domenica 4 marzo 2012

ho visto cose


Un altra notte è calata. Non essendo un patito della cucina hoi deciso che della motadella con pan carrè andranno benissimo come cena. Aurora continua a dire che prima o poi mi stuferò di questa roba e mi verrà lo sfizio di cucinare.

Io non credo, o almeno ci vorrà molto tempo e molti chili mancanti prima che abbandoni la mia dieta ad affetti e petti di pollo. Però la cena spartana di oggi ha motivi molto più bassi della mia pigrizia ai fornelli.

Tutto si può riassumere ad un ora fa quando sono rientrato a casa da una camminata esplorativo rilassante. Il siculo dalla sua stanza discute animatamente in inglese. La voce elettronica che gli risponde mi fa pensare a skype. Deve essere un nuovo incarico per il nostro 007. non ci faccio molto caso anche se il dubbio mi assale: che fine ha fatto la francese? Non la vedo da giorni.

È una spia anche lei? Oppure lui l'ha uccisa e spedita a parigi in una valigia? Magari me la sono solo immaginata e considerando la natura del nostro incontro è possibile.

Questioni più pratiche richiedono la mia attenzione ma dalla stanza di Pigiama giunge un suono estraneo per questa casa: un canto. Non il canto melodico della sirenetta e tantomeno rap sicopato.

Se avete visto gli Aristogatti forse e dico forse potreste aver idea di cosa intendo: gorgheggi, prove di canto, una strofa e poi silenzio.



Scappo in bagno prima di ridere come un ossesso. Opto per un tost così da dover restare in cucina il meno possibile. Quando dopo quasi un ora esco per rifornirmi d'acqua dalla porta di pigiana arriva una voce squillante che declama battute di quella che potrebbe essere un opera teatrale per ragazzi.

O un principio di schizzofrenia



“stai molto attento” mi ripeto in testa mentre mi aggiro per la cucina cercando di fare meno rumore possibile. Non saprei gestire questa situazione seriamente. Per l'amor di Dio, non ho nulla contro gli attori ma è tutta la scena che mi fa ridere.



Più tardi Francesca, che evidentemente ama farsi gli altrui fatti, esce in cucina insieme a Pigiama. Molte cose diventano chiare e in seguito esco anche io per lavare il piatto. Pigiama è una studentessa. Su questo non mi hanno mentito. Ma una studentessa di teatro che sta preparando uno spettacolo per “non ho capito chi” al “non ho capito dove”.



Nel frattempo Francesca continua a svuotare la sua stanza. A giudicare dalle buste dell'immondizia che si accumulano ha collezionato una quantità di chincaglieria davvero notevole. E pensare che doveva già essere andata via. A giudicare dagli sguardi a volte simpatici a volte indagatori che mi riserva potrebe essere qualunque cosa: schizzofrenia, punizione er aver infrant inconsapevolmente una delle regole misteriose di qui o anche solo aver letto questo blog per caso.



Quando mi vado a lavare i denti nella cucina buia la grossa massa bianca di un materasso poggiato al muro mi coglie di sorpresa. Evidentemente Francesca vuole davvero svuotare la stanza.



Faccio spallucce e vado oltre.



Nella notte mentre leggo sento dei tonfi che si propagano dl pavimento. Una cadenza ritmica. Il suono è come quello dell'inuilina al piano di sopra che cammina scalza battendo i talloni sul pavimento come una marcia.



Esco dalla stanza. Il buio è infranto solo dalla luce che esce dalla porta mezza aperta di Pigiama. I tonfi vengono da lì. Una voce che borbotta qualcosa: numeri credo.

So che non dovrei farlo, ma sotto utto questo cinismo sono un bambinone curioso. Allargo il giro verso il bagno quel tanto che basta per sbirciare dalla porta senza essere visto.

L'immagine successiva me la porterò dietro per tutta la vita.



Vedo pigiama che volteggia avvolta in una tutina attillata nera stile Eva Kant i capelli legati a tutto e faccia solenne e concentrata. Il piede nudo manca di pochi millimetri lo spigolo del comodino consendendole un atterraggio, una piroetta e un altro balzo che la porta fuori vista.



“e uno e due e tre e quattro”


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