martedì 24 aprile 2012

Favola Partenopea


Adelina fissa a lungo la parete accanto alla sua porta. I cassonetti sono distanti quasi tre metri eppure il cumulo d'immondizia arriva quasi fin sotto alla porta del suo basso. Scuote il viso rugoso con aria afflitta mentre mani artritiche inseriscono armeggiano con la serratura. Vorrebbe dire qualcosa ma il passaggio di un gruppo di ragazzini la ferma. Non sta bene imprecare davanti ai giovani.

Va avanti da troppo, i vicoli dei quartieri spagnoli intasati di monnezza come tutto il resto della città. La puzza è opprimente e la pioggia non migliora la situazione. Adelina fa finta di niente mentre si dedica alle sue attività quotidiane. Si sveste dallo sgargiante vestito a fiori per indossare il pigiamone una sgargiante vestaglia a fiori. Galoppando sugli zoccoli si avvia in cucina per mettere su un bel brodo caldo.

Nel vecchio televisore, che oramai accende per compagnia più che per interesse, varie “facce importanti” si affannano a dire che l'Emergenza si può risolvere solo con la differenziata, salvo poi sottolineare come non lo facciano i cittadini.

Stavolta Adelina bestemmia, al sicuro nelle mura della sua casa. Bestemmia forte e con convinzione.

Poi afferra il telefono.



Anche se al sicuro dentro il suo camioncino di raccolta Mario è preoccupato. Come ogni notte ha imboccato i vicoli dei Quartieri con l'intento di caricare quel poco di monnezza che può permettersi. Fino a un ora fa fremeva per tornare al lavoro ora, circondato da tutte le parti da anziane agguerrite, si sta pentendo di aver disertato lo sciopero dei netturbini.

Le vecchie si accalcano intorno a lui come zombie, bussano sul finestrino, parlottano tra loro e ignorano il suo strombazzare di clacson. Mario è preoccupato: gli hanno detto che qui nei Quartieri può succedere di tutto. Camorristi, spacciatori, scippi. Ma nessuno ha mai parlato di torme di vecchie inferocite. Se l'avessero fatto ci avrebbe pensato bene prima di prendere il posto.

Mentre la testa di Mario è intenta a formulare questi pensieri la mano sgarra e abbassa il finestrino esponendo il viso all'orrida orda geriatrica.



Molti interpreti e storici delle antiche lingue fanno incubi molto simili alla conversazione che va accendendosi intorno a Mario. Parole vennero dette, intere frasi vennero pronunciate e risposte furono ricambiate. Un assedio di versi gutturali e incomprensibili per i più. Allo spettatore occasionale la scena risulterebbe incomprensibile se non fosse per il tono delle voci dal quale era possibile ricavare il succo dell'intera faccenda: le anziane pretendevano qualcosa da Mario, qualcosa che prima non avrebbe potuto dare, qualcosa che con l'andare della conversazione e un sensibile aumento di decibel e volgarità Mario si trovò costretto e fornire.



Una settimana dopo. Con uno straordinario sforzo il comune aveva rimosso i cumuli di immondizia dalla zona. Ma non era questa la particolarità. I foglietti appesi ad ogni portone erano la particolarità. Foglietti a righe con grafia di bambino, nipotini per la precisione. Ogni foglietto recitava con la stessa imprecisa e stanca grafia una tabella di giorni ed orari: plastica il martedì, carta il giovedì, venerdì il verto, lunedì il resto.



Mentre il camioncino di Mario arrancava sulla salita di sampietrini più in là nel vicolo Adelia e le altre signore si sgolavano in antichi richiami di partenopea memoria per segnalare il momento della raccolta. Gli accordi erano chiari. Tutti rispettavano le tabelle e gli orari. Le vecchie comari del quartiere come vedette silenziose smascheravano i trasgressori da dietro le loro serrande. La punizione per costoro era terribile. Se non rispettavi la tabella l'intero vicolo lasciava i sacchetti davanti alla tua porta.



E così nel quartiere della droga, delle case sgarrupate e vecchie, delle comari impiccione e dei ragazzini chiassosi arrivò, prima che in ogni altra parte della città, la raccolta differenziata ed Adelina poté tornare a cucinare il suo minestrone senza badare a quello di cui cianciavano in TV.

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