lunedì 4 novembre 2013

Hurricane



Dopo la dormita più profonda delle mia vita posso finalmente sedermi davanti alla testiera e mettere in fila due parole riguardo a questa prima esperienza dall'altro lato di uno stand. È bene che sappiate da subito che sarà una faccenda confusionaria piena di incisi e distinguo perché non mi sono ancora ripreso del tutto.

Vorrei raccontarvi un sacco di aneddoti divertenti e di cose simpatiche ma dovrei inventarmeli visto e considerato che i miei quattro giorni di fiera si concentrano intorno ad un piccolo microcosmo all'interno del padiglione Giglio. Per cui se ne sentite il bisogno aggiungete voi un sacco di risate, pacche sulle spalle e scenette simpatiche che sicuramente saranno successe a Lucca ma che io non ho vissuto in prima persona.

Con questa premessa arriviamo alla prima grossa considerazione: la vita dello standista è qualcosa di molto simile ad una prova di Mai dire Banzai con l'aggiunta di una costante tortura psicologica. Paghi tot euro per lo stand, un altro tot di albergo per il dubbio privilegio di stare in piedi una decina di ore a guardare speranzoso la gente che passa pregando ogni dio conosciuto che comprino i tuoi fumetti.
Ci tengo anche a ringraziare quella cinquantina di persone che hanno sfidato la folla e le intemperie per venirci a cercare e comprare le nostre cose.

Grazie a tutti. Sappiate che ogni volta che uno di voi si fermava e comprava la mia autostima prendeva una boccata d'aria pura in quella giungla umida al sapore di ascella che era il padiglione Giglio. Per certi versi mi avete salvato la vita.

E visto che siamo in tema di ringraziamenti: grazie anche a tutti quelli che si sono alternati allo stand per fare i disegnetti e sollazzare il pubblico (pagante e non). Anche se credo che la loro costante presenza fosse in parte legata alla possibilità di una sedia su cui sedersi e uno spazio dove riposare le membra.

Grazie ai ragazzi della Absolute Black che ci hanno permesso di imbucarci al loro stand con i quali ho condiviso parecchie risate. Scusatemi se non vi chiamo per nome a tutti ma come avete avuto modo di scoprire ho un problema a legare nomi e facce.

Un grosso grazie a tutti quelli che, con infinita pazienza, hanno tollerato il fatto che non avessi idea di chi loro fossero quando invece avrei dovuto saperlo, quelli che hanno tollerato la mia faccia da triglia lessa quando non capivo che dicevano, grazie anche a tutti quelli che ora non mi ricordo perché sto ancora cotto.

Infine un grazie per la pazienza ai professionisti che hanno fatto il grosso errore di passare nel padiglione per poi essere braccati da me con gli albi in mano. Soprattutto grazie per la gentilezza e la pazienza che avete avuto nel trattare con un wannabe rincoglionito come me.

Detto questo la domanda fondamentale è: com'è andata?
Bene e male

Male perché alla fine non abbiamo venduto tutto questo granché. Sarà stata la posizione, sarà stato l'essere dei subaffittuari, sarà stato che magari non interessiamo come speravo. Ma direi che la prima uscita ha avuto l'impatto di una scorreggia in un uragano.
Non che mi aspettarsi folle adoranti ma uno un po' ci spera sempre.

Bene perché in ogni caso il primo passo è stato fatto. Nella mia testa malata una cosa è dire “voglio fare i fumetti” e un'altra è “Ecco questo è il mio fumetto, nel bene e nel male”. Bene perché la gente che ci ha visto si è interessata, ha guardato, ha comprato e addirittura qualcuno ha letto e poi è tornato a dirmi “Sai che mi è piaciuto assai?”. Son soddisfazioni

Ora non resta che sedersi a tavolino e per capire i come ed i perché per cercare di continuare. Tu lettore che stai al di là dello schermo potresti percepire in questo testo dell'amarezza e dello sconforto ma non è così.
Ok, mancano gli “Yeaaah” i “Eddaje!” e il sempre attuale “Abbiamo rotto un sacco di culi” che sono internazionalmente riconosciuti come simboli di felicità. Ma sono felice, stanco ma felice.
Ma sono anche un anziano lamentoso e quindi preferisco vedere le cose con freddezza più che dare e ricevere pacche sulle spalle (che sono comunque state abbondantemente distribuite).

Detto questo nella mia lista delle priorità balza al primo posto il “trovati un lavoro con uno stipendio”. Perché lo sforzo bellico necessario a queste cose va al di la del portafogli di un disoccupato.

Ovviamente la seconda cosa da fare è scrivere. Farlo con la consapevolezza che non hai nessuno da deludere, farlo come si devono fare queste cose: scrivere, riscrivere, correggere, riscrivere ancora, cestinare, incazzarsi e riscrivere.

Perché alla fine questo voglio fare.
Il resto è fuffa.



PS: una menzione speciale per la nuova categoria umana più odiosa che si possa incontrare ad una fiera. Una volta odiavo i cosplayer con costumi enormi che bloccavano il passaggio, poi quelli coi cartelli “free hugs”. Ma quelli che odio veramente siete voi, si voi collezionisti di disegni. Voi che venite allo stand comprate un albo, pretendete un disegnino a parte su un foglio che portate voi.
Non avrei nulla contro di voi se non fosse così palese che appena tornati a casa la prima cosa che farete sarà buttare l'albo e mettere su ebay il disegno sperando di riuscire a rivenderlo.

Dovete morì.

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