Disegni: Michele Benevento Storia: Michele Medda
Di questi tempi pare che in Bonelli
qualcuno si sia alzato ed abbia detto: “signori, dobbiamo far
capire che a noi della crisi non ce ne batte una fava”. Tra i vari
progetti e miniserie lanciati nell'ultimo periodo l'ultimo arrivato è
Lukas, una miniserie di otto
numeri che inizia con questo albo con il protagonista in bella vista,
due occhi inquietanti sullo sfondo e un titolo francamente bruttino
“deathropolis”.
A
dirla tutta il titolo dell'albo e le grosse vignette nere con al voce
narrante sono le uniche due cose che non mi sono piaciute del
fumetto. Ma cerchiamo almeno di seguire un ordine. Chi è Lukas e
cosa fa?
Per
chi ha letto l'albo queste già sono buone domande su cui
probabilmente girerà parte della serie, per tutti gli altri Lukas è
uno zombie o simile. Non troppo decomposto e con una faccia da fesso
di ragguardevole livello. Però non è che è proprio uno zombie eh,
è solo uno che si è svegliato nella tomba senza sapere chi è o che
fa (il nome lo ha copiato da una pizzeria)ma se lo provochi gli si
fanno gli occhi strani e mena come un ossesso incurante delle ferite,
forse ha fame di carne umana ma per ora non sembra così affamato.
L'albo
si dipana durante la prima giornata da resuscitato di Lukas andando
ad introdurre la città e vari personaggi di contorno. Le sottotrame
sono abbastanza frequenti e sviluppati, io personalmente mi sono un
po' perso nella parte centrale chiedendomi “si ok, questa tizia sta
facendo questo ma a me che...” il tempo di completare la domanda e
tutto piglia un senso verso la fine collegandosi alla perfezione.
Un bel
fumetto, interessante lo spunto, piacevole lo svolgimento e le varie
vicende di contorno. Ci sono alcune scene che rimandano al mondo
reale (la scena del cantiere su tutte) che mi hanno fatto un po'
storcere il naso però nel complesso funzionano per far capire come
va in città ( a Deathropolis...brrr).
Unica
nota stonata, dal mio punto di vista, è la già citata voce narrante
che fa la sua apparizione in vignette tutte nere. Non è che sia una
brutta cosa avere una voce narrante ma il fatto che non aggiunga poi
molto alla lettura. Nel senso: se in una vignetta vediamo Lukas che
copre un novello cadavere con un telo che senso ha metterci al
didascalia “lo coprì pietosamente con un telo”. Lo so già, l'ho
appena visto.
Ma
vabbè, manteniamo la riserva che magari avrà senso dopo chi lo sa.
Quindi?
Quindi abbiamo qui un altro caso di fumetto italiano bello
alla faccia dei clan “io leggo solo manga perché no cioè”, “Eh
ma i francesi hanno un'altra poesia” e l'immancabile “Quelli gli
americani stanno avanti”
Un bel
fumetto, dall'inizio alla fine (forse con un po' di stanca nella
parte di mezzo ma quello magari è colpa mia che so pigro).
E
intanto il portafogli sente sempre più il peso delle uscite mensili.
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