lunedì 16 aprile 2012

Acido per Batterie

dei greci non c'è da fidarsi. Lo sa la finaza internazionale, lo sanno gli anichi romani e quei poveri persiani che hanno provato ad invaderli. Ma si sa, io sono fesso. Così quando ho ricevuto l'invito da un amico per il suo compleanno non mi sono fatto troppe domande né ho preso le dovute precauzioni.



Che stupido.



Tradizionalmente al compleanno di questo mio amico i di lui genitori si dedicano con decisione all'antica arte culinaria greca per il sollazzo degli ospiti. Vorrei dare la colpa a questo ma non basta e non sarebbe giusto e poi è necessario andare con ordine.



Sono giorni che il mio fisico cerca di mandarmi segnali. Segnali del tipo: guada che tra un po' ti ammali, guarda che sei quasi malato, guarda come stai storto di stomaco ed altri segnali poco edificanti di questo genere.



È ovvio che li ho ignorati tutti, e per poco mi sentivo pure bene. Per poco. Come dicevo avrei voluto dare la colpa alle pite fatte in casa unte e bisunte, elle polpettine inchimmose ma buone alle patate al forno o alle copiose quantità di vino incurgitate ma la colpa è solo mia e si può riassumere con l'essere caduti nella stessa trappola che stavamo progettando.



Dovete sapere che il Greco è andato per un mese in cina a vagabondare, fare il turista e farsi perculare. Lui e il suo turpe socio sono poi con una strana bottiglia dalla forma esotica e colore brillante. Loro sostengono che il liquido all'interno è liquore cinese. Noi vittime sospettiamo che sia qualcosa di molto peggio, qualcosa che normalmente in cian si usa per diluire il gasolio o in complicate reazioni chimiche.



Fatto sta che, preda di dionisiaco entusisamo, ne ho buttato giù un bicchierino convinto che avesse un effetto simile alla grappa digestiva o simili. Il liquido incolore va giù andando ad incontrare le due pite, le polpette, le patate e un mare di vino. Non ne sento il sapore solo un violento bruciore in tutto lo stomaco mentre gli organi interni prendono fuoco.



Da lì collasso totale dei sistemi: ogni forma di appetito sparisce mentre mi impegno a tener dentro quello che già c'è e che sembra lievitare, poi perdita della capacità cognitive e della volontà di alzarsi dal divano. Infine una tosse rauca con annessi sforzi di vomito e respiro affannoso.



Per farla breve una piena sindrome post “pranzo di matrimonio” unita all'abisso alcolico.

Ho lottato, ho almeno ci ho provato. Ma ho fallito.



Grazie a dio che son tornato a casa.



Ma ancora quel saporaccio torna in bocca ad ogni rutto. E il mio fegato grida vendetta.

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