venerdì 10 febbraio 2012

Strani stili di vita


Stanotte, come tutte le altre notti in verità, verso le 23 la cucina oltre la mia porta si anima. Non sono fantasmi, almeno credo o comunque non quelli che si pensa normalmente.

Una nebbia oleosa si affaccia sotto la porta trasbordando nella mia camera odore di fritto e di arrostito.

Ma è meglio fare un salto indietro.

Ieri ho finalmente interagito con gli strani spettri che si aggirano per casa. Ancora non mi ricordo un nome che sia uno. Forse la ragazza carina con gli occhiali si chiama Francesca ma per ora è solo una teoria). L'occasione è giunta ad ora di cena quando le tre campane (nel senso di native della Campania) si sono radunate in cucina per cenare e scambiarsi informazioni sulle fiction del momento. Io mi sono trovato lì a lititgare con una padella e una frittata, tra una spiegazione delle regole di casa è nata la una coversazione.

Ovviamente è giunta la temuta domanda: tu che fai. E dopo aver scartato alcune vaghe bugie e preso l'orgoglio a due mani l'ho detto.

Studio per fare il fumettista. Ah quindi disegni. No li scrivo.


Le espressioni e i commenti successivi si sono velati d'entusiasmo e cortesia ma credo che statisticamente almeno una abbia pensato: “che modo insolito di voler fare il disoccupato”. Anche se c'è stata abbastanza carineria da non darlo a vedere.

Per il resto siamo usciti a parenti come solo i napoletani in terra straniera sanno fare. Finalmente ho scoperto quanti siamo effettivamente in questa sacca spazio-temporale: io, le tre napoletane, una francese (conosciuta in imbarazzanti situazioni poi vi dico), Miss pigiama (che è di Forlì) e poi il fidanzato della francese che non si vedrà per settimane visto che viaggia per l'Europa per motivi suoi (carichi di droga? Fa il killer?).

Ad ogni modo all'ingresso in casa avevo conosciuto solo le tre napoletane. La mattina dopo facendo lo zombie verso il bagno mi ritrovo caccia a faccia con questa tizia avvolta in un asciugamano che mi fissa spaesata, dopo delle imbarazzanti presentazioni in franco-italo-inglese ognuno è sparito nel suo buco dimensionale a rimuginare sulla presentabilità. Chi mi ha visto appena sveglio sa cosa intendo).

Ma ora a notte fonda le pentole continuano a cozzare tra loro, sto pensando di fumarmi una sigaretta per coprire l'odore di pancetta fritta che ha invaso la stanza. Il mio stomaco, recentemente condannato all'austerity, si lamenta inferocito.
È Miss pigiama (che ancora non ho visto con dei vestiti veri addosso). Lo so l'ho vista quando sono passato in bagno. Sta cucinando come mi a madre cucina a capodanno ma senza imprecare contro i troppi parenti in visita. Cucina come se fosse la sua ultima cena.
Posso identificare le pietanze in base all'odore che filtra dalla porta: baccalà, carne, pancetta, zucchine.
Com'è possibile? Sotto tutti quegli strati di pigiama si vede che è uno scricciolo.

È la mezza. Dopo una decina di minuti priva di odori e condita dallo scorrer dell'acqua in cucina si depongono le armi. La porta della stanza di Pigiama si chiude e cala il silenzio.

Anche io mi arrendo al file word bianco come la neve che qui pare esser pittata mi avvolgo nelle coperte.

Pochi istanti nella stanza di fianco, quella di Francesca, squilla un cellulare, è un tal Marco, la conversazione va avanti per un po'. Un po' di ore. Alternano l'italiano forbito dei quartieri bene di Napoli ad un napoletano da pescivendoli rionali mentre la conversazione segue l'altalenante filo dei fidanzati distanti: ti amo-sei un cretino-tu non capisci- ti amo.

Le parole mi cullano perdendo significato finché non crollo nel sonno del giusto
va tutto bene

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