un altra puntata era finita. Si tolse
il cappello a punta decorato con piume e cocc di bottiglia mentre
entrava nel suo camerino. La figura tracagnotta e calva avvolta in
quegli abiti sontuosi dallo stile vagamente egizio. Una volta chisa
la porta del camerino crollò su una sedia afferrandosi il volto tra
le mani piangendo disperatamente.
Anche stavolta non avevano voluto
crededergli. Il pubblico rideva fragorosamente mentre lui decantava
pomposamente le sue centurie. Anche stavolta nessuno aveva colto il
meggaggio delle sue premonizioni.
Quando aveva annunciato che la fine era
prossima il pubblico era esploso in un applauso credendo che si
riferisse alla fine della puntata dello show domenicale. Lui parlava
del mondo, il mondo intero era prossimo al collasso ma loro lo
fissavanop ammirati credendo che il suo farneticare facesse parte
dello spettacolo.
Come avrebbe voluto che lo fosse! Da
quasi due mesi aveva nascosto i tarocchi per evitare di consultarli
per errore. Preferiva non avere idea di quello che stava arrivando.
Per la prima volta nella sua vità l'ignoranza era la più preziosa
delle virtù.
Ancora adesso ogni volta che posava
tre monete su un bancone ritrovava il libro dei Ching aperto alla
pagina corrispondente. Era terrorizzato, ogni presagio concordava
ogni pezzo si fissava in un affeesco terrifincante di morte e
istruzione che solo lui riusciva a vedere. Anni di teatro e menzogne
l'avevano reso famoso come mago e chiromante ma a tutti era chiara la
sua finzione. Ora invece lui era l'unico a sapere la verità. L'unico
su sei miliardi d'individui ma era consideranto un giullare, non un
mago o un indovino.
E la csa peggiore era che tutte le
predizioni concordavano su un unico punto: lui sarebbe rimasto vio
fino alla fine.
Un passo dalla vetta
era iniziata per caso come tutte le
passioni, aveva continuato a fasi alterne seguendo le infinite
correnti della vita. Ogni momento di rabbia o di sconforto
accompagnato dalle note distorte della chitarra elettrica o dal
sommesso fruscio di spartiti e fogli di carta. La sua ragazza, contro
la sua volontà, aveva inviato una scadente registrazione tratta dal
suo garage ad una compagnia discografica.
C'era voluto un attimo: le sue canzoni
avevano saettato nell'etere passando da pc a pc come una parbola del
Cristo. Un Cristo arrabbiato e stanco di esser messo in croce. Le sue
note avevano conquistato prima la classifica locale e poi quella
nazionale mentre lui ancora suonava alle fiere cittadine.
Presto, fin troppo presto, arrivarono
le donne l'alcool e tutto quello che la sua mente immatura credeva
forre il rock & roll. Venne itervistato per così tante riviste
per così tante volte che quasi dimenticò il perchè di quelle note
e di quella musica. Era un sogno che si realizzava ma senza che lui
avesse fatto assolutamente nulla per farlo fiorire. Anzi il suo
comportamento man mano lo allontanò da tutti quelli che avevano
davver creduto nella sua musica amotoriale e fin trppo disillusa.
Prima la sua ragazza, che lo sorprese intento a soffocarsi tra le
tetre di una fan, poi i suoi amici: esclusi uno ad uno dalla sua vita
vagabonbda e sregolata. La famiglia non aveva mai contato un cazzo e
così continuò ad essere.
I suoi dischi trasformavano i secondi
in dollari mentre i suoi concerti radunavano folle adoranti. Era in
quel particolare paradiso in cui gli bastava sbottonare la pata dei
pantaloni per trovarsi una sventola attaccata all'uccello.
Poi, all'improvviso com'era arrivata,
la sua meteora passò: il mercato andava altrove, verso rapper
incazzati e ragazzine sculettanti. Cadde con la stessa velocità
della sua salita. Anche se aveva annusato annusato le stelle presto
tutto assunse un familiare odore di merda.
Ora era lì in piedi in mezzo al nulla
del piccolo parco. Una chiarra ed un amplificatore gli facevano da
band. Attaccò le prime note con fatica dopo mesi passati a fingere
di suonare.
Poi, quando prese il ritmo dedicò la
sua prima canzone, quella da cui era iniziato tutto, alle stelle
sopra di lui.
Quelle che per la sua stupidità non
era riuscito a toccare ma che comunque lo avevano scottato.
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