Quando la merda inizia a piovere ognuno
ha i suoi metodi: c'è chi si stona d'alcool, chi si ingozza di birra
e patate fritte, chi rielabora il tutto in una surreale conversazione
a base di “cioè” e marjuana. Se fossimo Bruce Willis
imbracceremmo un fucile per andar a far strage di cattivi ma a ci
mancano il fisico e l'equipaggiamento, quindi ci accontentiamo di
instupidirci di cibo e sperare per il meglio.
A giudicare dalla merda che viene giù
ultimamente sembra che il Padreterno sia andato a cena in uno di quei
dubbi ristoranti cinesi in cui ogni piatto ti promette fitte
intestinali. A guardar bene sembra la spiegazione più probabile.
Il super avvocato di Aurora è stato
abbastanza abile da farsi fare fesso come un qualsiasi turista alla
stazione Garibaldi. Non scenderò nei dettagli ma per Aurora è stato
come vincere alla lotteria e poi perdere il biglietto.
A situazioni del genere si reagisce in
mille modi diversi, Aurora opta per il sushi. Un ristorante a Piazza
Bologna ha fatto l'errore di farsi trovare da lei. Il ristorante
segue una sua logica: entri pagni 20 euro e poi ordini, quanto vuoi e
finchè puoi, se ti entra nello stomaco va tutto bene se lo lasci nel
piatto lo paghi a parte oltre i 20 sacchi già posati.
Un rapido giro di chiamate e la truppa
è riunita. Gli irriducibili delle disgrazie nostre ed altrui pronti
a fare da consolatori finchè c'è un piatto di cibo davanti e un
bicchiere pieno. Ma i giapponesi non sono fessi. Alle nostre
ordinazioni infinite, almeno una decina di piatti a testa, rispondono
con la loro arma più feroce: riso. Ovunque e in quantità.
Chi di noi ha fatto lo sborone
nell'ordinazione inizia a pentirsene mentre quintali di riso
accompagnati da pochi grammi di pesce si stipano e fermentano nello
stomaco. La conversazione muore lentamente mentre ognuno di noi
diventa man mano più assorto nella sua personale battaglia. Aurora,
guidata dalla rabbia, continua a riempirsi lo stomaco di cibo. Suo,
nostro diventano presto parole ininfluenti mentre i piatti continuano
ad arrivare. Un cameriere infame ci guarda con soddisfazione. Ci
stiamo arrendendo.
Alcuni si appoggiano allo schienale,
sfiniti, siamo riusciti a mangiare grossomodo tutto ma siamo più che
provati. Annaspiamo sulle sedie. Aurora fa un altra ordinazione ad
uno sconvolto cameriere che ci credeva sconfitti.
Usciamo, fumiamo, chiacchieriamo e
smaltiamo il cibo in eccesso. Il riso smette di fermentare e si
stabilizza. Chiacchiere e saluti e poi ancora chiacchiere.
Stamattina, seduto sulla tazza,
rifletto: il Padreterno non è andato al ristorante cinese. Sono
pronto a scommettere che lui e i suoi sono andati ad ingozzarsi in un
ristorante giapponese “all you can it”.
Ed ora noi ne paghiamo le conseguenze.
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