
E allora come faccio a presentare i
miei progetti per vedermeli rifiutati almeno con la soddisfazione che
qualcuno li abbia guardati?
Semplice, si fa come per i bambini: si
usano le figure. Si fanno cose semplici e felici e soprattutto piene
di figure. Così quando al povero redattore di turno capiterà in
mano una storia mia potrebbe decidere di perderci dieci secondi prima
di passare ad altro. Solo per guardare le figure. Magari poi gli
scappa anche di leggere le vignette, magari gli piace. Magari gli
piace al punto da decidere di andarsi a leggere il soggetto e tutto
il resto. È un attimo.
Si, magari è una possibilità su un
milione che si verifichino tutte queste condizioni. Magari il
redattore trafelato sta correndo al bagno dopo un cappuccino di una
certa importanza ma soffre di quel particolare tipo di stitichezza
che lo costringe a leggere sul sacro trono di ceramica. Magari
correndo afferra proprio il progetto mio (per le belle figure).
Volesse il cielo che la faccenda in bagno richiede più del dovuto,
abbastanza da finire le pagine a fumetti. Magari la storia l'ha
stuzzicato, magari si va a leggere il soggetto. A quel punto i casi
sono due: o è finita la carta igienica e il progetto fa una fine
indecente o all'uscita dal bagno (rinfrancato da quel buonumore che
solo una cacata sa dare) il redattore pensa che il progetto possa
avere una possibilità.
Si è una possibilità su un milione ma
come dice il buon Pratchett in A me le Guardie
“una possibilità su un milione si avvera 9 volte su 10 perché
agli dei piacciono le sfide impossibili.”
ma ora
inizia il vero problema. Canonicamente si fanno sei pagine (tavole)
di fumetto per dare un idea di come si realizzerà l'idea, oltre che
per tutti i motivi di cui sopra, quindi in quelle 6 tavole deve
esserci tutto: devono essere interessanti, devono far venire voglia
di approfondire, devono essere fatte bene e magari far capire il più
possibile della storia. Insomma sono come i trailer dei film. In base
a quello qualcuno deciderà se spenderci i soldi o no.
Ora
dopo questo lungo preambolo capirete perché è una settimana che
cerco di comprimere un idea da circa 80 pagine in sole sei di
sceneggiatura. Ovviamente non è una di quelle cose semplici che
magari subito fai. No no! È una di quelle cose contorte che di
solito fanno capolino nel cervello verso le 3 del mattino mentre
barcollo verso il bagno. Quelle idee che germogliano sul quaderno
fino a prendere vita propria dopo vari ragionamenti (ed io stronzo
che pensavo nascesse tutto in una botta perché arriva la fata
turchina e ti pianta la storia in testa).
Ecco
spiegato perché è una settimana che scrivo ste maledette sei tavole
senza mai essere contento.
Ma
forse a sto giro ci siamo.