venerdì 17 gennaio 2014

Odissea



Per casa l'aria è pesante. Ogni volta che esco dalla stanza gli spagnoli mi guardano di sottecchi, famelici come lupi della tundra. Osservano ogni mia mossa cercando un varco nella mia strategia. Non li vedo, non ho prove, ma so che quando esco di casa spiano nella mia camera con sguardi avidi.
Mancano 3 giorni.
Tra tre giorni lascerò la stanza (il loculo) dove ho abitato finora per trasferirmi altrove, lontano.
Gli spagnoli lo sanno.
Spagnolki che pagano 500 euro per una singola sanno che presto dovranno scannarsi per il possesso dell'unica stanza che non costi come un monolocale.

Gli spagnoli attendono.

Negli ultimi giorni mi sono imbarcato in una versione scarsa di un trasloco. Ovvero: prendi borsone A; riempilo di vestiti/oggetti che chiameremo B; prendi due linee di metro e un bus e deposita il tutto nella casa nuova che chiameremo C.
Casa nuova che per quanto ben collegata con il mio piccolo universo privato si trova in culo ai lupi rispetti alla Appia.
Casa nuova che attende il mobilio di Aurora e i misteriosi traffici di mounsier idraulico per diventare abitabile.
Casa nuova su cui si è messo le mani dopo il più mirabolante giro di complicazioni che io ricordi.
Casa nuova in cui devo portare la bici con appena 12 km di pedalata.

Ma poi dopo finalmente ti puoi godere la pace e vivere in una stanza vera!
No.

Finiti i trasbordi si deve scendere a Napoli. Lì i lavori per la nuova casa del clan Ficca sono agli sgoccioli. Anche lì ci sarà da portare cose. Un sacco di cose.
A braccia.
Per sei piani di scale.

Mobili, elettrodomestici, vestiti, libri, i miei fumetti. Svariate tonnellate di carta che dovrà salire per le scale fino a posizionarsi altrove.


Ogni volta che ci penso il 12 km di pedalata non sembrano così brutti.

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