venerdì 7 dicembre 2012

La mafia dell'anello (1)




NOTA: ho preso il file paro paro a com'era sul pc mo ho troppo sonno per rileggerlo ma domani giuro che lo sistemo

“oste un altro giro!” disse Marv mentre il grosso braccio agitava un boccale una volta pieno che ora si andava spargendo sul pavimento nell'indifferenza generale. Gli altri avventurieri risero sguaiatamente intorno al tavolo.
Jeff smise di rendere più uniforme lo sporco sui boccali dietro al bancone e zoppicando andò verso il grosso barile di birra annacquata per preparare l'altro giro. La mente del locandiere cercò di isolarsi dal crescente trambusto mentre Uth, il grosso barbaro, e una decina di paesani si lanciavano un una canzone oscena di cui nessuno conosceva le strofe.
Odiava gli avventurieri. Il fatto che fossero gli unici che gli portavano veri guadagni non contava nulla. Li odiava come lo storpio che era odia la stampella, quella che lui si rifiutava di usare. Odiava le loro spacconerie, il loro portamento, le loro storie tragiche ed eroiche e, soprattutto, il loro vizio di portare sanguinolenti trofei esotici da abbandonare sui suoi tavoli prima di dedicarsi ai festeggiamenti.
Si era sempre chiesto cosa c'era di così entusiasmante nell'andare ad agitare una spada in qualche grotta innominabile e tornare poi pieni di denaro o gloria. Poteva anche capire perchè un giovane non troppo sveglio decidesse di mettersi a fare l'eroe. Quello che gli sfuggiva era perchè il popolino ci tenesse tanto.
Prendiamo ad esempio la grossa testa di lucertola intenta a sanguinare sul tavolo degli avventurieri: si trattava di un giovane drago, talmente giovane da non raggiungere le dimensioni di un cavallo. Era una di quelle bestie che viveva nella sua nicchia ecologica a nord. A vederlo con occhio esperto era chiaro che le uniche fiamme che avesse mai sputato fossero servite a cuocere i conigli di cui si nutriva. Qualche montanaro lo aveva notato tempo addietro e subito questo gruppo di energumeni sovreccitati gli piove addosso ed ecco che da “promessa dell'ecosistema” il giovane draghetto si è ritrovato a diventare “decorazione da camino”.
“...e quando ha provato a sollevrsi in aria per incenerirci” raccontava concitato Marv “la nostra nobile maga lo ha trascinato a terra con la sua arte” per mettere più enfasi mimò con le braccia le potente magia della compagna. “poi...”
“poi Uth gli ha staccato di netto la testa con la sua ascia” borbotto Jeff per nulla entusista.
“poi Uth gli ha staccato di netto la testa con la sua ascia” disse Marv (con molta più enfasi) mentre Uth sventolava l'enorme ascia come a voler concedere il bis se solo un avventore si fosse offerto per la parte del draghetto.
Tutte le storie del Drappo Rosso si concludevano così: una virgola brutale tra le parole “arrrrgh!” e “Waaaa!”
tutti sono bravi ad agitare le armi con i muscoli, pensava Jeff, nessuno degli eroi che frequentavano regolarmente la sua taverna superava la definizione di beone ipertrofico. C'era più furbizia in uno dei topi che infestavano il Ratto Zoppo, la taverna, che in tutti i membri del Drappo Rosso. Eppure quei quattro maledetti lo avevano rovinato con il loro vizio di mettere il naso dove non dovevano. In quella storia particolare l'ascia di Uth non aveva staccato nessuna testa. Si era limitata a prendergli di striscio il ginocchio sinistro. E tanto era bastato per chiudere una gloriosa carriera nel crimine cittadino.

Nessun commento:

Posta un commento