lunedì 7 maggio 2012

con rispetto parlando


Una volta avevo un amico. No forse amico è un termine troppo specifico, diciamo che conoscevo un tizio o meglio ancora mi trovavo spesso nello stesso posto con lui e tanto bastava. Erano i tempi antichi in cui ancora andavo a scuola, Luca aveva aperto da poco il suo negozio di giochi di ruolo, diventato poi famoso in tutto il mondo come esempio di cosa non fare quando si ha un negozio.

Ogni mattina mentre affrontavo a piedi i ricchi cinque km che mi separavano da scuola ci passavo davanti e come tutti potranno immaginare mi ci fermavo pregando che non fosse il turno di Luca di aprire (il suo concetto di orario di apertura è sempre stato “un ora dopo di quando mi sveglio”). L' dentro però ho passato molte delle mie mattinate e ancor più dei miei pomeriggi.



Ma sto divagando. Quello di cui volevo parlare è un antica inimicizia che nacque un freddo giorno di tardo Settembre. Come al solito io era al tavolo di Warhammer, un gioco di miniature, come al solito mi stavo facendo massacrare dal ragazzino di turno. Un po' per mia abilità un po' per semplice sfiga ma quello che è importante sapere è che ero nervoso.

Altra cosa importante da sapere è che all'epoca non ero molto abile a tenere a freno la lingua, in più l'ambiente favoriva reciproche offese e pesanti sfottò tra noi abituè. Al tempo l' dentro c'era tutta la gioventù bruciata di Napoli lì dentro, tutti quei ragazzi troppo pigri anche per mettersi a fare i criminali.



C'erano Marco e Nikitas, due giovani geni che si sedevano ad un tavolo, sceglievano un argomento e poi dicevano stronzate a tema finchè non chiudeva il negozio. All'epoca Luca e i suoi soci valutarono se non fosse il caso di far pagare il biglietto per assistere a quel cabaret gratuito. C'era Andrea ragazzo malato di Magic e subdola mente criminale intenta a tirar bidoni a chiunque avesse una carta in mano. C'era Flavia, una ragazza che per quanto anonima e muta riscuteva incredibile successo di pubblico in quanto unica. C'era l'altro Luca, nato al tempo di Conan il barbaro e poi ritrovatosi costretto a vivere in quest'epoca.



Ma sto di nuovo divagando come un vecchio con l'Alzaimer. Oltre a tutta questa gente, e a torme di ragazzini urlanti, c'era lui. Non lo chiamerò per nome. Le sue gesta riverberano nei secoli come le stronzate più pure dette da anima vivente. Ancora oggi intorno ad una birra le sue storie improbabili tirano su il morale a noi derelitti. All'epoca sapevo poco di tutto ciò ma già detestavo la sua mania di metter bocca in cose che di cui non sapeva nulla dandosi arie da esperto.



Si, cose come Warhammer, proprio al mio tavolo e proprio mentre stavo malamente perdendo contro uno sconosciuto ultimo dei fessi di cui la storia ha oramai perso le tracce. Come ho già detto all'epoca ero uno stronzetto pieno di sarcasmo e così pronunciai L'Offesa:



“senti Peppe (nome di fantasia), è inutile che continui ad aprire la bocca per sembrare intelligente. Non funziona. E mo togliti dai coglioni”



e poi fu faida. O meglio per usare parole sue quando altri gli chiesero espressamente: “no, io non odio il ficca (si ero chiamato così). Basta solo che muoia lontano da me”. Adesso ad anni di distanza abbiamo bevuto troppo e ne abbiamo dette ancora di più e mentre torno a casa ripenso alla storia delle spade di kendo o a quella del concerto. E secondo me andrebbero raccontate.



Poi per fortuna mi addormento.

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