Non sono un paranoico. No signore,
anche se mentre scrivo queste righe ogni tanto mi guardo le spalle,
anche se nel dormiveglia vedo qualcosa nell'angolo tra muro e armadio
che poi si rivela essere il ventilatore. Non sono paranoico e non
sono pazzo, ma lo ha detto il nippolo di polvere con cui condivido la
stanza, smezziamo l'affitto e parliamo di filosofia fino a tarda
notte. E prima che lo chiediate quelle pillole colorate le prendo
solo per insaporire i pasti tristi del fuorisede single.
La famiglia Esposito al completo ha
invaso casa recentemente. Non so se sia davvero il cognome della
tizia nuova ma per non allontanarci troppo dai luoghi comuni direi
che Esposito per una napoletana vada bene. Comunque in pochi giorni
prima è venuta la madre e poi al sorella. Vista la naturale
ospitalità l'altra stanza che dava accesso al balcone è stata
apparecchiata per la sorella di Daniela. L'assenza delle “due della
doppia” e di ogni generale regolarità dei cicli del sonno delle
due sorelle hanno fatto si che l'ultimo week end lo vivessi più a
casa di Aurora (grazie assai per l'ospitalità e la pazienza. È dura
avere un barbone per casa) che da me.
Ci sono cose che nella vita si danno
per scontate come ad esempio che lavare un quintale di piatti alle
tre di notte discutendo dei fatti propri possa dar fastidio o che le
amabili chiacchiere romantiche fuori al balcone sono ancora meglio
quando il tizio della stanza di fianco non sta cercando di dormire o
scrivere e, per inciso, muore dalla voglia di mettere bocca nella
discussione. Dovevo scendermene a Napoli venerdì, i fatti lo
dimostrano. Credo che tutto sto casino sia una punizione per aver
illuso Daniela che mi toglievo dalle scatole nel fine settimana. Me
lo merito.
In più sta succedendo qualcosa,
qualcosa di misterioso che se non fossi paranoico, impressionabile e
pazzo non salterebbe ai meriti di cronaca. Ho già accennato al fatto
che c'è qualcosa qui e credo di aver identificato questo qualcosa.
Posate e bicchieri spariscono, non si
trova una cosa nello stesso posto manco a inchiodarla, da quando ho
perso sto pessimo vizio di non chiudermi a chiave in camera la porta
la trovo sempre semi aperta. Poco un paio di cm ma sono sicuro che
l'avevo chiusa. Sicuro come può essere sicura di qualcosa una
persona che ha passato l'ultima mezzora a cercare gli occhiali che
aveva sul naso, mi rendo conto che è poco, ma questo è il massimo
della sicurezza che posso concedere.
Esiste uno spiritello domestico della
tradizione napoletana che coincide perfettamente con gli ultimi
avvenimenti: il Munaciello. È una creatura dispettosa e amante degli
scherzi ma in fondo benevola. Secondo i racconti popolari non dovrei
nemmeno scriverlo perché la gente parla e non gli piacciono i
pettegolezzi. Sempre secondo la tradizione dovrei lasciargli qualche
dono durante la notte (sigarette o cibo preparato con le mani mie in
base alla tradizione) o onorarlo facendo dormire una bella donna
seminuda nel mio letto (in quest'ultimo caso saremmo contenti in
due). Facendo un rapido calcolo per ora dovrà accontentarsi di
fumare.
Ci sono altre possibili soluzioni al
mistero: la paranoia suggerisce che magari qualcuno mi spia
allargando la porta quel tanto che basta per vedere se ci sono e che
sto facendo. Un altra parte di me crede che le correnti ascensionali
che si formano in casa (qui chiudere le finestre è una cosa che
credo violi una qualche etichetta) fanno aprire la porta (è una di
quelle a scorrimento su un binario non ha cardini).
Ma francamente preferirei di gran lunga
si trattasse del Munaciello perchè l'idea di essere spiato da
qualcuno mi manda oltre la normale dose di paranoia che posso
gestire.
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