“C'è qualcosa là giù..”
“Dove?”
“tra le palme. Qualcosa sta venendo
avanti..”
“Ah Sté, falla finita!”
Sono le 4 e 30 del mattino. La casa è
una specie di cantiere io e Aurora occupiamo l'unica stanza
abitabile. Aurora è appena svenuta in bagno per i suoi soliti cali
di pressione ma stavolta, quando si è ripresa, e è arrivato addosso
tutto il campionario delle paure umane legate all'ignoto. Ha quel
tipo di paura che si insinua strisciante ad ogni rumore vagamente
sospetto.
È una reazione comune se ti alzi per
fare la pipì e ti ritrovi distesa a terra in un bagno sconosciuto
con un brutto ceffo (io) che ti scuote chiamandoti.
Siamo distesi nel lettone, luce
rigorosamente accesa. Parliamo più per riempire la stanza di rumori
noti che per scambiarci informazioni.
È in questi momenti che la natura e
l'evoluzione pretendono che l'uomo si sobbarchi il suo compito
evolutivo. Come il primo uomo scimmia è accorso nella grotta armato
i torcia per dimostrare al resto ella tribù che quelle sono solo
rocce dalla forma strana e non demoni oscuri.
Quindi, costretto dagli eventi mi sono
preso il mio fardello evolutivo.
E mi sono lasciato impressionare dalle
ansie di Aurora. Quando uno è una persona fantasiosa fa facile
vedere cose che non ci sono o intravederne altre che non è bello
pensare che ci siano.
Ad esempio: di fronte al letto il
vecchio inquilino ha lasciato una gigantografia due metri per tre di
un'isola tropicale col mare intorno. Una di quelle foto che uno
potrebbe fare da sopra una barca di pirati.
Ora ricordate. Sono le 5 del mattino.
La casa e silenziosa come solo le case con le pareti spesse sanno
essere. Fuori non passa nemmeno un auto. La casa è gelida
(scopriremo poi che era il balcone della cucina rimasto aperto). Una
decina di minuti fa hai sentito la tua migliore amica chiamarti dal
bagno “Ste.. vieni un momento” poi l'hai trovata stesa per terra
con lo sguardo fisso.
Non è così strano che il tuo cervello
veda delle facce mostruose formate dai contorni dell'acqua. Aurora si
rimette a dormire coprendosi fino alla punta dei capelli come quando
era piccola. Io resto nel letto nella penombra. Davanti a me la foto
dell'isola avvolta nella penombra. Una sagoma minuscola che avanza
tra le fronde delle palme, l'acqua si muove lentamente, oscilla come
se fosse la soggettiva di una barca.
“sta arrivando qualcuno” borbotto
nel dormiveglia.
“...” Aurora mi fissa. Il suo
sguardo nella penombra suggerisce che sta decidendo se spaventarsi o
uccidermi.
“Sono persone, non capisco... forse
naufraghi.”
“smettila”
“... forse cannibali o qualcosa di
pegg..OUFF!
La vomitata arriva fredda e precisa
sulla bocca dello stomaco. Puntuale si pianta ed affonda promettendo
di usciere dall'altra parte se glie ne sarà data la possibilità.
Mentre io mi piego in posizione fetale Aurora si accoccola nelle
coperte e passa dal dormiveglia al sonno beato ora che ha scaricato
tutta la tensione nel mio sterno.
Io faccio l'alba, perfettamente
sveglio.
Fissando l'isola.
PS: i fatti sono stati romanzati per maggiore drammaticità della vicenda
PPS: Aurora sta bene, alla ine è stata più paura che altro. Non mandateci la guardia nazionale
PS: i fatti sono stati romanzati per maggiore drammaticità della vicenda
PPS: Aurora sta bene, alla ine è stata più paura che altro. Non mandateci la guardia nazionale
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