sabato 6 aprile 2013

Scooby Doo Reloaded (Budapest 7)


Ungheria da qualche parte a Budapest anno 1551 circa.
L'ambiente non è dei più accoglienti: mattoni spogli, gallerie scavate e puzza persistente di muffa. I soldati del principe Mattia si tengono a debita distanza dal prigioniero. Le lance puntate davanti alla scarna ma imponente figura vestita di stracci. Dietro di loro il principe in persona con al suo fianco un prete che salmodia preghiere di abiurazione.
-... pertanto la nobilissima corte di Ungheria Vi condanna ad espiare i vostri peccati e le vostre atroci malvagità contro il regno, Dio e gli uomini...- Mattia interrompe con un gesto la declamazione del suo attendente. Fissa il prigioniero negli occhi e viene ricambiato dalla vista dell'oscurità della sua anima.
-Hai provato a rapire la mia promessa moglie, feccia. Ti sei intrufolato a corte credendoti un nobile, un protettore del popolo e invece sei solo un macellaio che si proclama sovrano di un regno miserabile come la Valacchia, marcirai qui. Per sempre.
-Se sono così miserabile come dici perché nessuno, né nobili né plebei, ha il coraggio di calare la scure sul mio collo giovane principe?- ribatte il prigioniero. Il sorriso di un lupo.
-non sei degno di una pubblica esecuzione. Morirai qui, di fame e di stenti.- ribatte il principe visibilmente a disagio -I tuoi crimini sono troppo mostruosi per far altrimenti.-
Mattia si allontana, i soldati lo seguono. I muratori si mettono all'opera per sigillare l'ingresso.
-tornerò.- dice il prigioniero -queste mura non possono trattenermi per molto.- il principe si ferma a metà strada, il prete riprende a salmodiare più forte.
-non temo gli spettri.-
-non sono loro che devi temere. Ma me: Vlad Drakul III sovrano di Valacchia. Uscirò di qui e avrò ciò che mi spetta. E l'ultima cosa che vedrai sarà la punta della mia spada. Così io giuro.

2013, Budapest. Ponte delle Catene. Sara sta facendo un servizio fotografico ai leoni a guardia del ponte. Io li guardo sospettoso. Sembrano aspettare solo il ritorno di Gozer il Gozeriano. Sara non ci bada minimamente presa com'è a cambiare i vari obbiettivi della reflex. Più in là Aurora sta facendo un servizio fotografico alla prima arcata del ponte. Alessandro è un po' più avanti che si sbraccia dichiarando la sua contrarietà a questo incedere da anziani giapponesi che fanno le foto ad ogni mattonella.
Oggi è la giornata campale, visita alla collina del castello. Un castello dove è passata metà della nobiltà d'Europa (Asburgo soprattutto). Distrutto e ricostruito circa sei volte da guerre e bombardamenti. È una cosa enorme che occupa tutta la collina, sembra la Reggia di Caserta ma con più pezzi medioevali e molti più Gargoyle. Ed è enorme. La guida ci spiega che nelle 4 ali del castello si possono trovare quattro musei (che noi bellamente ignoriamo) che c'è tutta una serie di cose da vedere e da fare.
Quindi andiamo alle bancarelle all'ingresso. Tra le altre cose consumiamo un altro snack tipico del luogo: sembra un bombolone alla crema ma senza crema in mezzo e con un impasto che sa di miele e altri gusti a piacere. Buono abbastanza da farci dimenticare il “pane raffermo” preso al parco municipale. E per la cronaca la tizia del chiosco parlava italiano meglio di me.

Una Sara contenta (o drogata di zuccheri)


Ci aggiriamo per mezza giornata per il castello nell'ultima tratta tallonati da una scolaresca urlante e da quello che sembra un viaggio di 5 di romani o fiorentini. Passa il tempo mentre giriamo intorno e si inizia a fare pensata di mangiare ma... Sara apre la guida e dice: “io volevo vedere le grotte sotto al castello”
ci mettiamo un'altra oretta e un giro completo della collina prima di trovare l'ingresso a quella che la guida promette essere una Budapest sotterranea. Sono quasi le 3 quando arriviamo davanti all'ingresso vagando apparentemente a caso su e giù per la collina.


Il fiero ingresso del Dungeon

una lunga scalinata ci porta all'ingresso dove la prima cosa che vediamo è un grassone che assale un panino in una sala vuota, ci guarda male. Sulla destra, dentro un gabbiotto di alluminio un ragazzo pallido e che vorrebbe essere da un'altra parte ci stacca i biglietti. A me ricorda qualcosa di un qualche film che ho visto. Uno di quei film in cui un gruppo di ragazzi viene ucciso e tagliato a pezzi. Un altro dettaglio conferma la teoria a me e agli altri.
Siamo gli unici turisti.
Le grotte che i proprietari hanno battezzato Labirintus consistono in un tunnel circolare con qua e là delle ramificazioni. Nessuno ci accompagna. Iniziano a formarsi immagini di una decina di film dell'orrore, ma per ora è tutto inconscio.
La visita si fa un po' inquietante man mano che avanziamo. Gli stronzi che hanno messo su queste gallerie hanno ben pensato di piazzare in punti strategici luci che proiettano coni d'ombra in stretti passaggi, a rendere tutto ancora più inquietante un vociare basso rimbomba qua e là nel corridoi. Giriamo qualche angolo e ci ritroviamo in uno slargo dove un gruppo di manichini vestiti da nobili dell'800 stanno in posa come ad un ricevimento. La voce registrata di una guida in ungherese esce da un altoparlante rimbalzando poi in tutto il corridoio ed oltre le curve.
Ci addentriamo, passiamo una serie di porte di legno scuro e massiccio chiuse da catenacci arrugginiti alla destra di un corridoio.
Passiamo attraverso degli archi con ai lati le ante di un cancelletto in ferro battuto che ha tuta l'aria di volersi chiudere da solo all'improvviso. Abbiamo visto tutti abbastanza film dell'orrore da farci un idea di cosa potrebbe succedere. In seguito si dirà che la colpa è di Sara che si è impressionata e ha fatto fare i “film in testa” a tutti ma la verità è che nessuno lì sotto si sentiva troppo tranquillo, anche solo per la possibilità di non riuscire a trovare l'uscita.
Ma il colpo di grazia al nostro già tenue coraggio era proprio dietro l'angolo: in alcuni corridio laterali iniziano ad apparire delle tombe: dei pezzi di pietra modellati a forma di tauto (cassa da morto) dall'aspetto tutt'altro che rassicurante. Una mappa sul muro ci indica che c'è un passaggio più lungo che si ramifica. Ci addentriamo. Il soffitto si fa più basso Aurora quasi sfiora con la testa. È tutto umido e c'è del fumo nebbioso in giro (probabilmente un'altra delle trovate degli stronzi dei proprietari).
Io non posso fare a meno di pensare che siamo il gruppo perfetto per un teen movie horror. Abbiamo la tipa bona che la sa lunga e fa la spavalda, il nerd rincoglionito che fa i momenti di alleggerimento, il quarterback un po' tonto ma simpatico e quella che vuole dare un occhiata tanto mica succede niente.
Giriamo l'angolo è umido e fa un po' caldo, c'è un po' di paccottiglia il giro sistemata a mo di museo, più avanti un buco nella roccia ed un altro tauto di pietra da solo in una stanza quasi buia. E un cartello sul muro.


Questo cartello

Sara inizia a leggere tutta la storia. Ora a ripensarci suona più come inventata dai proprietari ma lì sotto sembrava verissima: pare che all'epoca Dracula sia stato qui. Secondo la storia lui e il principe Mattia (erede al trono) si contendevano l'amore della stessa donna (che non mi ricordo come si chiama). Lei tra il principe erede d'Ungheria e un pazzo sanguinario pare scelga il principe ma viene rapita da Dracula. Mattia (che è praticamente un eroe nazionale) recupera la sua bella e sbatte Dracula nei sotterranei del castello e ce o lascia tipo per dieci anni. Poi lui scappa fa quello che deve fare e “muore”
e qualche simpaticone lo seppellisce nel grosso tauto un po' più avanti.
Per farla breve noi italiani emancipati e istruiti ci caghiamo addosso. Ognuno fa finta che il fatto non è il suo: Sara dice qualcosa tipo “meno male che ho mangiato la zuppa d'aglio”; Aurora fa quella coraggiosa che va avanti per prima per poi lamentarsi che abbiamo mandato avanti lei, io ed Ale facciamo battute nervose.
Adesso, alle soglie della primavera nelle nostre case col sole che splende dalla finestra siamo bravi tutti a dire “eh ma io facevo finta mica mi so messo/a paura davvero”. Fatto sta che la “tomba di Dracula” l'abbiamo intravista sporgendoci dalla soglia senza entrare e poi abbiamo tirato diritti fino all'uscita.
Ci siamo persi, siamo entrati in una scura sala proiezione dove andava in loop un filmato da quanto è bello il castello di Budapest, siamo stati un po' e poi abbiamo telato. Verso l'uscita ci siamo quasi convinti che ci avessero chiuso dentro e poi via, verso la luce.

A pensarci adesso quello che succederà durante la notte non può essere una coincidenza.

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