giovedì 18 luglio 2013

Wannabe



Sono tempi illuminati questi. La gente va a vedere film tratti dai fumetti e li apprezza, tutto quello che ci ha fatto deridere in gioventù sta entrando nell'immaginario collettivo. C'è speranza.
Nel giusto ambiente e con una sapiente dose di mezze verità uno come me può addirittura far credere al mondo che si, faccio lo sceneggiatore! Creo mondi, invento storie e tutta quella fuffa che fa da contorno ad un lavoro del genere. Se hai un po' di fortuna a queste dichiarazioni ci possono essere dei seguiti. Magari una platea, preferibilmente composta da una sola persona di sesso femminile non che chiaramente disturbata. Le bugie funzionano perché l'altra persona vuole crederci. E così, con qualche aneddoto inventato o rivenduto e qualche cara vecchia fesseria (tipo “Ma davvero adori Dylan Dog? Pensa te di recente hanno preso una mia storia ma la pubblicheranno solo tra qualche anno.”
grazie ai social network puoi vantarti di conoscere Questo o Quello. Puoi fare tante buone impressioni tra le studentesse meno furbe delle scuole di fumetto. Finché si rimane sulla prima impressione basta la forma. La sostanza è secondaria. Il tuo piccolo ego si può nutrire felice.

Poco importa che il foglio è bianco da almeno sei giorni. Sei stato occupato. Pianificare, progettare, decidere. Impieghi più tempo a cosa farai quando sarai famoso che a come diventarlo.
Pagamenti a un anno con percentuale sulle vendite, racconti d'amore per Confidenze, concorsi di fumetto che non vinciamo mai.
Perché “siamo talmente avanti che il mondo non ci capisce!”

Intanto non ci sono i soldi, un'altra volta. Non si va in vacanza, un'altra volta. Ad Agosto sei sepolto in casa con le tapparelle abbassate ad inveire contro quelli che ci sono riusciti. Com'è possibile? Uno come Quello scrive 'sta roba e a te nessuno ti paga? Quell'altro poi deve essere raccomandato, se no non si spiega.
“mi a detto un amico di mio cugino che Coso in realtà è il nipote di Tizio. L'ha letto su internet.”

Tutto spiegato è un complotto.

“e Zerocalcare allora?”
“Beh, quello ha solo avuto culo che la gente ride di tutte le minchiate. Quelle strisce potevo farle io. Le facevo pure meglio.”
“E perché non lo hai fatto?”
Silenzio.

* * *

Metro A, Roma. Due e trenta di pomeriggio la maglietta grigia ha guadagnato nuove tonalità scure solo grazie al sudore. Il pantalone della tuta è nero ma è coperto di terra e da frammenti d'erba lasciati lì dal tagliaerba. Faccio così schifo che i barboni della Metro B mi hanno scansato disgustati.
Sono un aspirante sceneggiatore. Non posso ancora fregiarmi di quel titolo se non riesco a pubblicare. Faccio la mia brava gavetta sognando quei tempi mitici in cui potrò mangiare con i frutti del mio lavoro. Faccio finta che non ci siano in mezzo una decina di sottocategorie.
Per adesso falcio l'erba, poto le siepi e mi faccio bastare i buoni pasto. Un giorno a qualcuno piacerà qualcosa e farò il botto come Quello o Quell'altro.


Le bugie migliori sono quelle a cui vuoi credere.

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