NOTA: ho preso il file paro paro a com'era sul pc mo ho troppo sonno per rileggerlo ma domani giuro che lo sistemo
“oste un altro giro!” disse Marv
mentre il grosso braccio agitava un boccale una volta pieno che ora
si andava spargendo sul pavimento nell'indifferenza generale. Gli
altri avventurieri risero sguaiatamente intorno al tavolo.
Jeff smise di rendere più uniforme lo
sporco sui boccali dietro al bancone e zoppicando andò verso il
grosso barile di birra annacquata per preparare l'altro giro. La
mente del locandiere cercò di isolarsi dal crescente trambusto
mentre Uth, il grosso barbaro, e una decina di paesani si lanciavano
un una canzone oscena di cui nessuno conosceva le strofe.
Odiava gli avventurieri. Il fatto che
fossero gli unici che gli portavano veri guadagni non contava nulla.
Li odiava come lo storpio che era odia la stampella, quella che lui
si rifiutava di usare. Odiava le loro spacconerie, il loro
portamento, le loro storie tragiche ed eroiche e, soprattutto, il
loro vizio di portare sanguinolenti trofei esotici da abbandonare sui
suoi tavoli prima di dedicarsi ai festeggiamenti.
Si era sempre chiesto cosa c'era di
così entusiasmante nell'andare ad agitare una spada in qualche
grotta innominabile e tornare poi pieni di denaro o gloria. Poteva
anche capire perchè un giovane non troppo sveglio decidesse di
mettersi a fare l'eroe. Quello che gli sfuggiva era perchè il
popolino ci tenesse tanto.
Prendiamo ad esempio la grossa testa di
lucertola intenta a sanguinare sul tavolo degli avventurieri: si
trattava di un giovane drago, talmente giovane da non raggiungere le
dimensioni di un cavallo. Era una di quelle bestie che viveva nella
sua nicchia ecologica a nord. A vederlo con occhio esperto era chiaro
che le uniche fiamme che avesse mai sputato fossero servite a cuocere
i conigli di cui si nutriva. Qualche montanaro lo aveva notato tempo
addietro e subito questo gruppo di energumeni sovreccitati gli piove
addosso ed ecco che da “promessa dell'ecosistema” il giovane
draghetto si è ritrovato a diventare “decorazione da camino”.
“...e quando ha provato a sollevrsi
in aria per incenerirci” raccontava concitato Marv “la nostra
nobile maga lo ha trascinato a terra con la sua arte” per mettere
più enfasi mimò con le braccia le potente magia della compagna.
“poi...”
“poi Uth gli ha staccato di netto la
testa con la sua ascia” borbotto Jeff per nulla entusista.
“poi Uth gli ha staccato di netto la
testa con la sua ascia” disse Marv (con molta più enfasi) mentre
Uth sventolava l'enorme ascia come a voler concedere il bis se solo
un avventore si fosse offerto per la parte del draghetto.
Tutte le storie del Drappo Rosso si
concludevano così: una virgola brutale tra le parole “arrrrgh!”
e “Waaaa!”
tutti sono bravi ad agitare le armi con
i muscoli, pensava Jeff, nessuno degli eroi che frequentavano
regolarmente la sua taverna superava la definizione di beone
ipertrofico. C'era più furbizia in uno dei topi che infestavano il
Ratto Zoppo, la taverna, che in tutti i membri del Drappo Rosso.
Eppure quei quattro maledetti lo avevano rovinato con il loro vizio
di mettere il naso dove non dovevano. In quella storia particolare
l'ascia di Uth non aveva staccato nessuna testa. Si era limitata a
prendergli di striscio il ginocchio sinistro. E tanto era bastato per
chiudere una gloriosa carriera nel crimine cittadino.
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