Un altra notte è calata. Non essendo
un patito della cucina hoi deciso che della motadella con pan carrè
andranno benissimo come cena. Aurora continua a dire che prima o poi
mi stuferò di questa roba e mi verrà lo sfizio di cucinare.
Io non credo, o almeno ci vorrà molto
tempo e molti chili mancanti prima che abbandoni la mia dieta ad
affetti e petti di pollo. Però la cena spartana di oggi ha motivi
molto più bassi della mia pigrizia ai fornelli.
Tutto si può riassumere ad un ora fa
quando sono rientrato a casa da una camminata esplorativo rilassante.
Il siculo dalla sua stanza discute animatamente in inglese. La voce
elettronica che gli risponde mi fa pensare a skype. Deve essere un
nuovo incarico per il nostro 007. non ci faccio molto caso anche se
il dubbio mi assale: che fine ha fatto la francese? Non la vedo da
giorni.
È una spia anche lei? Oppure lui l'ha
uccisa e spedita a parigi in una valigia? Magari me la sono solo
immaginata e considerando la natura del nostro incontro è possibile.
Questioni più pratiche richiedono la
mia attenzione ma dalla stanza di Pigiama giunge un suono estraneo
per questa casa: un canto. Non il canto melodico della sirenetta e
tantomeno rap sicopato.
Se avete visto gli Aristogatti forse e
dico forse potreste aver idea di cosa intendo: gorgheggi, prove di
canto, una strofa e poi silenzio.
Scappo in bagno prima di ridere come un
ossesso. Opto per un tost così da dover restare in cucina il meno
possibile. Quando dopo quasi un ora esco per rifornirmi d'acqua dalla
porta di pigiana arriva una voce squillante che declama battute di
quella che potrebbe essere un opera teatrale per ragazzi.
O un principio di schizzofrenia
“stai molto attento” mi ripeto in
testa mentre mi aggiro per la cucina cercando di fare meno rumore
possibile. Non saprei gestire questa situazione seriamente. Per
l'amor di Dio, non ho nulla contro gli attori ma è tutta la scena
che mi fa ridere.
Più tardi Francesca, che evidentemente
ama farsi gli altrui fatti, esce in cucina insieme a Pigiama. Molte
cose diventano chiare e in seguito esco anche io per lavare il
piatto. Pigiama è una studentessa. Su questo non mi hanno mentito.
Ma una studentessa di teatro che sta preparando uno spettacolo per
“non ho capito chi” al “non ho capito dove”.
Nel frattempo Francesca continua a
svuotare la sua stanza. A giudicare dalle buste dell'immondizia che
si accumulano ha collezionato una quantità di chincaglieria davvero
notevole. E pensare che doveva già essere andata via. A giudicare
dagli sguardi a volte simpatici a volte indagatori che mi riserva
potrebe essere qualunque cosa: schizzofrenia, punizione er aver
infrant inconsapevolmente una delle regole misteriose di qui o anche
solo aver letto questo blog per caso.
Quando mi vado a lavare i denti nella
cucina buia la grossa massa bianca di un materasso poggiato al muro
mi coglie di sorpresa. Evidentemente Francesca vuole davvero svuotare
la stanza.
Faccio spallucce e vado oltre.
Nella notte mentre leggo sento dei
tonfi che si propagano dl pavimento. Una cadenza ritmica. Il suono è
come quello dell'inuilina al piano di sopra che cammina scalza
battendo i talloni sul pavimento come una marcia.
Esco dalla stanza. Il buio è infranto
solo dalla luce che esce dalla porta mezza aperta di Pigiama. I tonfi
vengono da lì. Una voce che borbotta qualcosa: numeri credo.
So che non dovrei farlo, ma sotto utto
questo cinismo sono un bambinone curioso. Allargo il giro verso il
bagno quel tanto che basta per sbirciare dalla porta senza essere
visto.
L'immagine successiva me la porterò
dietro per tutta la vita.
Vedo pigiama che volteggia avvolta in
una tutina attillata nera stile Eva Kant i capelli legati a tutto e
faccia solenne e concentrata. Il piede nudo manca di pochi millimetri
lo spigolo del comodino consendendole un atterraggio, una piroetta e
un altro balzo che la porta fuori vista.
“e uno e due e tre e quattro”
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