lunedì 14 luglio 2014

La Mafia dell'Anello (3)

 Qui le parti UNO e DUE

Da qualche parte a Nord

Per Kira quella foresta era sconosciuta, sentieri nascosti dalla neve e pini dalle radici serpeggianti pronte a trasformare la loro fuga in una rovinosa caduta. L'unica cosa che le era familiare avrebbe preferito risparmiarsela: goblin. Piccoli verdi, stupidi e crudeli come esattori delle tasse. Ed erano vicini. Inseguivano lei e Garth forti del loro numero e della siurezza che quest'ultimo sarebbe drasticamente calato se avessero deluso il loro padrone.

Garth scagliò un paio di frecce, apparentemente a caso, verso gli inseguitori. Non ci furono grandi risultati ma Kira se lo aspettava, Garth non era un gran che come guerriero. Anche se lui avrebbe vantato decine di grandi battaglie dall'alto dei suoi sedici anni.

“Corri! Sono troppi per combattere, stupido!” gridò appena vide il giovane barbaro che si preparava a sguainare la spada . Kira detestava trattarlo così, era anche colpa sua se erano in quel guaio. Anzi, dopo un breve riesame, era decisamente colpa sua.
“Non possiamo correre per sempre! Dobbiamo affrontarli!” gridò Garth.
“Usa il cervello. Non puoi ucciderli tutti. Ti faranno a pezzi” rispose lei.
“Lei cosa consiglia saggia principessa?” disse Garth acido.
“Seguimi” lo sguardo di Kira si era fatto rabbioso.

Muovendosi a zig zag tra gli alberi innevati i due ragazzi si allontanarono dagli inseguitori evitando le frecce che cadevano verso di loro. I versi striduli dei goblin erano tutti intorno a loro.
“Ci stanno circondando. Non possiamo andare da nessuna parte!”
“Ci basta salire più in alto sul pendio. Tu sta zitto e tieniti pronto con quella spada.” disse Kira.
L'espressione di Garth era quella di uno che realizza la differenza tra una gloriosa storia di battaglia e un vero scntro disperato.
I goblin erano più agili nelle gallerie sotto le montagne che in quella foresta intricata. Gli odori nuovi confondevano le creature, lo splendore della neve le accecava. Garth e Kira erano cresciuti in foreste come quella. Il loro clan si spostava di continuo sulle montagne seguendo angusti sentieri di montagna, nascondendosi e cacciando. Kira si sforzò di pensare ai goblin come semplici prede, non mostriciattoli verdi armati di archi e pugnali pronti a ucciderli. Cercò di pensare a un branco di cervi, ne aveva cacciati alcuni con suo fratello. E i goblin erano di sicuro più stupidi dei cervi.
“Dammi la spada” disse Kira.
Garth gliela porse senza dire una parola. La ragazza prese la lama con cautela poggiando la grossa punta piatta sulla neve. Mormorò alcune parole prima di mordersi il dito indice fino a farlo sanguinare. Le piccole gocce caddero sulla lama con un tenue bagliore. Poi ripassò la spada a Garth.
“gli spiriti della roccia ti aiuteranno ma ti hanno concesso un solo colpo. Usalo bene” la ragazza era impallidita, aveva il fiato corto. Lentamente si sedette tra i cespugli cercando di impugnare l'arco senza riuscire a tenerlo puntato.

Qualche metro più in basso i goblin stavano cercando di ritrovare le loro tracce. Il continuo chiacchiericcio si fece eccitato: finalmente avevano trovato le orme dei ragazzi.
Mentre quello che aveva l'aria del capo meditava sul da farsi Garth balzò in avanti caricando il colpo con la spada dietro la schiena. I goblin cercarono di puntare gli archi ma troppo tardi.
La lama di Garth colpì. La punta sporca di sangue sbatté con forza sulla roccia. un violento spostamento d'aria simile ad un tuono rimbombò in avanti travolgendo il gruppo di goblin con un'onadata di suono e rocce. Un istante dopo una grossa roccia si staccò dal pendio dove si trovava Garth guidando la frana come un generale guida la coraggiosa carica dei suoi uomini. In pochi secondi i goblin vennero sommersi dalla frana e dispersi.

Garth si girò verso Kira sorridendo. Lei ricambiò con sorriso stanco mentre riprendeva le forze spese per la piccola magia. Qualunque cosa il ragazzo volesse dire venne congelato dall'alzarsi di un vento gelido e innaturale.
L'aria si fece fredda, quel tipo di freddo che non concede scampo. Come il gelo che si alza al primo appuntamento dopo una battuta di cattivo gusto. Era qualcosa che andava al di là del semplice gelo.
Era qualcosa che poteva congelare le anime oltre che i corpi.

Ma il freddo non era la cosa peggiore, Garth li sentì per primo: sussurri. Tutto intorno a loro, una voce per ogni ombra e ad ogni mormorio le ombre sembravano addensarsi in verso la figura nera al limitare degli alberi: un cavaliere. Nero come l'interno di una bara avvolto di stracci più simili a fumo che a stoffa.
La mano di Kira andò istintivamente alla sacca di cuoio alla sua cinta. Quasi vide il piccolo anello d'onice risplendere di un colore privo di luce che vi era contenuto.

Il cavaliere sguainò la spada.


Continua...

Nessun commento:

Posta un commento