Adelina fissa a lungo la parete accanto
alla sua porta. I cassonetti sono distanti quasi tre metri eppure il
cumulo d'immondizia arriva quasi fin sotto alla porta del suo basso.
Scuote il viso rugoso con aria afflitta mentre mani artritiche
inseriscono armeggiano con la serratura. Vorrebbe dire qualcosa ma il
passaggio di un gruppo di ragazzini la ferma. Non sta bene imprecare
davanti ai giovani.
Va avanti da troppo, i vicoli dei
quartieri spagnoli intasati di monnezza come tutto il resto della
città. La puzza è opprimente e la pioggia non migliora la
situazione. Adelina fa finta di niente mentre si dedica alle sue
attività quotidiane. Si sveste dallo sgargiante vestito a fiori per
indossare il pigiamone una sgargiante vestaglia a fiori. Galoppando
sugli zoccoli si avvia in cucina per mettere su un bel brodo caldo.
Nel vecchio televisore, che oramai
accende per compagnia più che per interesse, varie “facce
importanti” si affannano a dire che l'Emergenza si può risolvere
solo con la differenziata, salvo poi sottolineare come non lo
facciano i cittadini.
Stavolta Adelina bestemmia, al sicuro
nelle mura della sua casa. Bestemmia forte e con convinzione.
Poi afferra il telefono.
Anche se al sicuro dentro il suo
camioncino di raccolta Mario è preoccupato. Come ogni notte ha
imboccato i vicoli dei Quartieri con l'intento di caricare quel poco
di monnezza che può permettersi. Fino a un ora fa fremeva per
tornare al lavoro ora, circondato da tutte le parti da anziane
agguerrite, si sta pentendo di aver disertato lo sciopero dei
netturbini.
Le vecchie si accalcano intorno a lui
come zombie, bussano sul finestrino, parlottano tra loro e ignorano
il suo strombazzare di clacson. Mario è preoccupato: gli hanno detto
che qui nei Quartieri può succedere di tutto. Camorristi,
spacciatori, scippi. Ma nessuno ha mai parlato di torme di vecchie
inferocite. Se l'avessero fatto ci avrebbe pensato bene prima di
prendere il posto.
Mentre la testa di Mario è intenta a
formulare questi pensieri la mano sgarra e abbassa il finestrino
esponendo il viso all'orrida orda geriatrica.
Molti interpreti e storici delle
antiche lingue fanno incubi molto simili alla conversazione che va
accendendosi intorno a Mario. Parole vennero dette, intere frasi
vennero pronunciate e risposte furono ricambiate. Un assedio di versi
gutturali e incomprensibili per i più. Allo spettatore occasionale
la scena risulterebbe incomprensibile se non fosse per il tono delle
voci dal quale era possibile ricavare il succo dell'intera faccenda:
le anziane pretendevano qualcosa da Mario, qualcosa che prima non
avrebbe potuto dare, qualcosa che con l'andare della conversazione e
un sensibile aumento di decibel e volgarità Mario si trovò
costretto e fornire.
Una settimana dopo. Con uno
straordinario sforzo il comune aveva rimosso i cumuli di immondizia
dalla zona. Ma non era questa la particolarità. I foglietti appesi
ad ogni portone erano la particolarità. Foglietti a righe con grafia
di bambino, nipotini per la precisione. Ogni foglietto recitava con
la stessa imprecisa e stanca grafia una tabella di giorni ed orari:
plastica il martedì, carta il giovedì, venerdì il verto, lunedì
il resto.
Mentre il camioncino di Mario arrancava
sulla salita di sampietrini più in là nel vicolo Adelia e le altre
signore si sgolavano in antichi richiami di partenopea memoria per
segnalare il momento della raccolta. Gli accordi erano chiari. Tutti
rispettavano le tabelle e gli orari. Le vecchie comari del quartiere
come vedette silenziose smascheravano i trasgressori da dietro le
loro serrande. La punizione per costoro era terribile. Se non
rispettavi la tabella l'intero vicolo lasciava i sacchetti davanti
alla tua porta.
E così nel quartiere della droga,
delle case sgarrupate e vecchie, delle comari impiccione e dei
ragazzini chiassosi arrivò, prima che in ogni altra parte della
città, la raccolta differenziata ed Adelina poté tornare a cucinare
il suo minestrone senza badare a quello di cui cianciavano in TV.
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