Eataly
è un posto nato dall’idea di un genio. Oscar Farinetti ha posato il suo sguardo
ispirato sul mondo e si è accorto che fuori dall’Italia la gente mangia merda e
la chiama cibo italiano. Da qui l’idea: un supermercato di prodotti tipici
italiani di altissima qualità gestito con italica filosofia e illuminata
intelligenza.
La
cosa ha funzionato: New York, Londra, Berlino. Soldi a palate. Ma il problema
delle menti illuminate è che non sanno quando fermarsi, una mattina come tante
Oscar i siede al tavolo e spara l’idea della sua vita:
-Abbiamo
spaccato in tutto il mondo, ora tocca all’Italia.- sentenzia.
-Babbo
in Italia? Mi sembra un po’ ... azzardato. Sai
qui il cibo italiano si trova già.- ribatte il figlio.
-Balle!-
-Pà
dopo il Tuodì dubito che possiamo essere
più concorrenziali qui.-
-Chi ha detto che voglio fare concorrenza al ribasso? Una parola stupido idiota:
esclusivo. Se una cosa è esclusiva la gente ci si fionda dentro anche se vende
la stessa merda di tutti gli altri posti.-
-Ma
pà abbiamo i pacchi di pasta a 4 euro quale fesso viene a buttare i soldi così?
Hai sentito parlare di crisi?-
-Sta
zitto capra! Oscar ha parlato. Aprite i miei fottuti supermercati.- sbotta il
capofamiglia allontanandosi.
Avanti
veloce di 6 mesi. A Roma dopo un colloquio abbastanza inquietante mi viene consegnata
la divisa da salumiere e vengo affidato alle amorevoli cure del caporeparto: un contenitore di psicosi e dogmi aziendali in un corpo di donna.
Il
reparto è un piccolo mondo a parte, il resto del personale sembra una selezione
per un reality: c’è il leader nato, il leccaculo, la paranoica, la ragazzina saggia,
quella che non glie ne batte un cazzo, il tizio etico e la tipa sensibile.
Eataly
non è un semplice supermercato, come tutti hanno tenuto a farmi sapere, è una
filosofia: qualità ed eccellenza, italianità. Praticamente il sogno di
Montezemolo e tutti gli altri idioti di questo calibro. Tutto ruota intorno a tale concetto l’impianto
stereo manda in continuazione 4 artisti: Ligabue, la Pausini, Tiziano Ferro e
De Andrè. Misti a monologhi di “grandi imprenditori del settore”. È una cosa
bella se sei un cliente, se invece ci lavori tra le 4 e le 8 ore è un incubo.
Per
una persona normale lavorare qui dentro è un incubo. La gente crede nell’azienda
è convinta è fomentata (o almeno finge di esserlo) non si canta la sigla
aziendale solo per decenza. Se legalizzassero le armi come in America non mi
stupirebbe se la prima strage insensata si compiesse qui.
Quando Oscar ha aperto i suoi centri ha deciso
di distaccarsi dai metodi vecchi ed obsoleti della vecchia Italia delle raccomandazioni
e delle conduzioni familiari. Qui le cose sono organizzate seriamente: un
intero piano è dedicato ad addetti del personale executive-sa-il-cazzo e via
così. Una serie di figure professionali
inutili che stanno lì solo per decidere come il personale deve rapportarsi con
se stesso. Di principio andrebbe pure bene se non fosse che i reparti poi sono piccoli feudi personali.
Io
ho visto dall’interno solo il reparto salumi ma quello che ho visto mi fa
ipotizzare che non ci siano grosse differenze altrove. Prima di
tutto Eataly non crede in quella cosa obsoleta che è la gerarchia. A parte il
caporeparto nessun’altro può dare ordini
agli altri. Quindi i dodici addetti al reparto quando vengono a lavorare sono
tenuti e incoraggiati ad autogestirsi.
Tanto
per fare un esempio a caso: se tutte e sei le persone di turno decidono di
stare dietro al laboratorio a preparare la roba nessuno può dire niente perché
tutti sono pari grado. Stesso discorso per le competenze: nessuno ha un ruolo
specifico tutti fanno “un po’ di tutto in base alla necessità”. Non c’è un
coordinamento dall’alto, tu arrivi guardi il negozio e lo Spirito Santo ti
appare in testa dicendoti cosa fare.Dando vita a quella cosa bellissima che è la gerarchia del chi arriva prima la mattina. O, come la chiamano questi geni, la competizione positiva tra i dipendenti.
Tanto
per dire mentre istituzioni più anacronistiche come l’esercito (che ha solo l’obbiettivo
di difendere il paese)credono fermamente nella gerarchia e nella
specializzazione dei ruoli. Eataly punta sull’anarchia confidando che lo
Spirito Santo colmi le falle. Se il metodo Eataly fosse applicato ai militari
dove normalmente avremmo un operatore radio, un soldato semplice, un addetto
all’artiglieria e via dicendo avremmo invece un tot di uomini a cui è chiesto di
scegliersi il ruolo a seconda dell’occasione operativa e del gusto personale..
Non
è un mistero che io odi il Conad dove lavoravo anni fa ma solo ora
che faccio il paragone con Eataly mi rendo conto di quanto ero fortunato. Si eravamo
in mano alla Vecchia Italia, i metodi erano quelli medioevali. Il mio primo
giorno Carmen, la direttrice, mi affiancò a Ilaria e mi dissero: “questo è il
reparto dei detersivi. Qui non scade niente quindi non puoi fare danni. Tienilo
in ordine, ora ti faccio vedere cosa devi fare.” Nei giorni successivi da lì si
è passato agli altri reparti, poi alla cassa, poi ai banchi e infine alla
salumeria.
C’era
una chiara gerarchia fluida: Carmen era il capo, i suoi parenti i vice e in
fondo Ilaria. Tra di noi peones le gerarchie si decidevano in base al favore di Carmen e dei parenti. Ognuno
faceva un po’ di tutto ma era responsabile di uno specifico pezzo di negozio. Se
c’era un problema nel tuo reparto erano cazzi tuoi e di nessun altro. L’assenza
non era una scusa e amen.
Il
primo giorno da Eataly. Ero teso come
è giusto che sia davanti all’opulenza
del posto. Due minuti in spogliatoio ed ero al seguito di Giulia.
-Sono
pronto capo, che faccio?- chiedo fingendo entusiasmo.
-Oggi
stai dietro a me che ti faccio vedere, non prendere iniziative. Fai quello che
ti dico poi quando finisci chiedi a me.- dice con le mani dietro la schiena
come un generale.
-Ho
un reparto mio, un posto che devo tenere in ordine? Quando stavo alla con...-
-Dimentica
quello che hai imparato là. Quelli non sanno lavorare, qui ognuno deve fare
tutto ed è responsabile di tutto.-
-Quindi
nessuno è responsabile di niente.- borbotto a mezza voce.
-...-
mi fissa –In che senso?-
-beh
se succede un guaio come fate a capire di chi è la colpa?-
-A
me non sfugge niente.- dice poi apre la cella frigo – prendi quelle mozzarelle
e mettile al banco.
Ancora oggi non ho idea di cosa avrei dovuto realmente
fare. Ogni giorno era mio compito sistemare e badare ad una postazione diversa.
Non c’era una logica, o almeno nulla che io vessi potuto capire. Ogni iniziativa
era scoraggiata. Se finivi un lavoro dovevi chiedere a Giulia, che dopo essersi
abbondantemente lamentata, dava nuovi incarichi. GUAI ad aiutare chi che sia
durante le frequenti assenze di Giulia
creando così il Comma 22 di Eataly: “non farti mai trovare con le mani in mano
ma non osare fare qualcosa senza che un superiore ti abbia detto di farla” notare che, secondo la politica aziendale non
esistono superiori.
ma sei sicuro che sia così? A me non pare proprio.
RispondiEliminaStessa domanda qui: ma sei sicuro che fanno soldi a palate a Londra ed a Berlino??
Enzo