lunedì 20 febbraio 2012

La voce di dio


In momenti di consapevolezza superiore sono arrivato alla conclusione che la musica è effettivamente la voce di Dio. Prove empiriche mi danno ragione su tutta la linea ed eventi totalmente scollegati tra loro fammo da filo comune alla mia teoria.



Già il fatto che se non ho la giusta ed adeguata colonna sono ra non riesco a scrivere un cazzo di niente nemmeno se qualcuno mi minacciasse con un fucile sulla schiena.



Arrivato qui dopo l'ultima fuga a Napoli ho scoperto una cosa tremenda: mi sono scordato le cuffie! Tragedia e sofferenza. Sono fin troppo riservato sulla mia musica e soprattuto quando scrivo amo usarla per isolarmi dal mondo.



Dopo vari tentativi senza, in cui per la verità ho prodotto poco o nulla di davvero significativo, ho deciso di optare per la soluzione “...e chi se ne fotte”.



Ora, badate bene, il mio portatile ha delle casse di una certa importanza e la posizione vantaggiosa della mia camera, praticamente nella cucina ma con una porta di mezzo, favoriva l'acustica in maniera impressionante.



Le mie dita dopo i primi accordi di chitarra volavano sulla tastiera mentre improvvisamente il cervello ha sbloccato tutte le parole che fin ora si intasavano sull'uscita bloccando l'ottanta per cernto della mia produttività.



Intanto fuori, assolutamente senza che io mi accorgessi di nulla, le onde sonore facevano il loro lavoro sull'inconscio della varia fauna che abita l'appartamento. Confusa tra la musica sentivo i soliti passi ma il chiacchiericcio si era spento da un po'.

Col senno di poi mi sarei accorto della stranezza: ad ora di cena le chiacchiere sono quasi un dovere da queste parti.



Ho scritto quattro pagine e stavo accenado la quinta quando è successo. Un fischiettare allegro a ritmo con la misica attraversa il corridoio interrompendosi ogni tanto solo per un basso canticchiare.



Esco dalla stanza dopo un po', la vescica pretende di fare la sua parte. Francesca studia sul tavolo in cucina il piede si muove inconsapevolmente al ritmo della canzone che è finita da un pezzo.

Torno dentro. Il cervello è sbloccato e la pausa non ha infranto l'ispirazione.



Dopo quasi un quarto d'ora pigiama esce dalla sua tana lo sferragliare di pentole e il continuo odore di pancetta sono accompagnati da un mormorio ritmico. Lo stesso che è stato fischiettato e poi ritmato.



Se mai entreremo in contatto con un altra civiltà sarà mia premura che gli umani si presentino solo con le loro canzoni. Quelle che anche se ignori il testo toccano qualcosa nel tuo dna trasmettendoti comunque l'emozione giusta.



Ma niente neomelodici, potremmo scatenare una guerra

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