sabato 9 marzo 2013

Eataly: il vecchi è stupido. Noi di più


Eataly è un posto nato dall’idea di un genio. Oscar Farinetti ha posato il suo sguardo ispirato sul mondo e si è accorto che fuori dall’Italia la gente mangia merda e la chiama cibo italiano. Da qui l’idea: un supermercato di prodotti tipici italiani di altissima qualità gestito con italica filosofia e illuminata intelligenza.
La cosa ha funzionato: New York, Londra, Berlino. Soldi a palate. Ma il problema delle menti illuminate è che non sanno quando fermarsi, una mattina come tante Oscar i siede al tavolo e spara l’idea della sua vita:

-Abbiamo spaccato in tutto il mondo, ora tocca all’Italia.- sentenzia.
-Babbo in Italia? Mi sembra un po’ ...  azzardato. Sai qui il cibo italiano si trova già.- ribatte il figlio.
-Balle!-
-Pà dopo il Tuodì  dubito che possiamo essere più concorrenziali qui.-
-Chi ha detto che voglio fare concorrenza al ribasso? Una parola stupido idiota: esclusivo. Se una cosa è esclusiva la gente ci si fionda dentro anche se vende la stessa merda di tutti gli altri posti.-
-Ma pà abbiamo i pacchi di pasta a 4 euro quale fesso viene a buttare i soldi così? Hai sentito parlare di crisi?-
-Sta zitto capra! Oscar ha parlato. Aprite i miei fottuti supermercati.- sbotta il capofamiglia allontanandosi.

Avanti veloce di 6 mesi. A Roma dopo un colloquio abbastanza inquietante mi viene consegnata la divisa da salumiere e vengo affidato alle amorevoli cure del caporeparto:  un contenitore di psicosi  e dogmi aziendali in un corpo di donna.
Il reparto è un piccolo mondo a parte, il resto del personale sembra una selezione per un reality: c’è il leader nato, il leccaculo, la paranoica, la ragazzina saggia, quella che non glie ne batte un cazzo, il tizio etico e la tipa sensibile.

Eataly non è un semplice supermercato, come tutti hanno tenuto a farmi sapere, è una filosofia: qualità ed eccellenza, italianità. Praticamente il sogno di Montezemolo e tutti gli altri idioti di questo calibro. Tutto  ruota intorno a tale concetto l’impianto stereo manda in continuazione 4 artisti: Ligabue, la Pausini, Tiziano Ferro e De Andrè. Misti a monologhi di “grandi imprenditori del settore”. È una cosa bella se sei un cliente, se invece ci lavori tra le 4 e le 8 ore è un incubo.

Per una persona normale lavorare qui dentro è un incubo. La gente crede nell’azienda è convinta è fomentata (o almeno finge di esserlo) non si canta la sigla aziendale solo per decenza. Se legalizzassero le armi come in America non mi stupirebbe se la prima strage insensata si compiesse qui.
 Quando Oscar ha aperto i suoi centri ha deciso di distaccarsi dai metodi vecchi ed obsoleti della vecchia Italia delle raccomandazioni e delle conduzioni familiari. Qui le cose sono organizzate seriamente: un intero piano è dedicato ad addetti del personale executive-sa-il-cazzo e via così. Una serie di  figure professionali inutili che stanno lì solo per decidere come il personale deve rapportarsi con se stesso. Di principio andrebbe pure bene se non fosse che i reparti poi sono piccoli feudi personali.

Io ho visto dall’interno solo il reparto salumi ma quello che ho visto mi fa ipotizzare che non ci siano grosse differenze altrove. Prima di tutto Eataly non crede in quella cosa obsoleta che è la gerarchia. A parte il caporeparto  nessun’altro può dare ordini agli altri. Quindi i dodici addetti al reparto quando vengono a lavorare sono tenuti e incoraggiati ad autogestirsi.
Tanto per fare un esempio a caso: se tutte e sei le persone di turno decidono di stare dietro al laboratorio a preparare la roba nessuno può dire niente perché tutti sono pari grado. Stesso discorso per le competenze: nessuno ha un ruolo specifico tutti fanno “un po’ di tutto in base alla necessità”. Non c’è un coordinamento dall’alto, tu arrivi guardi il negozio e lo Spirito Santo ti appare in testa dicendoti cosa fare.Dando vita a quella cosa bellissima che è la gerarchia del chi arriva prima la mattina. O, come la chiamano questi geni, la competizione positiva tra i dipendenti.

Tanto per dire mentre istituzioni più anacronistiche come l’esercito (che ha solo l’obbiettivo di difendere il paese)credono fermamente nella gerarchia e nella specializzazione dei ruoli. Eataly punta sull’anarchia confidando che lo Spirito Santo colmi le falle. Se il metodo Eataly fosse applicato ai militari dove normalmente avremmo un operatore radio, un soldato semplice, un addetto all’artiglieria e via dicendo avremmo invece un tot di uomini a cui è chiesto di scegliersi il ruolo a seconda dell’occasione operativa e del gusto personale..

Non è un mistero che io odi il Conad dove lavoravo anni fa ma solo ora che faccio il paragone con Eataly mi rendo conto di quanto ero fortunato. Si eravamo in mano alla Vecchia Italia, i metodi erano quelli medioevali. Il mio primo giorno Carmen, la direttrice, mi affiancò a Ilaria e mi dissero: “questo è il reparto dei detersivi. Qui non scade niente quindi non puoi fare danni. Tienilo in ordine, ora ti faccio vedere cosa devi fare.” Nei giorni successivi da lì si è passato agli altri reparti, poi alla cassa, poi ai banchi e infine alla salumeria.
C’era una chiara gerarchia fluida: Carmen era il capo, i suoi parenti i vice e in fondo Ilaria. Tra di noi peones le gerarchie si decidevano  in base al favore di Carmen e dei parenti. Ognuno faceva un po’ di tutto ma era responsabile di uno specifico pezzo di negozio. Se c’era un problema nel tuo reparto erano cazzi tuoi e di nessun altro. L’assenza non era una scusa e amen.

Il primo giorno da Eataly.  Ero teso come è  giusto che sia davanti all’opulenza del posto. Due minuti in spogliatoio ed ero al seguito di Giulia.
-Sono pronto capo, che faccio?- chiedo fingendo entusiasmo.
-Oggi stai dietro a me che ti faccio vedere, non prendere iniziative. Fai quello che ti dico poi quando finisci chiedi a me.- dice con le mani dietro la schiena come un generale.
-Ho un reparto mio, un posto che devo tenere in ordine? Quando stavo alla con...-
-Dimentica quello che hai imparato là. Quelli non sanno lavorare, qui ognuno deve fare tutto ed è responsabile di tutto.-
-Quindi nessuno è responsabile di niente.- borbotto a mezza  voce.
-...- mi fissa –In che senso?-
-beh se succede un guaio come fate a capire di chi è la   colpa?-
-A me non sfugge niente.- dice poi apre la cella frigo – prendi quelle mozzarelle e mettile al banco.
Ancora oggi non ho idea di cosa avrei dovuto realmente fare. Ogni giorno era mio compito sistemare e badare ad una postazione diversa. Non c’era una logica, o almeno nulla che io vessi potuto capire. Ogni iniziativa era scoraggiata. Se finivi un lavoro dovevi chiedere a Giulia, che dopo essersi abbondantemente lamentata, dava nuovi incarichi. GUAI ad aiutare chi che sia durante le frequenti assenze di  Giulia creando così il Comma 22 di Eataly: “non farti mai trovare con le mani in mano ma non osare fare qualcosa senza che un superiore ti abbia detto di farla”  notare che, secondo la politica aziendale non esistono superiori.

1 commento:

  1. ma sei sicuro che sia così? A me non pare proprio.
    Stessa domanda qui: ma sei sicuro che fanno soldi a palate a Londra ed a Berlino??

    Enzo

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