mercoledì 10 ottobre 2012

serata al Maxxi


Sabato 6 ore otto e un tot di sera piazzale Flaminio. Un appuntamento semplice, un gruppo di persone ferme a cerchio come ragazzi che giocano a sette si schiaccia senza pallone. Tutto è nato da un annuncio trovato da Chiara: “il museo Maxxi è aperto la sera del 6 dalle 20 alle 2 ed è GRATIS”. E visto che sulle cose gratis non si sputa mai sopra eccoci che è partita l'organizzazione. Che per certi versi ci è un po' sfuggita di mano.



Alla fine dopo lunghe tribolazioni telematiche ci siamo dati appuntamento in quel di Flaminio. I membri del cerchio erano: Io, Chiara, Valerio, Vittu, Arianna, Valentina, Vincenzo, Aurora e Alessandra. Quando poi si sono aggiunti anche Andrea e Max io avevo perso da tempo ogni tipo di corrispondenza faccia-nome degli altri arrivati che sono stati tutti archiviati nella cartella “amici_di_amici.txt”.



Una delle cose più chiare che si è palesata nel gruppo originale è che quando si chiede “e mo dove vogliamo mangiare” ognuno si chiude nel silenzio aspettando che sia un altro a proporre per poi obiettare qualcosa. Lunghi silenzi che sanno di trattativa hanno deciso per un democratico Buger King. Probabilmente perchè era la prima cosa struttura adibita al cibo che è capitata sott'occhio. Folla, caos, casino, tamarri. Insomma un fast food al sabato sera. Mangiamo chiacchiere e poi usciamo per incamminarci verso la meta. Non prima che altra gente si aggiungesse alla truppa.



Sembravamo un po' una comitiva di turisti in gita. La camminata è stata discretamente lunga ma ha avuto sicuramente ampie qualità digestive. Man mano che si avanzava ci si chiedeva ad ogni traversa se era quella giusta subito smentiti da Valerio e dai suo telefono magico. Tra i momenti di panico sicuramente possiamo annoverare Andrea che attacca a fare n filmato col suo i pad scatenando il panico nel suo pezzo di gruppo.



Il museo è abbastanza incasinato . La gratuità dell'evento ha spinto molta gente ad andare a dare un occhiata. Come noi in molti non avevano francamente idea di cosa avremmo trovato all'interno. Il sito recita “museo di arte e architettura moderna” ma se c'erano spiegazioni sono subito passate in secondo piano davanti alla parola GRATIS.



C'è una grossa fila, c'è lentezza, c'è noia. Ci separiamo quasi subito in gruppetti meno numerosi. Io Aurora e Alessandra vaghiamo per le sale ogni tanto incontrando altri esponenti della truppa intenti a vagare anche loro. È subito chiara la mia ignoranza per l'arte moderna o qualsiasi cosa ci sia qui dentro. L'edificio stesso è una specie di opera d'arte in onore della fantascienza post atomica (tipo grossi muri di cemento grigio e ambienti asettici). La cosa più particolare sono le scale che salgono e scendono ricordando un po' quel famoso quadro che fa sentire le gambe stanche solo a vederlo. Le cose interessanti si possono riassumere in:



una macchina degli anni sessanta parcheggiata in una stanza in penombra. Una stanza rivestita di finta corteccia di albeo con al centro un coso di legno con della resina. Varie cose informi, altre cose informi però stavolta appiccicate a terra, il puffo di rubick (da me battezzato così che consiste in un grosso cubo morbido con nove colori per lato. E infine una vetrata obliqua che se ti ci appoggi sopra non solo vedi il panorama ma ti senti pure di cadere.



Ci stiamo già dirigendo verso l'esterno per fumare e lamentarci della fuffosità dell'esposizione quando sbagliamo scalinata ci ritroviamo vicino ad un piccolo angolo con una porta girevole giallo splendente. Siamo come bambini e ci buttiamo dentro. Al di là c'è un altra ampia sala dove sono esposti modellini esotici e strani di opere di alta architettura. Camminiamo un altra oretta guardando le cose come se fossimo in un vero museo e poi usciamo.



Fuori si perde parecchio tempo. Si fuma si chiacchiera si verifica il dolore alle gambe e non ci si riesce a riunire. Ci andiamo a bere una cosa nelle vicinanze sicuri che prima il tram e poi la metro ci riporteranno a casa.



Non sarà proprio così. Al momento di rimettersi sulla strada di casa ci viene fatto notare che per quanto tardi possa chiudere la metro il tram non passa già da un pezzo. A questo punto tutto si fa confuso. Io Aurora ed Alessandra dobbiamo prendere quella metro. È l'una meno venti. Vuol dire che abbiamo una mezzora di tempo. Ci avviamo a passo svelto dopo rapidi saluti. Sbagliamo strada. Mi faccio ignorare da una signora a cui volevo chiedere informazioni e infine saltiamo su un autobus chiedendo: “questo va a Flaminio?”

“no.” Si chiudono le porte e parte. Ci sia ram di pazienza:

“e dove potremmo scendere per prendere una metropolitana?”

la risposta è vaga: forse conviene prendere i notturni forse a Ottaviano forse a Lepanto o a Piramide oppure... intanto le fermate passano. Alla fine ci vuole molta diplomazia e un uso accorto di metafore e parole semplici per farci lasciare nei pressi di Lepanto. Sono la 01:15 saltiamo in metro e siamo salvi.


Nessun commento:

Posta un commento