giovedì 20 giugno 2013

Bobby Mallei

C'è stato un tempo in cui il mondo era più bello: c'erano le mezze stagioni, il problema principale era non andare troppo male a scuola e l'obiettivo di noi tutti era provare ad averla da ragazze che non avevano nessuna intenzione di darcela.
Le campagne di giochi di ruolo procedevano con una regolarità religiosa con grande sgomento di mia madre e mio padre. Quest'ultimo ancora si interrogava su quale errore genetico fosse intervenuto per fare del suo primogenito un rincoglionito perennemente con le testa fra le nuvole dotato di una fantasia così fervida quanto scarsa era la sua manualità.
Me li immagino tutti e due a discutere in ansia mentre io nella stanza accanto pittavo miniature e componevo l'ennesimo mazzo di Magic. Non che non provasse a capire in quanto sua convinzione è che ogni buon padre sappia, almeno per sommi capi, le passioni della prole.
Alla fine concluse con un “almeno non ti droghi”.
Rideva lui, ridevo io.
Per motivi molto diversi ma in sintesi era sollievo.
Nessuno di noi due lo sapeva all'epoca. Ma lui era lì.
In attesa

L'affermazione “almeno non ti droghi” non era del tutto esatta. Avevamo cominciato tutti in seconda superiore. Erba per lo più. Avevamo fatto degli esperimenti e ci era piaciuto. Nelle prime settimane, presi dall'entusiasmo provammo a fumare qualunque cosa che fosse di origine natura e arrotolabile in una cartina nella speranza di trovare qualcosa con il medesimo effetto. Nell'ordine provammo: basilico, origano, menta e peperoncino.
E capimmo che era stata una pessima idea.
Mentre noi tossivamo il peperoncino lui era lì tra i CD in attesa.
Rideva.

In seguito la cosa crebbe a livello esponenziale: una volta ogni tanto, ogni sabato sera, ogni volta che ci vedevamo ecc ecc. con una semplice costante: Bob Marley. Non ho mai ben capito quale fosse l'associazione di idee per cui se ti facevi una canna dovevi avere un giamaicano che cantava nello stereo. Sarà stato il messaggio di pace (che ignoravo), sarà che la musica era rilassante (non per me) o che per quanto ci sforzavamo di fare gli alternativi eravamo comunque vittima del marketing.
Resta che a me è sempre sembrato stupido insospettire più del dovuto. Immaginate di essere un carabiniere: state facendo il vostro giro quando passate vicino ad un auto parcheggiata con dentro 4 ragazzi, Bob Marley che canta nello stereo e una nube di fumo che manco la val padana.
È che cazzo, pare proprio che vuoi farti fermare.

Ma noi eravamo occupati in altre attività più importanti per notare questi dettagli. Principalmente fare i filosofi e ragionare sul perché lo stato nemico pretendesse che noi andassimo a lavorare per avere dei soldi. Oppure la guerra, la fame nel mondo, nella mia fiat punto sono state pronunciate alcune delle più indicibili cazzate che abbiano mai toccato l'aria. E non penso che eravamo i peggiori.
Ma lui era lì, nello stereo.

Quando ci stufavamo di stare in macchina in un angolo buio scendevamo in piazza del Gesù, da sempre ritrovo dei punkabbestia partenopei, i suoi servi, le sue vittime. Ci sedevamo su una fontana e fumavamo canne dicendo cazzate in mezzo ad un mare di idioti intenti a fare la stessa cosa. In quella piazza ho visto lo scarto dell'umanità. Gente che oramai non aveva più rapporti con la sua intelligenza.
C'era un tipo che metteva nello stereo della macchina canzoni dei Sud Sound System e le cantava a squarciagola ballando sul posto. Convinto che tutte le ragazze nell'area si bagnassero al solo vederlo.
C'erano delle tizie in piena fase lesbo che venivano ad accoppiarsi languide con le compagne sui bordi della fontana. Ubriache perse, fumate marce e con quell'atteggiamento di chi in realtà si sta mettendo in mostra.
C'era un tipo che, in cambio di un sorso di qualcosa di alcolico, si lanciava in un monologo accorato di analisi politica e complottismo che ancora resta alla base del mio manuale di traduzione Stefano-imbecilli.
C'era un piccione morto nella fontana. Ogni volta uno diverso.
E c'era una perenne puzza di sapone mai usato.
Ma c'era anche lui, nascosto da qualche parte: una spilla, una maglietta la copertina di un CD.
E ci fissava.

Le serate a volte sembravano non finire mai. Certe volte organizzavamo un poker dove oltre alle abilità richiesta dal gioco era richiesta una strenua resistenza per rimanere concentrati su quello che succedeva. Non era raro che qualcuno continuasse testardamente a giocare con un punto immaginario. A volte vinceva pure vantandosi dell'ottimo bluff che aveva fatto.
Altre volte dopo “essere stati in giro” verso le 3 accompagnavamo la gente a casa. Era quasi un obbligo morale l'ultima canna di saluto. Il problema principale è che a quel punto eravamo così pieni di cazzate che il dibattito si riaccendeva nello stesso istante in cui si tirava fuori il tritaerba. Un nostro amico aveva l'esasperante tendenza a non tener mai chiusa la bocca, cosa che poi gli impediva di leccare la cartina. Quando finalmente l'ultima canna era pronta ci voleva un'altra mezzora per fumarla.
E nello stereo c'era sempre lui,Bob Marley. Cantava No woman, no cry ed io, non capendo il testo (o intuendo qualcosa), immaginavo che Bob era un marito violento che menava la moglie e poi la minacciava di batterla ancora se non la smetteva di frignare.

Bobby Malley, come lo chiamavamo noi nella fattanza. Il gemello malvagio e perfido del povero Bob. Con una faccia simpatica che nasconde un sorriso crudele, rasta come serpenti. Bobby Malley è l'equivalente di It. Bobby sta arrivando con le sue canzoni sbiascicate, la puzza d'erba e i suoi discorsi pesanti sulla fame nel mondo e su come sono oppressivi i poliziotti che non vogliono farti fumare le canne.
Non è la droga che uccide. È Bobby Malley che ti fa centrare un palo della luce mentre cerchi di trovare la canzone giusta tra le 500 della sfigo-playlist.
Non è la droga che ti intorpidisce il cervello davanti allo sbirrume che ti ferma tutto fatto alle 4 del mattino. É Bobby Malley che continua a blaterare confondendoti le idee.
Non è la droga che non ti fa rizzare il cazzo tanta la pressione che si è abbassata. É Bobby Malley che ti mostra le foto di tua nonna coprendoti la visuale sull'unica punkabbesta tosta dell'emisfero.
Non è il sistema che ti esclude dal mondo del lavoro, non è il signoraggio che ti togli dalla sacca i soldi, non sono gli alieni a rapirti la notte, non sono i cellerini che ti menano, non sono io e i miei amici idioti che abbiamo deciso di stonarci a tal punto da non fottercene più.

È Bobby Malley. Non è consolante così? È lui che ha convinto il tuo cervello bacato che in fare il giocoliere giù piazza Dante è un'ottima idea.

Ti ucciderà. Non con quelle cazzate da pubblicità progresso e nemmeno con incredibili effetti speciali alla Final destination.
No, lui è più subdolo, ti ammazzerà un po' alla volta. Di noia.

Nessun commento:

Posta un commento