
La soluzione al dilemma è stata
semplice: torna a casa, perchè a casa non si pagano i pasti, perchè
a casa ci sono gli amici. Le ferrovie dello stato per un qualche
motivo mi odiano: 5 ore da Orvieto a Roma ed altre 2 fino a Napoli.
A Napoli tutto fila liscio. Vedo gli
amici, i parenti e tutti gli altri in rapida successione. E tutti,
nella stessa rapida successione, si congedano e salutano mentre si
apprestano ad andare in vacanza da qualche altra parte proprio in
questa settimana.
Ferragosto, i soldi non sono ancora
arrivati, resisto con la venti euro che mi separa dal baratro. La
sera sono ricordi confusi: casa di un amico, in terrazzo che non
ricordavo di fosse. Troppi alcolici e troppo poco cibo. Nuovi
fertilizzanti bio per i vasi del palazzo. Poi un ritorno a casa.
Mi manca il mio ventilatore. Qui
massimo alle 9 il caldo si fa troppo insopportabile per restare a
dormire. E la notte è l'unico momento in cui è possibile vivere
senza sciogliere.
Ogni pomeriggio monto in macchina e
vado verso la posta centrale. Ogni pomeriggio il sole batte sul
bancomat rendendo tasti e schermo incandescenti. Inserisco il Banco
Posta e poi chiedo il saldo pregando che abbiano caricato i soldi.
Tutto è vuoto. Qualche decina di metri più in là c'è una
libreria, di quelle illuminate che i lasciano leggere dentro senza
dirti nulla. Sono tre giorni che leggo indisturbato un libro che non
posso permettermi.
Sono quasi dieci giorni che non scrivo
nulla. Niente nada zero. Sarà il caldo ma il succo della storia è
lo sconforto. Agosto è un nulla temporale che ti mette in una
condizione non molto diversa dalle anime del purgatorio. Nulla,
niente, in attesa.
E pensare che fino all'anno scorso
dicevo ad Aurora che era esagerata a lamentarsi che non andava in
vacanza. il problema vero è che senza una vacanza non c'è nemmeno la fine della vacanza. e se la vacanza non finisce come fai a sapere quando è il momento di rimettersi all'opera?
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