E' notte fonda, non ho sonno ma anche
se lo avessi un improvvisa paranoia sui ragni me lo fa passare. Se
anche non fossi diventato pazzo tutto in una botta resterebbero
comunque i suoni della strada a tenermi sveglio. Se anche lì cadesse
il silenzio ci sarebbe sempre il problema del freddo: prima
piacevole, poi eccessivo, poi nuovamente agognato appena spunta una
coperta. Insomma è una di Quelle notti. Quelle che non dormi perchè
così è stato deciso. Magari avresti avuto più fortuna se avessi
evitato di fare le due ma arrivati a questo punto è inutile
lamentarsi.
Il sonno è passato l'ipod è scarico,
il libro è noioso e non resta altro da fare se non fissare il
soffitto con l'aria di chi sta pensando a qualcosa d'importante.
Potrei reinstallare League of Legend ed appicciarmi sullo schermo del
portatile fino alle luci dell'alba mentre mi meno con russi e
giapponesi. Ci penso un attimo. No meglio di no. Sarebbe come un ex
tossico che si fa una pera in onore dei “bei tempi andati”. Fisso
il soffitto, che aria da filosofo mi deve dare. La notte fa questo
brutto effetto.
La mente vaga in cerca di un
occupazione passeggia nel suo piccolo studio d'osso e cartilagine
senza badare alle decorazioni di materia grigia. Avanti e indietro
per un po', borbotta, guarda qualche scartoffia, poi prende l'agenda
e inizia a fare il punto della situazione:
domani mattina mi sveglio presto le
otto, otto e mezza massimo. Mi faccio il caffè. Quel tipo di caffè
che serve a svegliarsi veramente, quel caffè che si beve in piedi e
non seduto davanti al portatile cazzeggiando. Mi rado, mi faccio la
doccia e poi scendo, vado a portare i curriculum alle agenzie, ai
ristoranti, ai supermercati e ai pub.
Poi torno a casa verso mezzogiorno.
Accendo il portatile e mi metto a cercare qualcosa su internet.
Questa volta lo faccio per bene, non mi fermerò scoraggiato al
quarto annuncio dicendo “non ci sta niente, crisi di merda”.
Questa volta andrò fino in fondo alla pagina e poi continuerò
ancora.
Verso l'una e mezza le due metto su
il pentolino, faccio bollire l'acqua e mi preparo qualcosa. Questa
volta dopo mangiato lavo subito tutto perchè mai più si deve
formare quella montagnella di piatti sporchi in cucina.
Una volta finito di fare i mestieri
di casa da brava finta massaia torno al portatile. Non cago di
striscio facebook e tutto il resto. Non mi metto manco ad aprire la
mail in modo compulsivo. Apro un file word, di quelli già iniziati,
e scrivo. Quando il cervello si stanca di pensare sempre alla stessa
cosa salvo e passo al prossimo e così via fino alle sei e mezza.
A questo punto scendo. Non prendo la
metro o i bus, cammino. Se dice bene vado a trovare Aurora, prendo un
caffè, due chiacchiere e poi me ne torno per ora di cena. Se dice
male cammino e basta finchè non è ora di ritornare.
Cucino anche la cena prendendo dalle
scorte portate su da Napoli, lascio perdere la pizza al trancio il
pub e la birreria, lascio perdere pure la Peroni in offerta sulla via
del ritorno. Torno mangio e poi ricomincio a scrivere, più soft:
mezzora di scrittura, un capitolo di lettura e via così finchè non
si fa ora di dormire.
Si, mi piace. Da
domani inizio.
Da domani.
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