giovedì 23 febbraio 2012

Paranoic Eddy


Paranoic Eddy



per buoni trenta secondi farfugliò parole incoerenti incomprensibili ad orecchio umano ed alla maggior parte del regno animale. Restò a fissare per qualche altro istante il corridoio vuoto affascinato da qualcosa che il suo supervisore evidentemente non aveva colto.

Poi fu un attimo: il suo sguardo opaco riprese vitalità e la ramazza riprese a flaggellare il pavimento della corsia ospedaliera al ritmo di smells like teen spirit. Era l'ultimo corridoio del turno poi finalmente a casa. Il supervisore dal canto suo alzò le spalle, in un gesto ormai abitudinario in quelle occasioni, decidendo di non rovinarsi la giornata.



Il viaggio verso casa fu breve ma intenso. Qualunque cosa avesse visto in quel corridoio era ritornata ai limiti del suo campo visivo almeno un paio di volte, in corrispondenza delle due sbandate della sua moto. La voce, spesso muta del suo buonsenso gli ricordò che non era sempre una buona idea prendere “quella roba” durante il turno. Ovviamente come tutte le altre volte un gesto della mano, e la conseguente sbandata, ricacciarono indietro la voce come un grosso moscone fastidioso.



Apena aperta la porta le familiari e rassucuranti fragranze della sua tana lo tranquillizzarono: chiuso, erba e bucati mai completati. Non apriva le finestre da quando era arrivata la Lettera, quella subdola dichiarazione di guerra. Dominò la rabbia che gi saliva imponedosi la solita routine.

Furono tre minuti lunghi e meticolosi: tutto era in ordine i foglietti sotto le serrande erano al loro posto, nessuna traccia di aria fresca. Nessuno era entrato in sua assenza.

Spostata la montagnella di “vestiti” che ostruiva l'accesso alla tazza e sbrigate i suoi doveri verso la biologia si andò ad abbandonare sul divano mentre le grosse dita da contadino cercavano di rollare la prima canna del pomeriggio.



Il cervello registrò la presenza di mutandine da donna. Claudia? Maria? Angela? Non ne aveva davvero idea, non era mai stato bravo coi nomi e alla veneranda età di 38 anni faceva fatica ad associare un nome alle tette della proprietaria. Non aveva queste distrazioni al momento, l'ultima in ordine di tempo, miss nutella, era sparita proprio quando stava iniziando ad aprirle il suo cuore.

Le donne di oggi amano essere stupide, pensò con amarezza, basta iniziare a parlare del capitale e portarle a qualche riunione che subito scappano.



Accese il bengala mentre recitava il suo peronale mantra del fumatore. Mentre la familiare stonatezza dell'erba gli avolgeva il cervello una voce da molto in basso diede voce ad un dbbio sopito: e se le avessero madate Loro, quelli della Lettera. Spie adoranti pronte a spifferare i segreti dell'ultimo uomo puro rimasto in città.

Un rumore fuori la porta. Scattò in piedi e rifece il giro di controllo in cerca di qualcosa di compromettente. La sua tessera del partito ad esempio.



Sul tavolo in cucina, sommersa da bollette non pagate c'era la Lettera. Iniziava così: primo avviso, ammoniamo il ricevente dal contestare ulteriormente le politiche sulle turnazioni... il resto era un mistero per tutti tranne per chi aveva scritto quel modello standard.



La guerra era iniziata ad “ammoniamo”

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