Sede Centrale della Bonelli Editore. Le
sirene antincendio ululano, il panico nella redazione è paragonabile
solo a quello nel Pentagono subito dopo la scoperta dell'inizio di
una guerra atomica. Per Sergio Bonelli al momento l'idea di un
Fallout nucleare sarebbe infinitamente più rassicurante di questo.
-Signore, i server, gli hard disk... è
tutto andato- dice uno dei redattori.
-I backup?- Sergio già conosce la
risposta è la sua speranza a porre la domanda. Lui è già in un mondo
di dolore.
-I che?-
Un sospiro, lungo, una boccata d'aria.
Quasi si può sentire il cervello di Sergio contare fino a dieci.
-Le copie cartacee? Che diavolo deve
esserci rimasto qualcosa!-
-Ehm, signore, pare che l'incendio sia
partito da lì. È tutto andato.-
Sergio si massaggia pazientemente le
meningi, un redattore più esperto coglierebbe al volo il segnale ma
esperienza e perspicacia sono cose che mancano completamente a questo
specifico redattore.
Se le avesse avute non sarebbe andato
lui a fare rapporto. Il silenzio è rotto solo dalle sirene
antincendio.
-Signore? Cosa facciamo?-
Bonelli estrae una Glock da sotto la
giacca e spara in testa al redattore, non è un gesto completamente
inutile. Sergio è una persona pratica, uno di quelli che affronta i
problemi uno alla volta man mano che si presentano seguendo la
gerarchia fino alla soluzione. Eliminare un incompetente può
sembrare un gesto di stizza ma in realtà è la soluzione ad un
problema: Sergio non è mai stato capace di concentrarsi con degli idioti
che gli blaterano intorno.
-Radunate i disegnatori.- dice rivolto
a nessuno in particolare. -Poi attaccatevi al telefono, gli
sceneggiatori devono avere qualche file salvato. Possiamo
riprenderci.- i redattori sopravvissuti lo fissano ammaliati per un
istante prima di mettersi all'opera.
-Sai che non è stato un incidente
vero?- dice una voce alle spalle di Sergio.
-Si, ma chi può essere stato? Gli
americani?-
-No qualcosa di peggio. Gli americani
non farebbero un lavoro così rozzo.-
-E allora chi? Siamo il vertice della
catena chi oserebbe sfidarci?-
Roberto Recchioni esce dall'ombra
calpestando pezzetti di plastica e mucchietti di cenere sotto gli
anfibi, la punta della katana fa capolino dall'impermeabile ad ogni
passo.
-I wannabe.- la voce è carica di
disprezzo.
Sergio lo fissa per un attimo, ci mette
un po' a collegare.
-Tu che ci fai qui?- chiede.
-Sapevo che c'era bisogno di me.-
-Quindi almeno tu hai dei backup delle
tue cose?- di nuovo speranzoso come uno spasimante a cui è stato
detto “ti voglio bene come un amico”.
-No, una volta spedita la roba
preferisco non occupare spazio sul computer.- in verità Recchioni
potrebbe subaffittare interi giga di memoria dal suo computer, il
problema è che poi non girerebbero bene i giochi. Già il suo mac è
appesantito da migliaia di foto di gattini coccolosi che ama
collezionare. Ma ovviamente preferisce non pubblicizzare la cosa, ne
va della sua reputazione.
-Se non hai nemmeno il tuo materiale
allora a che mi servi?- Chiede Sergio piccato.
-Posso fare in modo che la cosa non si
ripeta più.- Recchioni sguaina leggermente la katana in un gesto
eloquente.
Sergio Bonelli rimane per alcuni
secondi in silenzio, non è una decisione da prendere alla leggera.
Potrebbe scatenare qualcosa di tremendo. A sua giustificazione
possiamo dire che la sua casa editrice da leader del settore è
precipitata al più infimo livello di produttività, non ha nulla da
pubblicare, nulla con cui far soldi. Al momento la Bonelli ha le
capacità produttive di due cinesi con una fotocopiatrice.
-Procedi.-
Roma, Zona Appia-Tuscolana, casa
Bartoli ore undici e quaranta. Squilla un telefono. Lorenzo si
contorce sul divano cercando di non far cadere il mac per vedere il
numero: “Sergio Bonelli” recita il display.
Secondo la fisica un corpo non può
passare da uno stato di quiete ad uno di grande velocità senza
l'applicazione di una forza. Lorenzo lo fa, scatta in piedi posando
il portatile sul divano. Corre per casa cercando uno dei gatti e
afferra un sigaro. Dopotutto è il capo della mala degli
sceneggiatori (vedi “la colpa del peperone") ed anche senza
telecamere in giro deve restare nel personaggio.
Accende il sigaro buttando fuori un po'
di fumo. Si piazza gambe larghe in controluce davanti al balcone. Il
telefono in una mano e un gatto recalcinante ed assonato nell'altra.
Appena gatto, telefono e sceneggiatore trovano un loro equilibrio
risponde.
-Pronto?-
-perché ci hai messo tanto? Iniziavo a
pensare che ti avessero preso.- dice Sergio dall'altro capo.
-Stavo facendo una cosa.- dice Lorenzo
con fare misterioso -A cosa devo il piacere?-
-Siamo sotto attacco, il peggiore degli
ultimi anni.-
-Peggio della Guerra Manga?- chiede
Lorenzo scettico.
-Molto peggio. Ho dovuto mandare
Roberto.-
Silenzio
-Dio abbia pietà di noi.- per un
attimo nella mente di Lorenzo passano immagini delle efferatezze del
suo ex socio. Per un attimo, solo per un attimo, il suo duro cuore di
pietra prova pietà.
-Ma ora non mi interessa questo. Mi
servono pagine, qui è tutto fottuto.-
-Ed io che dovrei fare? Sono uno
scrittore adesso, ho smesso coi fumetti.-
-Stronzate, mi serve del materiale ed
in fretta!- sbotta Sergio.
-Quanto in fretta?-
-Diciamo per oggi pomeriggio.- fa
Sergio
-ti costerà caro.- con un'abile mossa
il gatto sfugge alla presa di Bartoli, fortunatamente la sua figura
di “signore del male” non ne risente troppo, almeno finché lo
inquadrano stretto sul viso.
-Non ho più nulla! Con cosa ti pago?
Arretrati di Tex?-
Click!
Altre telefonate non vanno meglio. Poco
tempo dalla consegna, nessun guadagno se non la gratitudine. Non sono
esattamente condizioni di lavoro ideali per degli sceneggiatori
professionisti. Di quelli abituati a farsi pagare. Poi a Sergio viene
un idea: i wannabe.
Una telefonata a Recchioni. Poi si
passa all'azione.
Roma Furio Camillo, una stanza di 2
metri per 3 una mail fa capolino nello spam. Guardo con aria scettica
il mittente: “sergiobonellieditore”. Sa di pacco ma al apro lo
stesso. Il mio cuore ha un mezzo infarto. Vogliono la mia roba,
tutta. Dicono che hanno letto quel soggetto che gli ho inviato e gli
è piaciuto. Dicono che hanno visto le sceneggiature che Dal Prà usa
per tenere pulita la gabbia del criceto e le trovano geniali.
A mia insaputa in tutti i computer
d'Italia aspiranti sceneggiatori ricevono la stessa mail. Gente che
non ha mai messo in fila due pagine, gente che odia il sistema ladro
e balordo che non li fa lavorare. La Bonelli chiama e i Wannabe
rispondono. Da qualche parte qualcuno ride in maniera maniacale. Il
piano ha funzionato.
Epilogo
busso timidamente alla porta dopo aver
abbondantemente deglutito alla vista della targhetta “Sergio
Bonelli – the Boss”. Spingo la porta. Un ufficio sontuoso, qua e
là macchie nere di fumo, una grossa scrivania davanti ad un
lucernario, un uomo sulla sedia, la lama di una katana sulla gola.
Le cartelline con le sceneggiature
cadono a terra. Anche la vescica da il suo contributo.
-Salve. Ti ricordi di me vero?- chiede
Recchioni, non lo posso vedere in faccia ma so che sta sorridendo.
-Tu dovresti essere morto.- balbetto.
-Prima regola del fumetto: nessuno
muore davvero.-
-è lui?- chiede Sergio dalla sua
poltrona.
-No.- dice Recchioni. -ma è un buon
inizio.-
ZOK!
Ben scritto.
RispondiEliminaGrazie. L'opinione di uno con l'esperienza è sempre ben accetta.
EliminaSpero non dia fastidio la presenza di numerosi casi di omonimia :D
Non li avevo notati.
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