posizione, sarà stato l'essere dei subaffittuari, sarà stato che magari non interessiamo come speravo. Ma direi che la prima uscita ha avuto l'impatto di una scorreggia in un uragano.
Non che mi aspettarsi folle adoranti ma uno un po' ci spera sempre.

Bene perché in ogni caso il primo passo è stato fatto. Nella mia testa malata una cosa è dire “voglio fare i fumetti” e un'altra è “Ecco questo è il mio fumetto, nel bene e nel male”. Bene perché la gente che ci ha visto si è interessata, ha guardato, ha comprato e addirittura qualcuno ha letto e poi è tornato a dirmi “Sai che mi è piaciuto assai?”. Son soddisfazioni

Ora non resta che sedersi a tavolino e per capire i come ed i perché per cercare di continuare. Tu lettore che stai al di là dello schermo potresti percepire in questo testo dell'amarezza e dello sconforto ma non è così.
Ok, mancano gli “Yeaaah” i “Eddaje!” e il sempre attuale “Abbiamo rotto un sacco di culi” che sono internazionalmente riconosciuti come simboli di felicità. Ma sono felice, stanco ma felice.
Ma sono anche un anziano lamentoso e quindi preferisco vedere le cose con freddezza più che dare e ricevere pacche sulle spalle (che sono comunque state abbondantemente distribuite).

Detto questo nella mia lista delle priorità balza al primo posto il “trovati un lavoro con uno stipendio”. Perché lo sforzo bellico necessario a queste cose va al di la del portafogli di un disoccupato.

Ovviamente la seconda cosa da fare è scrivere. Farlo con la consapevolezza che non hai nessuno da deludere, farlo come si devono fare queste cose: scrivere, riscrivere, correggere, riscrivere ancora, cestinare, incazzarsi e riscrivere.

Perché alla fine questo voglio fare.
Il resto è fuffa.



PS: una menzione speciale per la nuova categoria umana più odiosa che si possa incontrare ad una fiera. Una volta odiavo i cosplayer con costumi enormi che bloccavano il passaggio, poi quelli coi cartelli “free hugs”. Ma quelli che odio veramente siete voi, si voi collezionisti di disegni. Voi che venite allo stand comprate un albo, pretendete un disegnino a parte su un foglio che portate voi.
Non avrei nulla contro di voi se non fosse così palese che appena tornati a casa la prima cosa che farete sarà buttare l'albo e mettere su ebay il disegno sperando di riuscire a rivenderlo.

Dovete morì.